TURCHIA SCONOSCIUTA : L'ESTREMO NORD-EST.
TURCHIA 1994, Il verde sul "NERO"
Viaggio lungo le coste del Mar Nero
immersi nel verde brillante delle piantagioni di tè
alla scoperta di antichi costumi e amare realtà
.

Pubblicato su MOTOCICLISMO SPECIALE VACANZE 1995 (Il regno verde)


Prologo: 10 anni fa.
Agosto 1984. ISTANBUL


Con un genuino sorriso il giovane proprietario della trattoria dove ci siamo fermati per mangiare un boccone nel quartiere Beyoglu di Istanbul mi fa segno a gesti che la mia "preziosa" Moto Morini 125 cc, in strada carica di bagagli, è sotto la sua attenta protezione fino a quando non avremo finito di pranzare.

Non è più necessario quindi che ogni due minuti il sottoscritto, preoccupato, abbandoni la tavola per andare a controllare che tutto sia ancora al suo posto. Ed è solo l'inizio delle premurose attenzioni: a fine pranzo due bicchierini di tè , omaggio gradito quanto inaspettato, accompagnano il bigliettino da visita della sua modesta e pulita "lokanta" e segnano indelebilmente nel nostro spirito la voglia di tornare fra queste persone semplici dal cuore in mano che suscitano questa spontanea simpatia.

Una nostra cartolina di ringraziamento dall'Italia, come tante volte succede senza seguito di ritorno dai viaggi, a testimonianza del carattere della gente di Turchia è invece l'inizio di una amicizia che cresce nonostante le incomprensioni linguistiche grazie ad una passione da parte dell'amico turco Hasan quasi commovente. Ed è l'inizio per noi, a nostra insaputa, di questa avventura dieci anni più tardi all'interno dei luoghi, dei pensieri e dei costumi delle famiglie islamiche con sangue genovese che vivono in una zona della Turchia molto bella e particolare; inspiegabilmente ignorata dai normali flussi turistici e quindi ancora genuina.

IL NOSTRO VIAGGIO

Manzini, Manzini .... L'amico Hasan non imparerà mai a pronunciare correttamente il mio nome. Abbiamo lasciato gli ultimi turisti sull'autostrada fra Istanbul e Ankara e, attraversate dapprima splendide regioni desertiche e in seguito sporche cittadine costiere, siamo arrivati finalmente a Pazar, paese sul Mar Nero a 8O Km dal confine con la Georgia. La gente esce dai negozi per osservarci, viaggiatori su due ruote guardati con malcelata invidia e manifesta simpatia. Timoroso si avvicina un ragazzo a bordo di una vecchia moto Jawa: motosiklet guzel, ciok guzel, ciok guzel..... (bella moto, molto bella, molto bella......); intanto ci sorride e guarda incantato la mole di bagagli e i dettagli della nostra BMW R 100 RT che parla da sola della tanta strada che ha percorso nei suoi intensi 14 anni.

Estranea alle mete turistiche classiche e fuori anche da itinerari internazionali, la regione costiera a est di Trabzon raramente vede l'arrivo di turisti europei, e quando questo accade è una festa. Avevamo già avuto questa impressione lungo la strada, dove braccia agitate salutavano continuamente il nostro passaggio e dove un paio di volte ci avevano offerto il tè alle stazioni di benzina. O anche, come la sera prima, quando il gestore dell'area di servizio ci aveva offerto gratuitamente il giardino per campeggiare, sorvegliato tutta la notte. Dove le figlie, simpatiche bimbette dal perfetto inglese, avevano voluto a tutti costi montare la tenda e gonfiare i materassini. Episodi che commuovono noi occidentali troppo spesso abituati nei nostri luoghi a ricevere dal prossimo indifferenza e scortesia.

A Pazar, nel centro urbano, il disordine regna sovrano come in tutte le altre cittadine che abbiamo attraversato. Un miscuglio di persone e di oggetti che si muove in mezzo alle strade e sugli ingombri marciapiedi rotti, dove senza criterio sono affiancati negozi di fornai e saldatori, mobilieri e fruttivendoli. Tutti assieme affacciati sulla carreggiata polverosa dove transitano sgangherati taxi e minibus, auto private, piccole motociclette, grossi camion carichi di tè e moderne corriere dirette ad Istanbul ed Ankara. Case e alberghi abitati prima di essere finiti e ormai già vecchi, lavori stradali iniziati e lasciati incompiuti, nuovi palazzi costruiti di recente o in costruzione a meno di 10 metri dal mare, immondizia accumulata nei triangoli di terreno rimasti tra le case o tra le case ed il mare. La mancanza assoluta delle elementari norme di rispetto della pulizia dell'ambiente è l'aspetto negativo che più ci colpisce, indice del forte scompenso esistente fra oggetti moderni e antichi costumi. Il consumismo, con le bottiglie, le buste di plastica e tutti gli altri imballaggi non biodegradabili che lo accompagnano è arrivato anche qui prima che di pari passo cambiassero le usanze e crescesse la coscienza della gente, e il risultato è deprimente. Non esistono discariche controllate, anche le immondizie raccolte dai cassonetti vengono depositate in un piazzale a fianco della strada a 2 Km dal paese. Gli uccelli, gli altri animali ed il vento provvedono a spargere quello che è stato accumulato. L'odore è pungente e si avverte da lontano. Al viaggiatore, noi compresi, il primo impatto è spaventoso e viene voglia di tornare indietro, a ritrovare quelle località della Turchia già conosciute dal turismo dove la necessita' di mantenere un ambiente presentabile sta lentamente facendo cambiare questi pessimi costumi. Ma per fortuna l'amicizia ci costringe a rimanere nei luoghi.

Pochi Km a sud della strada costiera infatti, inoltrandosi nelle strade che terminano sulle alte montagne, lasciati gli orrori urbani il paesaggio è incantevole e unico. Un mare verde di lucide distese di cespugli di tè , tutti deliziosamente tosati, ricopre le ripide montagne segnate da impetuosi ruscelli e punteggiate di case. Abitazioni apparentemente isolate le une dalle altre in realtà collegate da una ragnatela di strade e sentieri invisibili grazie alla folta vegetazione. Dalla strada di fondovalle, asfaltata, occorre salire una qualsiasi delle strade sterrate che salgono ripide e piene di tornanti per vedere da vicino questi meritevoli e unici luoghi. Incontriamo vecchi camion che perdono foglie di tè sulla strada mentre rudimentali teleferiche spostano grosse ceste da un punto all'altro della montagna per avvicinare il raccolto ai magazzini. Centinaia di foulard colorati nel verde: sono le teste delle donne, curve a tosare con cura gli arbusti con i grandi forbicioni. Molti uomini sfaccendati spendono il tempo nei "cafè" annessi ai magazzini in attesa di rovesciare stancamente il carico dentro ai cassoni dei camion. Intanto rudimentali carriole a ruote stracolme di sacchi di tè , trattenute a fatica da anziani o ragazzini, scendono per le ripide strade anch'esse dirette al magazzino di raccolta, centro anche dei rapporti fra le persone nei momenti di attesa della pesatura delle foglie di tè .

Due o tre giorni sono necessari e trascorrono piacevolmente. Nella nostra permanenza siamo avvantaggiati dalla presenza dell'amico, ma, nei momenti in cui con la motocicletta ci spostiamo da soli per "tranquilli" tours nelle montagne circostanti, ci rendiamo conto che se anche fossimo arrivati sconosciuti non avremmo avuto un'accoglienza molto diversa. Se mai avevamo ancora dei dubbi sull'ospitalità turca , questi sono finiti. Dovunque ci fermiamo per chiedere informazioni o solo per fotografare siamo trattati come fossimo parenti.

Le strade asfaltate dei fondovalle terminano 30-40 km dal mare, dove finiscono le condizioni idonee alla coltivazione del tè . Da li' proseguono per decine e decine di Km carreggiate sterrate che raggiungono sperduti paesi abitati solo nei mesi estivi dai proprietari di mucche "in trasferta". Noi non ce la sentiamo di affrontare queste "strade" con la nostra motocicletta, ci vorrebbe una potente enduro. Esiste comunque, anche se ancora ci sembra impossibile, un servizio plurigiornaliero di minibus che collega queste remote località con le cittadine costiere. La strada è indescrivibile, scavata fra l'impetuoso torrente e il fianco franoso della montagna. Ponticelli di legno superano più volte il fiume, e tutte le volte qualcuno deve scendere per controllare dove poggiano le ruote del minibus. Lungo la strada resti di fortezze e ponti costruiti all'epoca della Repubblica marinara di Genova. Qualcuno è anche in ottimo stato, e l'autista del minibus, quasi fosse un taxi privato, divertito ci lascia il tempo di visitarlo mentre gli altri passeggeri, per niente disturbati, aspettano. La costa del mar Nero ed in particolare la regione di Pazar e Rize sono state sotto il dominio dei genovesi per diverso tempo, ed oltre a resti storici a testimonianza di questo è rimasta anche la fisionomia della gente, molto simile agli italiani, ed un dialetto (Lazi) miscuglio di parole turche, russe ed italiane. Ad esempio "mangiare" è rimasto "giare" nel dialetto Lazi, come anche "gato" (gatto) e "lamba" (lampada): sono solo alcune delle parole simili all'italiano che riusciamo ad imparare e che nella lingua turca sono invece estremamente diverse. Anche nella cucina ritroviamo alcuni piatti caratteristici che ricordano più la cucina italiana che quella turca. Gli abitanti di queste regioni sono fieri di queste origini e del loro dialetto, ed è con orgoglio che mostrano i resti dei loro antenati genovesi.

Oltre il limite della vegetazione la strada raggiunge a quasi 3000 metri di altezza un vero e proprio paese, Yayla, abitato nei mesi estivi da pastori e bovari. Tante piccole baite e antiche stalle, una moschea, un "supermarket" e anche una modesta costruzione con la scritta Hotel. Prezzo di una camera: l'equivalente di 5000 lire italiane per notte. Se la strada che abbiamo fatto per arrivare, fra guadi e ponti di legno è un sogno per tanti fuoristradisti nostrani, le alte montagne che circondano la piana di Yayla sono un paradiso per gli escursionisti a piedi ed in bicicletta. Ma di turisti solo noi e una coppia inglese che arriva alla sera con le mountain-bike caricate nel minibus. Gli escrementi delle mucche sono accuratamente stesi sui sassi e contro i muri delle case. Quando saranno asciutti saranno usati nelle stufe come combustibile. Usanze ormai perdute anche sulle nostre montagne più isolate.

Torniamo a Pazar e prima di lasciare gli amici, ciliegina sulla torta, dobbiamo partecipare ad una cerimonia di fidanzamento. Una sera, in 25 dentro un minibus da 12 posti, scendiamo ripidamente a valle e ci spostiamo nel versante opposto. Siamo con gli amici e i parenti del "fidanzato" e ci stiamo recando all'abitazione della ragazza, dove avverrà la cerimonia. Fino a quel momento i due giovani si sono scambiati soprattutto sguardi, e solo dopo la cerimonia avranno il permesso di frequentarsi e parlarsi, sempre comunque in pubblico. Giunti alla casa uomini e donne si dividono e occupano due piani separati: solo verso la fine della cerimonia in occasione di brevi danze nel cortile esterno balleranno assieme; i due gruppi comunque resteranno ben divisi. La cerimonia è sontuosa e si conclude con lo scambio degli anelli uniti dapprima da un filo di lana rosso che viene simbolicamente tagliato, quasi a rammentare che l'unione vera e propria dovrà ancora aspettare. Il matrimonio dovrà essere celebrato entro due anni e da quel momento la ragazza apparterrà a tutti gli effetti alla famiglia natale dello sposo, godendo dei capitali di lui e perdendo di diritto invece i capitali del padre che spettano in eredita' ai fratelli maschi, a meno che non si rompa il fidanzamento e lei rimanga nella famiglia natale.

Intanto è venuto il momento di lasciare gli amici turchi. Rimane giusto una giornata per visitare uno dei tanti stabilimenti di essiccazione del tè e alla sera partecipare alla cerimonia di nozze di un altro amico.

Abbandoniamo Pazar e torniamo sui nostri passi fino a Trebisonda (Trabzon), da dove pieghiamo verso sud con una sosta di alcune ore nel celebre monastero di Sumela, vecchio di quasi 1500 anni e incastrato nella roccia in una vegetazione che ricorda quella delle nostre alpi. La strada proseguirebbe verso Erzurum, ma siamo sconsigliati per via di possibili problemi per turisti solitari (i curdi sono in agitazione). Ritorniamo quindi verso il mare su una strada che contrariamente a quanto indicato dalla cartina troppo tardi si rivela ancora in costruzione e per via delle buche finisce per arrecare seri danni ai portabagagli della moto e agli ammortizzatori.

Mentre nella zona di Pazar e Rize le montagne vicino al mare sono ricoperte di cespugli di tè , a ovest di Rize e di Trabzon sono invece ricoperte di immensi boschi di noccioli. È tornato il sole e tutti sono al lavoro, la storia pero' si ripete: sono soprattutto donne quelle che vediamo cariche di sacchi aspettare il camion che le porterà in paese. Sulla costa, nei marciapiedi lungo il mare, ci sono chilometri di nocciole stese ad asciugare al sole, apparentemente alla mercè di tutti ma in realtà strettamente sorvegliate.

Prendiamo finalmente la strada verso il centro dell'Anatolia. Superato il valico la regione diventa improvvisamente desertica, probabilmente perché le precipitazioni si scaricano tutte nel versante montano che guarda il mare. L'assenza di vegetazione permette alla terra di manifestarsi in tutti i suoi colori, che vanno dal nero al giallo spesso in suggestivi e affascinanti mosaici. Non ci sono più case sparse, e la vita è concentrata in piccoli paesi che vivono ancora di un'agricoltura tradizionale; molti trattori, ma anche tanti carretti di legno trainati da muli e asinelli. Nei campi bruciati dal sole qualche bovino al pascolo, e pecore. Un capovaccaio, bianco avvoltoio ormai scomparso in Italia, abbandona la sede stradale poco prima del nostro passaggio. Ai lati della strada tre cani rinselvatichiti stanno divorando i resti di una pecora mentre poco più avanti la carcassa di un asino, morto forse dal caldo e dalla fatica, aspetta il suo turno. I pastori nel fiume secondo un costume da noi ormai scomparso stanno lavando gli animali per prepararli alla tosa, e la cosa ci affascina e ci costringe ad una sosta. Questa gente che vive un'esistenza povera ma dignitosa ci invita comunque a dividere quello che ha, del pane schiacciato che a noi ricorda lontanamente la nostra pizza priva di qualsiasi condimento. Su una strada solitaria, prima di arrivare a Sivas, un'automobile dapprima ci sorpassa poi chiede che ci affianchiamo: la mano di un bimbo fuori dal finestrino, quasi fosse un rifornimento volante, vuole regalarci un sacchetto di uva già lavata e pronta per essere mangiata. Non ci era mai successo da nessuna altra parte in Europa e mai lo dimenticheremo. Ai lati degli interminabili rettilinei che tagliano l'altopiano prima di Kayseri anche i resti di alcuni caravanserragli vecchi di oltre seicento anni, in parte restaurati, antichi rifugi posti sulle piste carovaniere. Nei piccoli paesi migliaia di albicocche sono stese a seccare sulle assolate coperture a terrazza delle case.

A Urgup, Cappadocia, di nuovo l'ingresso nella Turchia turistica, quella riportata sulle guide e da sempre conosciuta. Qui la gente, comunque cordiale, si è po' raffreddata, ma in compenso l'ambiente è più pulito. L'occidentalizzazione dei costumi ha i suoi lati negativi e positivi. Due giorni in Cappadocia a noi bastano e avanzano. Una corsa quindi in moto sul lago salato (Tuz gol) e sulle piste di sabbia che lo circondano per poi scendere al mare. Una puntata verso le cascate calcaree di Pamukkale, vero esempio di incivile sfruttamento di una meraviglia della natura, ancora qualche giornata di sole e di mare poi un rapido rientro in Italia attraverso la Grecia lungo la stessa strada compiuta all'andata.

IL TÈ .

La pianta del tè (Camellia sinensis) è un arbusto perenne sempreverde a foglia larga, lucida, di un bel verde brillante, di circa 50 - 100 cm di altezza appartenente alla famiglia delle Theacee (ordine Guttiferales) cui appartiene anche la Camelia (Camellia japonica)

Introdotta in Turchia nel periodo compreso fra le due guerre mondiali, nelle montagne che guardano il Mar Nero (nel tratto compreso fra la città di Rize e il confine orientale) la coltivazione del tè ha rapidamente sostituito le preesistenti colture agricole (mais, cereali, tabacco) che per le caratteristiche morfologiche del territorio a fatica permettevano economie di pura sussistenza. L'assoluto predominio della coltivazione del tè in questa regione è dovuto essenzialmente alla elevata piovosità' dell'area, oltre ad altri fattori quali terreno e temperatura ideali. Il contrasto creato dalla estrema vicinanza fra il mare e le alte montagne (il Kackar Dagi sfiora i 4.000 m ) e la posizione geografica particolare infatti rendono questa zona la più piovosa in assoluto di tutta la Turchia, con un livello di precipitazioni annue che assomiglia a quello del nord britannico.

La raccolta e la lavorazione del tè iniziano verso la meta' di maggio allorquando i cespugli, allevati in strettissimi filari a tappezzare le impervie colline, subiscono una prima tosatura che asporta i giovani germogli ed i fiori. Le abbondanti precipitazioni consentono alle piante di produrre in tempi brevissimi nuove foglie che vengono periodicamente e ripetutamente asportate fino al termine dell'estate. In genere sono possibili ogni anno tre tosature a distanza di circa 30 gg l'una dall'altra.

La raccolta del tè , pur essendo estremamente faticosa, è per tradizione riservata alle donne che si trovano quindi nel periodo estivo con una mole di lavoro enorme dovendo comunque provvedere agli altri compiti ad esse riservati: la cucina, l'accudimento dei figli, della casa e del bestiame. Gli uomini non impiegati negli stabilimenti di essiccazione passano la giornata a sorvegliare i figli più piccoli e stancamente partecipano alle operazioni di consegna del raccolto nei magazzini fra una partita a carte e due chiacchiere nei "bar" a questi annessi.

La tosatura delle foglie del tè avviene manualmente con grosse forbicione del tipo di quelle da noi utilizzate per tosare le siepi. La forbice è munita di un piccolo sacchetto nel quale cadono le foglie, che vengono poi depositate in una grossa cesta o in un sacco. Quando questa è piena le tosatrici se la caricano sul dorso e lentamente raggiungono il magazzino. A volte nei tratti più impervi sono presenti rudimentali teleferiche mosse da motori elettrici. Nel centro di consegna il tè viene pesato e caricato su grossi camion per essere portato negli stabilimenti di essiccazione. La massa di fogliame viene costipata alla buona nel cassone del camion con il calpestio di un gran numero di persone, in genere ragazzi. Coperta quindi alla meglio con un telo, affinché il vento non la disperda, raggiunge rapidamente le fabbriche poste a pochi metri dal mare lungo la strada costiera di grande comunicazione con le città poste ad ovest .

Nello stabilimento di essiccazione le foglie del tè subiscono alcune semplicissime operazioni. Scaricato a mano su stretti nastri trasportatori il raccolto viene distribuito in strato sottile all'interno di lunghi ventilatori dove viene rapidamente asciugato dall'umidita' che bagna le foglie. Di qui, ancora verde, finisce dentro a grosse macine che in più fasi lo frantumano grossolanamente. Dei rudimentali carrelli lo portano quindi nei forni di essiccazione. All'interno del forno un telaio ripiegato viene caricato manualmente con un sottilissimo strato di foglie triturate: dalla parte opposta il telaio scarica di continuo in un nastro trasportatore le foglioline essiccate. L'ultima fase della lavorazione è la vagliatura mediante la quale il tè viene diviso in 7 qualità diverse a seconda della dimensione dei frammenti. Quello migliore è quello più fine. Il confezionamento di solito avviene in altri stabilimenti nelle grosse industrie attorno alle principali metropoli (Istanbul, Izmir, Ankara). Nel periodo della raccolta le fabbriche organizzano il lavoro su tre turni di 8 ore ciascuno funzionando quindi 24 ore su 24. Terminata la stagione della raccolta lo stabilimento chiude.

Con un po' di faccia tosta e un'espressione simpatica si riesce ad ottenere con facilita' il permesso di visitare i locali con le varie fasi di lavorazione. Molti degli stabilimenti sono di proprietà dello stato. Per ragioni di sicurezza e riservatezza è normalmente vietato fotografare.

Tutte le fasi, dalla produzione alla lavorazione, avvengono manualmente e senza l'impiego di sostanze chimiche, fatto che rende il prodotto di questa zona pregiato e salutare. La produzione della regione copre in massima parte il fabbisogno di tè della Turchia; le qualità più pregiate sono anche esportate.

I Turchi fanno un gran uso di tè , che preparano in modo particolare, quasi fosse un rito, e bevono con l'aggiunta di solo zucchero. Un sorso di tè servito nei caratteristici bicchierini e piattini è sempre la miglior scusa per concedersi un attimo di relax e per dimostrare affetto e simpatia al forestiero.

 

BREVI CONSIGLI TECNICI RELATIVI AL VIAGGIO.

La stagione migliore per visitare la regione del tè è ovviamente il periodo estivo, quando la vegetazione è esuberante ed il raccolto in atto. Molte famiglie terminata la campagna abbandonano le case e i terreni ereditati dai nonni per recarsi nelle grandi città (Istanbul, Ankara, Izmir) dove vivono per il resto dell'anno di altri mestieri. Inoltre la neve rende inaccessibili le alte montagne.

Dalla cittadina di Pazar per raggiungere le baite di Yayla occorre proseguire per 20Km quasi fino all'abitato di Ardesen, dove sulla destra una comoda strada asfaltata termina nel paese di Camlihemsin. Se non si dispone di un mezzo fuoristrada è consigliabile lasciare l'auto e prendere uno dei minibus che due- tre volte al giorno si recano alle baite. Sono necessarie almeno 4 ore di bus. Sul percorso i resti ben conservati di alcune fortezze genovesi e almeno 6 ponti di pietra in perfetto stato.

Escursioni in zone montane sono comunque possibili anche dall'abitato di Hemsin, 15 Km a sud sulla strada che inizia dal centro di Pazar.

Economiche guide alpine o comunque informazioni per organizzare escursioni al KACKAR DAGI (m.3927) è possibile ottenerle al seguente indirizzo:

HEMSIN YAYLA TUR Tourism & Travel Agency, Ataturk Caddesi No 74 53550 Hemsin Rize Turkey

Tel 0090.464.6412374-6412447 Fax 0090.464.6412197

Lo stato delle strade in Turchia è buono, a meno di non incappare in quelle ancora in costruzione magari segnate come già terminate sulle cartine, non proprio precise al riguardo. Il traffico è caotico solo sulle grandi arterie e vicino alle città. Particolare attenzione ai mezzi pesanti (autobus e autotreni) che normalmente viaggiano sui lunghi rettilinei a velocità elevatissime: spesso si buttano in sorpasso ignorando completamente i mezzi leggeri (specie motociclette) che sopraggiungono in senso opposto. Assolutamente sconsigliabile viaggiare di notte. La benzina è di qualità leggermente scadente rispetto alla super che si trova in Italia, ma ha il grosso vantaggio (agosto 1994) che costa l'equivalente di poco meno 1.000 lire al litro. Le stazioni di servizio sono ben distribuite anche se può capitare di non trovare la benzina super

I campeggi sono rari lungo la costa del Mar Nero o addirittura assenti nelle regioni interne. Alcune aree di servizio dispongono di piccoli giardini che offrono al campeggiatore di solito gratuitamente. I campeggi attrezzati nelle località turistiche invece hanno prezzi normalmente più alti che i modesti alberghi della stessa zona. Questo discorso vale anche e soprattutto per la Cappadocia.

In Cappadocia è preferibile pernottare nelle vecchie ma pulite pensioni di Uchisar, piccolo paese praticamente ignorato dal turismo di massa, piuttosto che nei "costosi" e moderni Hotel di Urgup e Goreme distanti da questo solo pochi Km.

La via più breve ed economica per raggiungere la Turchia, a parere personale, si serve di un traghetto dall'Italia (Ancona o Brindisi) fino a Igoumenitsa (Grecia) dalla quale superata la zona delle Meteore e Salonicco ci si immette sulla lunga strada che passa da Kavala e Alexandroupolis terminando ad Istanbul. In totale da Igoumenitsa sono circa 1200 Km di strada, escluso il tratto delle Meteore, molto veloce.

Le formalità doganali turche per gli Italiani sono ridotte anche se è indispensabile pagare 5 dollari a testa per il visto di ingresso. Veramente stupida e razzista invece la doccia di disinfettante a cui le autorità greche sottopongono tutti i mezzi (motociclette e motociclisti compresi!!!!) che transitano in senso opposto provenienti dalla Turchia


DINO MAZZINI.

 

IL VIAGGIO IN CIFRE

 

giorno

tappa

orari di marcia

Km giorno

Km tot

dormito

temp

clima

Sab 23 luglio

Verica (Pavullo - MO - )

Ancona (porto)

ore 17.00

" 19.45

278

278

Traghetto

27-30°

Sole

dom 24

Igoumenitsa (porto)

Ioannina

ore 20.30

" 21.45

93

371

Pensione

25-30°

Sole

lun 25

Ioannina

Alexandroupolis

ore 9.00

" 20.00

710

1081

Campeggio

25-30°

Sole

mar 26

Alexandroupolis

Istanbul

ore 10.00

" 15.00

311

1392

ospiti di

HASAN

25-30°

Sole,

vento forte

mer 27

gio 28

ISTANBUL (Topkapi, Gran Bazaar, Moschee, DiNapoli )

taxi

ospiti di

HASAN

25-30°

Sole

ven 29

Istanbul

Carsamba

ore 9.15

" 20.00

796

2188

Tenda in area servizio

25-30°

Sole

sab 30

Carsamba

Pazar (Papatya)

ore 8.30

" 18.00

450

2638

ospiti di

HASAN

20-25°

Sole

dom 31

 

Papatya (raccolta te, visita parenti, cerimonia fidanzamento)

a piedi

ospiti di

HASAN

20-25°

Sole e pioggia

lun 1

Agosto

Papatya

(Fortezze genovesi) yayla

minibus

ospiti di

HASAN

10-15°

Pioggia e nebbia

mar 2

Yayla (escursione nei monti Altitudine.m 3500)

a piedi

ospiti di

HASAN

5-15°

Pioggia e nebbia

mer 3

Yayla

Pazar (fabbrica del te)

minibus

ospiti di

HASAN

10-15°

Sole

gio 4

Papatya (giretto nelle colline, cerimonia matrimonio)

42

2680

ospiti di

HASAN

20-25°

Sole

ven 5

Pazar (Papatya)

Giresun

ore 9.00

" 20.00

397

3077

Motel

20-25°

Sole

 

sab 6

Giresun

Cappadocia (Urgup)

ore 8.00

" 20.00

697

3774

Hotel

20-25°

Sole,

vento forte

dom 7

Giro della Cappadocia

Uchisar

ore 10.00

" 20.30

111

3885

Pensione

25-30°

Sole

 

lun 8

Uchisar

Konya

ore 9.00

" 20.00

379

4264

All'aperto in parco ristor.

25-30°

Sole

mar 9

Konya

Kas

ore 9.45

" 20.00

552

4816

Bungalow

30-35°

Sole

mer 10

Gita in barca a Kekova

Barca

Bungalow

30-35°

Sole

gio 11

Kas

Pamukkale

ore 10.45

" 18.00

344

5160

Hotel

35-45°

Sole

ven 12

Pamukkale

Marmaris

ore 11.00

" 14.00

236

5396

Bungalow

35-45°

Sole

sab 13

Marmaris

Ozdere

ore 10.00

" 14.00

304

5700

Campeggio

35-40°

Sole

dom 14

Giornata di mare

Campeggio

30-35°

Sole

lun 15

Ozdere

Canakkale (Troja)

ore 11.00

" 17.00

455

6155

Bungalow

35-40°

Sole

mar 16

Canakkale

Kalampaka

ore 9.00

" 23.00

785

6940

Bungalow

20-30°

Sole

mer 17

Kalampaka

Igoumenitsa (porto)

ore 6.00

" 9.40

220

7160

Traghetto

10-15°

Sole

gio 18

Ancona (porto)

Verica

ore 9.00

" 17.00

505

7665

25-30°

Sole

 


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