Il nostro tranquillo trasferimento verso
la Romania attraverso Slovenia, Croazia e Ungheria e' rallentato
solo da un piccolo inconveniente alla mia moto che ci costringe
ad una sosta di due giorni nella città di Ljublijana.
Siamo infatti partiti il sabato e mi tocca aspettare fino
a lunedì l'apertura della officina BMW, dal momento
che Ljublijana sulla nostra strada è l'ultimo punto
dove trovare l'assistenza specialistica che ci serve. Martedì
pomeriggio, sotto una pioggerellina fastidiosa superiamo finalmente
la lunga colonna di autocarri in attesa di dogana e, dopo
brevi formalità, entriamo in territorio rumeno alla
frontiera di Arad. Anche se non ci fosse stata la frontiera
avremmo capito ugualmente di essere entrati in Romania. La
strada è un tormento, stretta e senza banchine, con
un asfalto impossibile, pieno di buche non segnalate, alcune
molto pericolose specie nelle periferie delle città.
Vecchi autocarri scaricano nell'aria nuvole di gasolio mentre
la circolazione è continuamente rallentata ora da una
coppia di mucche che traina un carro di legno carico di fieno,
ora da un gruppo di oche che attraversa improvvisamente la
strada. Moltissima gente seduta ai lati delle strade, apparentemente
sfaccendata, nei piccoli paesi che attraversiamo uno dopo
l'altro. L'atmosfera che si respira è di arretratezza
e di povertà, del resto comprensibile visto che sono
solo cinque anni che il paese è uscito dalla dittatura
" Ceausescu". Alla sera siamo finalmente a Cluj Napoca,
la più importante città della Transilvania,
dove abbiamo già appuntamento con una delle amiche
di Massimo. Cluj Napoca rimarrà il nostro campo base
per una settimana, vuoi perché siamo in ottima compagnia,
vuoi perché purtroppo io ho problemi di salute, vuoi
perché è un punto dal quale si riescono in giornata
a visitare molti dei luoghi più interessanti della
Transilvania. Sighisoara, ad esempio, dove torneremo
anche in seguito. E anche Hunedoara, con il suo splendido
castello del XIV secolo, sulla collina di S.Pietro accanto
al fiume Zlasti. E poi Baisoara, fresca e tranquilla
località montana poco distante dove ci concediamo un
indimenticabile picnic con le ragazze. La stessa città
di Cluj Napoca dove siamo ospiti è molto bella: la
bellissima piazza Avram Iancu con la cattedrale ortodossa,
la chiesa cattolica di Sfintul Mihail, il giardino botanico
con le sue serre tropicali, il belvedere, gli splendidi parchi
cittadini, i boschi e i prati della vicina Faget.
Dopo una settimana viene quindi il momento
che lasciamo Cluj Napoca per visitare la Romania anche nei
suoi luoghi più lontani ed affascinanti, come ad esempio
il delta del Danubio sul Mar Nero, che diventa la meta più
lontana del nostro viaggio. Catinca, l'amica di Massimo, diventa
il terzo componente del gruppo e così rimandiamo a
data da stabilirsi la visita alle altre amiche corrispondenti
che abitano in altre parti della Romania .-.-. Inizialmente
dirigiamo a nord. Usciamo dalla Transilvania ed entriamo nella
regione di Maramures. Il paesaggio è semplice
ma ricco di spunti interessanti. E' un po' come fare un salto
in un passato a noi giovani sconosciuto: l'erba dei prati
viene ancora segata con la falce a mano ed accumulata quando
è secca in piccoli pagliai prima di essere caricata
sui carri trainati dallo stesso bestiame, o dai cavalli. Le
donne lavano i vestiti nel fiume, gruppi di carcerati ben
sorvegliati lavorano sulle strade. Dopo Baia Mare superiamo
un piccolo rilievo montuoso coperto da bellissime foreste
e scendiamo verso la vallata del fiume Tisa che segna il confine
con lo stato dell'Ucraina. Attraversiamo piccoli paesi caratteristici
per le bellissime recinzioni in legno intrecciato e antichi
portali scolpiti di legno, e oltre Sighetu Marmatiei
arriviamo a Sapanta. Qui visitiamo il "cimitirul vesel"
(cimitero allegro) unico al mondo. Le lapidi sono in legno
scolpite a colori vivaci su fondo azzurro, e raccontano con
filastrocche dissacranti in rima la vita del sepolto, illustrata
anche da una caricatura. Questo cimitero sorse nel 1935 per
iniziativa di un artista del luogo, Ioan Stan Patras, che
ebbe l'idea di ricordare in questo modo alcuni amici defunti.
Il cimitero è visitato tutti gli anni da una moltitudine
di turisti di varie nazionalità, ed è infatti
il primo luogo in Romania dove troviamo altri turisti italiani,
che però viaggiano in Camper. La notorietà del
cimitero di Sapanta viene sfruttata dagli abitanti del luogo
che si dedicano all'artigianato della lana. Bellissimi e coloratissimi
tappeti sono esposti in vendita ai lati delle strade, e vecchie
donne curve sui telai ci permettono di osservare al meglio
l'esecuzione di questi economici (anche se ingombranti) souvenir…
Ci dirigiamo quindi ad est, verso la regione
rumena della Moldavia (ai confini con l'omonimo stato dell'
ex-URSS) dove abbiamo intenzione di visitare alcuni bellissimi
monasteri cristiano- ortodossi. Superati i Carpazi al passo
Prislop entriamo quindi in Bucovina, Il primo monastero
che visitiamo è quello di Moldovita, seguono in giornata
quello di Sucevita, il monastero di Putna, di Voronet e per
ultimo quello di Agapia. Questi monasteri sono in ottime condizioni
di manutenzione, e sono delle vere e proprie fortezze. Hanno
in genere pianta quadrata o rettangolare, cinta da imponenti
mura cui nel lato interno sono addossate le celle dei monaci,
che ancora vi abitano. Alcuni monasteri sono femminili, altri
maschili. Nel centro dell'area delimitata dalle mura c'è
la cattedrale, spesso affrescata, di solito lunga, molto stretta
e molto alta, specie nel campanile. Nel cortile i pozzi per
l'acqua, dai quali anche noi turisti possiamo bere dal secchio,
e alcuni gazebo con le panchine. Piante da frutto e roseti
completano l'ambiente esterno che rende estremamente piacevole
e rilassante la sosta tra un tratto di strada "terribile"
ed un altro.
Dopo il monastero di Agapia entriamo nuovamente
in Transilvania superando i Carpazi orientali attraverso le
gole rocciose di Bicaz e di Lacu Rosu, con la moltitudine
di tronchi spezzati che spuntano a fior d'acqua che gli conferiscono
un aria realmente inquietante. Da qui verso Mercurea Ciuc
arriviamo alla splendida città di Brasov, circondata
da alte e boscose montagne, dove troviamo finalmente un campeggio
degno di questo nome. Nelle vicinanze della città assolutamente
da non perdere la visita al Castelul BRAN noto anche come
il Castello di DRACULA
"Volgendomi indietro ho scoperto, stagliata
contro il cielo, la sagoma irta di Castel Dracula; eravamo
infatti ai piedi del colle, cosi' erto sopra di noi che la
cerchia dei Carpazi sembrava assai più bassa di esso,
vedevamo l'edificio in tutta la sua grandiosità appollaiato
in cima ad un ripido precipizio di mille piedi. C'era qualcosa
di selvaggio ed inquietante in questo luogo". Così
Bram Stoker nel 1897 nel suo romanzo "Dracula" descrive, per
bocca di Mina Harker, una delle protagoniste del libro, il
castello di Bran. In realtà questo castello, avamposto
dei Cavalieri Teutonici contro l'avanzata dei Turchi, ospitò
solo per alcuni giorni e in qualità di prigioniero
la figura di VLAD TEPES, il crudele regnante dell'antica Valacchia
che diede origine alla leggenda del famoso vampiro. Altri
luoghi della Romania sono molto più importanti nella
storia dell'Imperatore, ma questo castello ben conservato
ha comunque un fascino unico.
VLAD TEPES fu famoso in Valacchia negli anni
1440-1480 e tra alterne vicende fu anche per un certo periodo
imperatore, in feroce lotta contro l'impero ottomano di Maometto
II che premeva alle porta di Europa. La sua efferatezza nella
lotta contro i turchi invasori è storicamente accertata,
e forse è alla base della leggenda poi romanzata nel
libro di Stoker diversi secoli dopo. In una lettera inviata
al Re di Ungheria l'11 febbraio 1462 VLAD TEPES afferma di
aver giustiziato "negli ultimi tre mesi" contati con
maniacale precisione "23.883 turchi". Il sistema preferito
era la 'impalatura (Tepes in rumeno significa l'impalatore)
ma sono storicamente accertate anche altre efferatezze come
quando, nell'estate 1459, uccise personalmente ad uno ad uno,
dopo averli amichevolmente accolti e sfamati, con un chiodo
nel cranio e un martello, gli ambasciatori giunti a Tirgoviste
a reclamare il credito che l'Impero Ottomano vantava in cambio
della indipendenza della Valacchia. Quando nel luglio 1462
il sultano Maometto II riuscì ad espugnare la fortezza
di Tirgoviste lasciata in fiamme da Vlad in ritirata, dovette
arrestarsi in quanto i suoi soldati si rifiutarono di proseguire
di fronte allo spettacolo di 20.000 prigionieri impalati che
coprivano una superficie di 3 Km quadrati. VLAD TEPES aveva
comunque già dimostrato la sua ferocia anche contro
gli oppositori interni, fin dal momento del suo insediamento.
Nelle cronache di Costantin Cantacuzino, storico rumeno (1650
- 1716) si può leggere : "Era la mattina di Pasqua
quando le guardia del Volvoda Vlad, figlio di Dracul, arrestarono
nello stesso momento e in ogni quartiere della città
tutti gli uomini oltre i 30 anni che si disponevano ai riti
della resurrezione…… Poche ore dopo erano tutti impalati e
i pali erano tanti che circondavano le mura di Tirgoviste,
e ancora ne avanzava". Due giorni prima VLAD era appena
tornato sul trono dopo aver ucciso, mentre era a letto con
una concubina, su zio Vladislao II (che a sua volta 10 anni
prima, nel 1448, era succeduto al fratello VLAD DRACUL, padre
di VLAD TEPES, dopo averlo avvelenato). Sul fatto che Vlad
Tepes fosse anche un mostro assetato di sangue, oltre che
valoroso difensore dei confini d'Europa, non ci sono dubbi
e il fatto che vantasse origini da una famiglia insignita
dell'ordine del Dragone (la più alta onorificenza del
Sacro Romano Impero) che in rumeno si dice appunto Dracul
(come diavolo) può essere uno dei motivi che hanno
ispirato la figura del conte Dracula, narrata da Bram Stoker.Resta
comunque il fatto che oggi, nel parcheggio del castello di
Bran, molti turisti (noi compresi) non riescono a resistere
alla tentazione di acquistare un maglione di lana con l'effigie
di VLAD TEPES DRACULA e del "suo" castello.
Lasciata Brasov e la Transilvania dirigiamo
ancora verso sud poi a Ploiesti tagliamo verso est per evitare
Bucarest, che non ci interessa. Il territorio è pianeggiante
e coltivato soprattutto a cereali. L'agricoltura è
un po' più progredita: qualche trattore, mietitrebbiatrici
ma ancora tanti carri trainati da cavalli. Sparsi qua e la
anche pozzi petroliferi, e nelle periferie dei paesi più
importanti anche industrie, riconoscibili da lontano per i
fumi colorati e puzzolenti che scaricano a tonnellate nell'aria.
Verso est raggiungiamo finalmente il Danubio, che attraversiamo
su un barcone, e dopo altri cento km fra le incantevoli colline
della Dobrogia, coltivate a girasoli e vigneti arriviamo a
Tulcea, ultima città sul delta prima dei piccoli paesi
di pescatori affogati fra le zanzare. Noi arriviamo fino a
Murighiol, dove c'è' un campeggio segnalato sulla guida
(campeggio Pelikan). In Romania non è difficile trovare
alloggio in spartani Bungalows, ma le condizioni igieniche
dei "servizi" (quando ci sono) sono veramente terribili e
mettono a dura prova anche i personaggi più adattabili.
Il campeggio Murighiol non fa eccezione. Unica cosa divertente
il sistema utilizzato per tenere sotto controllo l'erba che
cresce fra i Bungalows: una coppia di asini con tanto di prole
che gira indisturbata fra i turisti, le automobili e le nostre
motociclette, lasciano ovunque i segni fertilizzanti della
loro presenza. Alla mattina nel prato anche alcune cicogne
in cerca di cibo per i piccoli, di solito alloggiati sui grandi
nidi sopra i pali delle linee elettriche all'interno dei piccoli
paesi. La sera al ristorante trattiamo con il marito della
cuoca il prezzo per una gita in barca a remi all'interno delle
paludi del delta. Il DELTA DEL DANUBIO è un
vero laboratorio vivente, la più giovane terra di Europa,
in rapida e continua trasformazione grazie al notevole apporto
di detriti solidi trasportati in questo luogo dal più
grande fiume europeo. Le sue origini risalgono a non più
di 6.000 anni fa: nei millenni precedenti la pianura formata
dal Danubio era solcata da un solo corso d'acqua mentre ora
la zona acquitrinosa in cui il fiume si scarica in mare occupa
una superficie di quasi 5700 km quadrati di cui nel periodo
primaverile soli 140 Km quadrati sono di terraferma (salgono
a 650 nel periodo più asciutto).Questa regione fornisce
meta' del prodotto ittico rumeno: vi sono almeno 150 specie
di pesci, e 300 specie di uccelli, senza contare i numerosi
mammiferi, rettili e anfibi. Una particolare e rara specie
di cane, il cane viverride, è presente in Europa solo
in quest'area. Almeno un quarto dell'intera superficie del
delta è stata indicata dall'UNESCO come riserva della
Biosfera, e molto è cambiato in quest'area dopo la
fine della dittatura Ceausescu. Prima della rivoluzione del
1989 erano state iniziate opere di bonifica di almeno un terzo
del territorio, per destinarlo all'agricoltura; l'attuale
governo ha annullato tutti i progetti e ha fatto la coraggiosa
scelta di puntare sul turismo per finanziare la conservazione
e creare occupazione per la popolazione residente. Il Danubio
si divide in tre grossi bracci prima di sfociare nel Mar Nero:
quello più a nord (braccio Chilia) segna il confine
con l'UCRAINA, quello centrale (braccio Sulina) è raggiungibile
solo navigando, quello più a sud (braccio Sfintu Gheorghe)
all'epoca di Ceausescu non era aperto al turismo ed è
proprio quello che percorriamo noi in barca per un bel tratto
prima di addentrarci nelle paludi. I canali laterali, raramente
frequentati, sono percorribili solo con barche a remi solo
accompagnati da una guida esperta e a costo di notevoli difficoltà.
Più volte il nostro barcaiolo deve scendere e spingere
la barca oltre un tronco adagiato di traverso a pelo d'acqua,
mentre noi lo aiutiamo come possiamo. Tutto attorno una atmosfera
da Rio delle Amazzoni. Mancano solo i coccodrilli e i pappagalli,
per il resto c'è tutto, uccelli di palude, zanzare,
serpenti d'acqua compresi. Dopo un pranzo a base di pesce
e verdure cucinato con perizia dal barcaiolo con l'acqua torbida
della palude, torniamo contro corrente sul Danubio, verso
il paesino di pescatori dal quale siamo partiti, ma il nostro
rematore ubriaco e stanco impiega moltissimo tempo e noi,
ormai privi di acqua da bere, sotto il sole per ore alla sera
tardi scendiamo dalla barca stremati come se avessimo fatto
800 km in moto senza sosta………Contenti comunque di aver fatto
anche questa particolare esperienza.
Lasciamo il delta del Danubio e torniamo
di nuovo verso la Transilvania. Sulla strada a Tirgoviste
i resti del castello dove Vlad Tepes trascorse l'adolescenza
e si fece conoscere per quello che era. Prima di Brasov, a
Sinaia, importante stazione turistica, il bellissimo Castelul
Peles, una visione fiabesca che però non riusciamo
a visitare perché è giorno di chiusura. Il giorno
successivo superata Brasov verso Cluj siamo di nuovo nell'incantevole
cittadina medioevale di Sighisoara. Lasciate le moto nel parcheggio
in basso entriamo dalla porta maggiore, sotto la torre dell'orologio,
dopo una lunga scalinata. Nel piazzale, oltre la torre, l'insegna
di una locanda - birreria e una targa: c'è scritto
che qui forse ci nacque Vlad Tepes, e che questo potrebbe
essere successo negli anni compresi tra il 1431 e il 1435,
al turista è lasciata libertà di scelta ………..
Le origini come del resto la fine del '"eroe" non sono molto
precise. Inoltre Sighisoara è in Transilvania, e Vlad
Tepes era valacco. Comunque sia la storia, anche qui come
al castello di Bran sono in vendita nel piazzale ritratti
di Vlad Tepes DRACULA , ed è impossibile resistere
alla tentazione di bere una birra nella casa natale del vampiro.
Dopo Sighisoara in giornata siamo di nuovo a Cluj Napoca.,
non prima di aver assistito purtroppo ad un macabro incidente
stradale ed essere anche noi scivolati sull'asfalto bagnato
fortunatamente senza conseguenze. Sulla strada anche il primo
ed unico incontro con altri moto turisti stranieri, un tedesco
ed un inglese anche loro su BMW. A Cluj restiamo ancora un
po' di tempo in compagnia delle ragazze, poi siamo costretti
a tornare. E' la giornata di giovedì 20 luglio quando
alle 12 superiamo ad Oradea la frontiera rumena in uscita
. "DRUM BUN" (buona strada, buon viaggio) ci urla da dietro
il giovane funzionario di frontiera, che sicuramente vorrebbe
essere in quel momento al nostro posto; e noi anche per i
legami sentimentali che stiamo lasciando in questo paese con
un po' di malinconia ripensiamo alla verità contenuta
nello slogan dei depliant rumeni presi in Italia all'ambasciata.
ROMANIA: VIENI DA TURISTA, RIPARTI DA AMICO. Il giorno dopo
alle 13 siamo a Trieste, e prima di sera a casa, con il pensiero
di come tornare in Romania……
DINO MAZZINI.
COME ARRIVARE IN ROMANIA
E COME VIVERE:
Per raggiungere la ROMANIA
la strada più veloce collega Trieste con
le città di Lijubljana (Slovenia), Zagreb (Croazia),
e la sponda orientale del lago Balaton in direzione Budapest
(Ungheria) sino alla frontiera di Oradea. In totale sono circa
850 km dei quali solo un centinaio, da Zagabria al lago Balaton
sono veramente difficoltosi da percorrere. Sconsigliabile
invece l'itinerario che passa più' a sud, a Pecs (Ungheria)
per arrivare alla frontiera rumena di Arad, per via della
strada con peggiori caratteristiche e il gran numero di piccoli
paesi da attraversare. In generale in Romania l'asfalto
delle strade è molto brutto, con continui avvallamenti
e buche che rendono la guida in motocicletta molto faticosa
e pericolosa. Alcune buche particolarmente profonde non sono
segnalate o meglio sono indicate con mezzi di fortuna tipo
un ramo secco nella buca piuttosto che un copertone di camion.
Impossibile viaggiare di notte. Attenzione anche ai mezzi
agricoli che circolano in strada; sono trainati da bestiame
e perciò molto lenti, ma soprattutto non hanno assolutamente
indicatori luminosi di segnalazione. Lo stato delle strade
in generale è più brutto nelle immediate vicinanze
delle periferie delle grandi città dove il traffico
pesante è maggiore. Abbastanza normale al contrario
l'asfalto nel sud del paese, verso il Mar Nero e a Nord di
Bucarest. La segnaletica è frequente, precisa e ben
leggibile. Molto difficile sbagliare strada. I distributori
di benzina sono dislocati in modo organico sulle strade
di alta percorrenza, mentre bisogna accertarsi della loro
presenza in caso si voglia intraprendere un viaggio sulle
strade secondarie. Le code di attesa in quest'ultimo caso
sono molto lunghe e bisogna armarsi di buona pazienza. Il
carburante è di qualità non troppo buona e costa
una sciocchezza , lo vendono al cambio a 540 lire italiane
al litro. Nonostante il costo della vita in Romania sia per
noi turisti il più basso di Europa, abbiamo scelto
di alloggiare in locali a buon mercato. Non è difficile
trovare alloggio in Bungalows posti sulle strade principali
e vicino ai passi, anche se è sempre meglio accertarsi
delle condizioni igienico sanitarie prima di accettare. Rari
i campeggi. In Romania si mangia abbastanza bene. Uno
dei piatti più comuni tra la popolazione è la
Tochitura cu mamaliguta (polenta con spezzatino) e il Sarmale
(involtini di verza ripieni di carne e riso). Comunissime
le Ciorbe (minestre) che possono essere di Burta (trippa)
de Gaina (di pollo) e di verdura. Fra i dolci le Clatite cu
dulciata (Crepes con marmellata) e la Baclava (torta di noci).
Discreta ed economica la birra rumena (la birra estera costa
15 volte di piu')
CONSIGLI UTILI
L'ufficio rumeno per il turismo in
Italia e' in via Torino 100 00184 ROMA, Tel 06. 4880267. Non
esistono in commercio guide sulla Romania oltre a quella
del Touring Club Italiano che comprende anche la Bulgaria.
Per la cartografia esiste la carta specifica dello
studio FMB di Bologna, abbastanza precisa nel segnalare i
campeggi. Per recarsi in Romania non occorrono documenti
particolari se non il passaporto in corso di validità
e la carta verde per la moto . Occorre pagare una tassa di
ingresso di circa 45 marchi tedeschi. Telefonare in
Italia dalla Romania può essere un problema specie
in particolari ore del giorno. Occorre comporre il prefisso
teleselettivo 0039 seguito dal prefisso della vostra città
(senza lo zero) e dal numero dell'abbonato. In Romania l'orologio
è avanti di un ora rispetto all'Italia. Il cambio di
orario avviene all'uscita dalla Ungheria. L'assistenza
motociclistica è praticamente assente, anche quella
delle case più importanti. Diverse le botteghe di artigiani
locali che risolvono comunque alla meglio i più semplici
problemi meccanici. Il casco è obbligatorio.
Nelle città la velocità non può
essere superiore a 40 km/h (le auto 60 km/h) e fuori città
i 50 Km/h (90 km/h per le auto) ma questo limite non è
ovviamente mai rispettato………… |