VIA DALLA PAZZA FOLLA
30 GIORNI IN EUROPA

REPORTAGE PUBBLICATO IN VERSIONE RIDOTTA SU
MOTOCICLISMO SPECIALE VACANZE IN MOTO 1993.


QUESTA E' LA VERSIONE INTEGRALE DEL DIARIO DI VIAGGIO.

CARPE DIEM,
TEMPUS FUGIT
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Siamo alla fine di maggio. Alzi la mano quel mototurista che non sente un brivido correre lungo la schiena alla vista dei primi motociclisti tedeschi, stracarichi di bagagli, che lo sorpassano sulla strada che per lui e' solo lo stramaledetto percorso affollato di traffico che lo conduce al lavoro.


Siamo sinceri, chi fra noi a quella vista non si e' trovato mai in crisi, a riflettere sulla propria condizione di prigioniero di un sistema, di una vita che trascorre inesorabilmente fra impegni di lavoro, problemi economici, rotture sentimentali e quant'altro di negativo ci ha portato l'inverno ? Quanti fra noi non hanno mai pensato, in quei momenti, "Al diavolo, mollo tutto e, almeno un mese, vado via". Non importa dove, l'importante e' ANDARE VIA. Allontanarsi da tutto e da tutti, almeno per un mese non pensare piu' a niente che riguarda la nostra vita quotidiana. Immergersi per trenta giorni in una realta' diversa, fatta di obiettivi inventati alla mattina e realizzati alla sera, di imprevisti, di confronti con se stessi e con gli altri senza nessuna altra certezza oltre la consapevolezza del proprio io e della propria possibilita' di movimento. Trenta giorni di assoluta liberta', dove l'unico limite e' il tempo per arrivare dove si realizzano le nostre fantasie.
Se questi pensieri rimangono nella nostra testa anche quando la sagoma della due ruote straniera e' scomparsa all'orizzonte, allora non c'e' altra soluzione. Un po' di coraggio, soprattutto per lasciare tutti i nostri impegni, molta decisione, una tenda, una carta geografica, due soldi e VIA.
Naturalmente in moto, prima che il tempo sia fuggito.


Mercoledi' 1 Luglio 1992

Sono le 12 e sono partito, con una buona scorta di panini presi al solito forno. Salutati gli amici della Comunita' Montana, mi fermo a Modena a trovare Mario (meccanico BMW), anche perche' mi servono due lampadine. E' molto caldo, e cosi' parto in direzione Milano senza il sottocasco e il foulard.. Ma e' un errore. Il rumore e il caldo mi stancano, la velocista' e' sui 140-150 e la moto mi sembra che ondeggi leggermente, nonostante il vento non sia eccessivo. Questi Km non passano piu'! Come faro' a farne 10.000 ? Quasi quasi torno indietro! Ma no, non posso, e dopo? Oltre Milano mi fermo per far benzina. E' meno caldo, e mi metto passamontagna, foulard ecc... Poi riparto. La moto va meglio, il rumore ora lo sento meno, e accendo la radio in cuffia. Sara' la musica, oppure le sottili vibrazioni del motore , ma nell'insieme il morale e' adesso altissimo. 150, 160 Km/h e sento la strada che scorre sotto. Mi sembra di vedermi, dall'alto: un punto in movimento sulla carta geografica. In un attimo sono in Svizzera. Niente controlli alla frontiera, devo solo pagare 30.000 per l'autostrada. Mi dicono che vale tutto l'anno, ma a me non servira' piu'. Quindi e' cara!!! Proseguo, ma il tempo cambia. Ora e' nuvolo. La galleria del San Gottardo e' lunga 17 Km, e incolonnati a 80 Km/h sembra che non finisca mai. E all'uscita piove a dirotto. Cominciamo con la tuta da pioggia. Ma dopo 20 Km il tempo torna bello, e comincio ad avere troppo caldo. Mi fermo, mi tolgo la tuta. Riparto, imbocco un'altra galleria, e all'uscita piove forte. Ci risiamo! Di nuovo la tuta da pioggia, e pochi Km dopo smette di piovere. Ma stavolta non ci casco, la tuta la tengo. E infatti la pioggia, a tratti, ritorna spesso. Supero Basilea, l'obiettivo della giornata. Sono riposato (questi vestiti in pelle sono veramente il massimo) e proseguo, perche' e' molto meglio essere in anticipo che in ritardo sul programma. Sono le 19.30, e sbaglio la strada. Cosi' esco all'uscita successiva, per cercare di riprendere la strada giusta. Ma proprio all'uscita c'e' un campeggio. E' un posto molto carino, sul lago. Tenere alto il fisico, innanzitutto, per tenere alto il morale. Cosi' mi fermo. E' bello trovare un campeggio dove il terreno e' sufficientemente solido da reggere il peso della moto e dove contemporaneamente riesci a piantare i ferri della tenda con le mani. Non mi e' mai successo. Montata la tenda, mi tolgo i vestiti in pelle e mi metto la tuta. Un bel piatto di maccheroni al burro e pomodoro ci stanno veramente bene. Poi mi faccio una doccia, fredda perche' non ho le monete dell'acqua calda. E telefono anche a casa. Giacomo mi dice che sono riusciti ad imballare il fieno e ne e' venuto molto. Un motivo in piu' per essere contento. Sono le 21.30 e sono gia' a letto, leggo un po' poi il sonno prevale.

Giovedi' 2 luglio 1992

La notte dormo male; ho caldo, il fondo non e' pari, i bagagli mi limitano i movimenti. Alle 4 sono sveglio, e alle 5 mi alzo. Mi preparo alcune fette di pane con la nutella, e mi faccio un caffe'. Veramente deliziosa la tranquillita' del campeggio mentre tutti dormono. Un leprotto pascola davanti alla roulotte accanto. Un fringuello coraggioso (ma non sono fra gli uccelli piu' paurosi i fringuelli ???) mi viene a rubare le briciole a 10 cm dai piedi. Pero' non si lascia fotografare. Smonto la tenda, e le zanzare provano a mangiarmi. Ma sono piu' veloce io a vestirmi. Dopo aver caricato la moto, alle 7 sono pronto a partire, mentre il campeggio si sta risvegliando. Sulla strada, poco fuori dal campeggio, un cartello avverte di non schiacciare i rospi che attraversano la strada. Ottimo esempio di civilta', che non si vede in Italia. Supero il fiume Reno ed entro in Francia. Ma non voglio fare l'autostrada, anche perche' si paga. Cosi' scelgo una strada che attraversa un parco regionale. E' presto, fresco, il traffico e' poco e la moto canta come non mai. Alla radio una stazione trasmette musica classica. La strada e' veloce e divertente. 110 120 Km/h, non ho fretta tanto sono in anticipo. Il paesaggio e' dolcissimo, mi sento al massimo. Sono di nuovo in Germania. Autostrada verso il confine con il Lussemburgo: il traffico e' scarso e il vento in favore. La moto tiene i 160 Km/h come se andasse a 120, sembra un treno lanciato sui binari, non un minimo ondeggiamento. Sento di nuovo quella esaltante sensazione di movimento e di assoluta liberta'. L'autostrada finisce poco prima di Luxemburg. La strada attraversa uno splendido bosco. Voglio provare a farmi una foto con l'autoscatto, mentre vado. E' difficile ma voglio provare. Preparo tutto, mi studio la foto e i tempi a disposizione, e sono pronto. Schiaccio il pulsante dell'autoscatto ma non succede niente. Provo e riprovo, niente !! L'amara realta' e' che l'autoscatto e' rotto. Non ci voleva, non posso fare un viaggio come questo senza farmi delle foto. Riparto incazzato deciso a rimediare. Arrivo a Luxemburg alle 11, e trovo un negozio fotografico. C'e' la commessa, manca il titolare. Devo aspettare e intanto guardo i prezzi. Non so'il valore della moneta, ma cosi' a occhio mi sembrano molto care. Dopo un'ora arriva il titolare. Mi dice che per la riparazione servirebbero quattro settimane. Per me sarebbero troppe anche quattro ore. Cosi' decido di comprare un'altra macchina fotografica. E' tanto che ci penso, e' venuto il momento. Ma per pagare non ho franchi, e i marchi tedeschi che ho sono pochi. La VISA non l'accetta, e' un problema. Sono le prime conversazioni che faccio dopo 24 ore, a parte la reception del campeggio. E mi rendo conto che l'inglese non l'ho dimenticato, come temevo. Riesco a spiegarmi molto bene ad una velocita' sufficiente. E' una bellissima sensazione sapere di potere comunicare con il mondo. Intanto arriva un motociclista tutto muscoli e tatuaggi su un Harley Davidson. La ragazza che ha dietro e' la figlia del padrone. Il motociclista mi accompagna in banca a cambiare i soldi, mentre la ragazza sorveglia la mia moto. E' simpatico, e la conversazione in inglese riesce veramente bene. Mi dice che lui lavora nella banca, cosi' mi faranno un cambio speciale. E intanto penso che un giro su un Harley non l'avevo mai fatto. E' veramente scomoda come pensavo. Al ritorno il proprietario non c'e' piu', solo la figlia. Pago la macchina fotografica e chiedo la strada per Bruxelles. Cosi' loro mi accompagnano fino all'autostrada. Bella idea, molto gentili. Vorrei fargli una foto, ma mi salutano senza fermarsi. Molto calorosi, non dimentichero'. Anche senza la foto. E riparto. Adesso sono in ritardo, rispetto all'anticipo che avevo accumulato. L'autostrada e' trafficata, e non c'e' un distributore di benzina. Sono in riserva gia' da 30 Km, e comincio ad avere paura. Sono da solo, rimanere a secco sarebbe un problema grandissimo. Esco al primo paesino, ma giro a vuoto senza trovare distributori. Ho quasi il panico. E trovo un'officina, quasi che fosse messa li' apposta. Il distributore e' a due Km, per fortuna. Faccio il pieno, e ora mi sento molto meglio. E riparto. Il ritardo si e' accumulato, viaggio a 160. Ma ci si mette anche il tempo che, bellissimo fino a quel momento, cambia improvvisamente. Comincia a piovere, quindi di nuovo vai con la tuta da pioggia. Ma non riesco a vedere niente. La visiera abbassata si appanna, se la tengo alzata l'acqua negli occhi mi fa male. E' una brutta situazione, soprattutto per il traffico. Procedo piano, 90 Km/h al massimo, ma e' pericoloso ugualmente. Devo studiare qualcosa per l'Islanda, dove forse piovera' spesso. Smette di piovere, arrivo a Bruxelles ma mi sbaglio perche' entro in citta' invece di fare la tangenziale. E perdo altro tempo. Ho ancora addosso la tuta da pioggia, che mi fa sudare, ma non posso toglierla perche' ogni 10 minuti piove un po'. Gli stivali per ora sembrano tenere. Dovrei solo ingrassarli. E sono di nuovo in riserva. Non riusciro' ad arrivare al traghetto prima di fare benzina, ma dei distributori di benzina non ne vedo. Non posso rischiare di rimanere a secco, cosi' esco dall'autostrada prima del tempo. Ma nemmeno fuori ne trovo. Di nuovo il panico, e piove anche. Finalmente trovo un distributore. Era ora. Maledetti Belgi, perche' non li mettono sull'autostrada i distributori ? Meno male che la ragazza alla pompa e' carina e mi sorride. Quasi quasi mi fermo...... Ma cosa dico, sono sempre piu' in ritardo. Non ho gli orari dei traghetti per l'Inghilterra, comunque dovrei riuscire ad arrivarci prima di sera e trovare da dormire. Finalmente arrivo al porto di imbarco, Oostende. Vedo sul cartellone che il traghetto parte alle 17.45 Sono le 17.10, mi affetto a trovare il biglietto in mezzo a tutte le carte che mi sono preso dietro e vado all'ingresso. Ma il tipo mi dice che devo aspettare quello delle 21.00, perche' dovevo arrivare entro le 17.00 Provo a discutere, lo vedo perplesso ma non cede. L'ucciderei. Se potessi prendere il traghetto arriverei in Inghilterra alle 21.00, in tempo per trovare un posto da dormire, ma in questo modo arrivero' a mezzanotte, troppo tardi per qualsiasi cosa. La discussione degenera, mi altero ma non serve a niente. Vorrei quasi tentare un'azione brusca e infilarmi nella nave a forza, poi ci mollo, anche se sento che me ne pentiro'. Mi sposto ad aspettare poco piu' in la'. Si avvicina un ragazzo. E' italiano, di Vicenza. Mi dice che e' sul pullman che va a Londra. Probabilmente deve aspettare fino a domattina perche' prima non riescono ad imbarcare il pulman, che e' partito da Atene quattro giorni fa'. C'e' sopra gente scoppiatissima. Comunque il suo viaggio e' molto economico: solo 80.000 da Bologna a Londra. Quasi quasi lo invidio. Il cielo e' sempre piu' nero e da un momento all'altro sembra che piova. Io intanto mi mangio pane, nutella e simmenthal. Mi faccio quasi schifo da solo a mescolare tali alimenti. Finalmente arrivano le 19, e mi preparo per l'imbarco. L'addetto mi sorride, forse vorrebbe da me un segno di pace, lo stronzo. Non sperare, ti ucciderei ancora, i problemi che mi stai creando per me cominciano solo adesso. All'imbarco c'e' un altro motociclista. E' targato tedesco, e ha la moto carica di bagagli. Penso che sia un turista, cosi' lo saluto e comincio a parlargli. Ma sbaglio tutto, perche' anche se ha la moto targata tedesca lui e' inglese, e comincia a parlarmi sparato. E io non capisco niente, bella figura. Mi offre un caffe, poi lui comincia a parlare piu' lentamente e semplicemente e io capisco quasi tutto, cosi' la conversazione continua. Alle 20.30 ci fanno salire sulla nave, leghiamo le moto e andiamo di sopra. Finalmente posso togliermi il giubbotto, e il maglione che mi ero messo fuori che c'era un freddo cane. Continuo a parlare con l'inglese. Non e' un turista. Lavora per l'esercito, e ha lavorato in un mucchio di posti (Malta, Gibilterra, Cipro). Adesso sta tornando a casa da Berlino, dove e' stato per due anni. Ha una moglie e una figlia di 17 anni. Chissa' se e' carina, penso (la figlia!!!) Mi addormento sul tavolino. Sono veramente a pezzi. Poi mi sveglio, mangio un po' di riso e carote, sconditi. Ma non riesco a tenere gli occhi aperti. Dormo a tratti appoggiato al tavolo mentre l'inglese legge. Quando mi risveglio ho una faccia allucinata. Mi accorgo che una rossa qualche tavolo poco piu' in la' mi guarda spesso. Vorrei sapere se sta pensando di me quello che io sto pensando di lei…….

Venerdi' 3 luglio 1992

Finalmente arriviamo. Non e' piu' il freddo che c'era in Belgio. Il doganiere, stranamente, mi chiede il passaporto, che ho dentro i bagagli. Cosi' perdo tempo e non riesco a salutare l'inglese. Mi dispiace, era simpatico. E' l'una meno venti di notte, cosa faccio? Non piove, sono molto stanco e rifletto sul da farsi per essere comunque ad Exeter per la sera. Poco dopo il porto di Dover supero due campeggi. Qualche luce e' accesa, forse sono aperti. Che fare? Se mi fermo, perdo un ora a montare la tenda, c'e' il rischio che piova e comunque probabilmente dormirei male, e poco perche' dovrei comunque partire presto la mattina. Cosi' decido di proseguire. Meglio arrivare fino a Stonehenge o quasi e dormire tutto il giorno in una Bed & Breakfast o in un ostello. Inoltre risparmio. Sull'autostrada traffico zero, solo moltissimi lavori in corso, segnalati veramente bene. Ci sono operai che stanno lavorando, e sono le due di notte. Veramente strano, deve essere proprio in ritardo sui lavori la ditta. I lavori sono quelli di adeguamento dell'autostrada all'ormai prossimo tunnel sotto la manica. Nei tratti dove non ci sono i lavori in corso (pochi) l'autostrada inglese e' bellissima, di notte. Gli "occhi di gatto" piantati nell'asfalto sulle strisce riflettono la luce dei fanali cosi' che mi sembra di guidare in mezzo a binari luminosi. Vorrei sapere perche' non li usano anche in Europa questi utili aggeggi. Comunque viaggio velocemente, 150 Km/h, e non sento piu' nemmeno la stanchezza. La temperatura e' ideale e non piove, per ora. Ma la paura della pioggia non mi abbandona. A un certo punto supero un motociclista che va molto piu' piano, probabilmente non piu' di 100 Km/h. Dal rumore capisco che e' un Harley, e ha la moto carica dappertutto. Veramente un ottimo look, sull'esempio del film Easy Riders. Una ventina di Km dopo mi fermo a controllare la direzione, e poco dopo arriva l'Harley, che si ferma. Forse mi crede in difficolta', penso. Ma mi sbaglio, vuole solo far due chiacchiere.. Avra' circa 40 anni, ma e' di spirito molto giovanile, e molto simpatico. Parliamo circa un quarto d'ora. Viene da una citta' francese che non capisco e sta andando a Manchester, nel nord dell'Inghilterra. E' allegro e la sua allegria scaccia il malumore che mi stava per prendere. Poi ripartiamo, e viaggio affiancato a lui, a 110 Km/h. Certo che il rumore dell'Harley e' veramente accattivante. Ma a 110 Km/h mi sembra di essere fermo, comunque resisto. E' bellissimo guidare nella notte, soli nell'autostrada, sapendo di potere andare dove vogliamo quando vogliamo. Dopo una trentina di Km arriva il momento che io devo prendere un altra strada. Vorrei fargli una foto, perche' e' veramente forte, ma non riesco. Ci salutiamo calorosamente senza fermarci, e ci dividiamo definitivamente. E di nuovo vado a 140 Km/h, che e' l'andatura piu' comoda per me senza essere noiosa. Sono circa le tre e sento la stanchezza. Comincia anche a piovere, forte. Prima di fermarmi e mettermi la tuta incontro un segnale per un campeggio. Esco dall'autostrada e mi ci dirigo, ma e' lontano e comincio a bagnarmi. I vestiti in pelle tengono quel che possono. Maledizione, il campeggio e' chiuso con un cancello ed e' impossibile entrare. Ovviamente non c'e' nessuno in giro a cui chiedere informazioni. Penso anche a campeggiare in un campo, ma non trovo nessun posto adeguato. Torno verso l'autostrada, c'e' un segnale per un altro campeggio. Ma anche quello e' chiuso. Penso a montare la tenda appena fuori, ma il terreno non e' pari e anche ciottoloso. Impossibile, anche in quelle condizioni. Sono ormai bagnato, tanto vale proseguire. Mi metto la tuta, sotto un albero, e riparto. Prima dell'autostrada incontro un ponte molto spazioso e riparato. Ho fame e freddo, anche per la debolezza di non aver mangiato bene la sera prima. Cosi' la cosa migliore mi sembra quella di fermarmi e farmi un piatto di spaghetti, tanto per tenermi in forza. Il fisico innanzitutto. Ma ho con me poca acqua, e metto anche troppo sale. Tira anche il vento e la fiamma del fornello, spazzata dall'aria, non riesce a far bollire l'acqua. Dopo 15 minuti butto ugualmente gli spaghetti, ma non cuociono mai. Maledizione. Dopo 15 minuti non sono ancora cotti, ma pero' sono appiccicosi e salatissimi. Fa niente, bisogna mangiarli. Un po di burro e pomodoro e li butto giu', schifato. Mangio anche una simmenthal, e mi sento un po' meglio, anche se vorrei dormire. Quasi quasi tiro fuori il sacco a pelo e dormo sotto il ponte. Ma e' freddo e umido, e ho paura ad addormentarmi li'. Vorrei farmi un caffe', ma ho finito l'acqua. Maledizione ancora. Allora riparto. Piove e ho freddo, pero' comincia a fare giorno. Dopo un ora la digestione comincia a farsi sentire. Ovviamente si e' bloccato tutto sullo stomaco. Mi addormento sulla moto. Devo fermarmi, o rischio di farmi male. Piove, metto la moto sul cavalletto e mi appoggio alla borsa del serbatoio. Mi addormento sotto l'acqua, ma e' una bruttissima situazione perche' mi sembra sempre che la moto stia per cadere. Passo una ventina di minuti in uno stato di trance fino a che mi sento in grado di ripartire. Riparto, dopo un quarto d'ora sono nelle stesse condizioni. Mi rifermo e di nuovo mi metto in trance sotto l'acqua aspettando che mi passi la crisi. Riparto, preoccupato di avere superato senza accorgermene il circolo megalitico preistorico di Stonehenge. Non riesco a capire sulla carta geografica dove sono esattamente. All'improvviso me lo trovo sulla destra della strada. Non e' come me lo immaginavo. Quattro sassi, neanche molto grandi. Non c'e' nessuno, e piove a dirotto. Il complesso e' recintato e chiuso, ma tanto da fuori si vede quello che si vedrebbe da dentro la rete. C'e' solo un ragazzo dentro una cabina che balla da solo ascoltando musica in cuffia da un registratorino portatile. Ha l'aspetto di essere matto. Lo diventerei anch'io, penso, se il mio lavoro fosse quello di sorvegliare alla notte, da solo, un posto sinistro come quello. Riparto pensando che, almeno, ho risparmiato i soldi del biglietto per Stonehenge. Il paesaggio e' dolce, accattivante, solo che bisognerebbe guardarselo al caldo e asciutti. Non e' il mio caso, e mi chiedo chi mi fa fare certe cose. Ma so che e' solo un momento, che passera'. Devo solo preoccuparmi per il fisico, rischio di ammalarmi. E ripenso anche a quando, un ora prima, ho imboccato sulla destra la stradina per il distributore di benzina. Devo guidare a sinistra, lo so' da sempre. Probabilmente e' la stanchezza. Mi dico che non devo guidare in queste condizioni, rischio di ammazzarmi. Ma ormai voglio arrivare all'ostello di Exeter, e' comunque la migliore soluzione. Ma non riesco a stare sveglio. Mi fermo altri 10 minuti, so' che e' la digestione, mi e' gia' successo altre volte. Dovevo immaginarlo, con quegli spaghetti. Intanto sono quasi le sette di mattina. Sull'autostrada c'e' un distributore di benzina e un bar. Mi fermo, aspettando che aprano. Cinque minuti che mi sembrano un eternita'. Bevo un caffe', buonissimo, probabilmente perche' qualsiasi cosa di caldo in quel momento lo sarebbe. La ragazza insiste perche' mi sieda, ma la gelo con una secca frase in inglese. Certo che mi viene veramente bene l'inglese, penso tra me. Il caffe' mi rimette a posto, e riparto. Riesco a trovare anche un po' di musica alla radio, e il morale torna alto. Pero' ricomincia a piovere fortissimo, e c'e' anche la nebbia. Il solito problema della pioggia negli occhi. Esco dall'autostrada e prendo la strada normale. Viaggio a 80 Km/h ma e' duro ugualmente. Nonostante tutto pero' il morale e' ancora alto. Mi sembra strano anche a me, in quelle condizioni. Finalmente arrivo ad Exeter, sotto il diluvio universale. Mi e' passato anche il freddo. La segnaletica dell'autostrada e' pessima, cosi' mi sbaglio. Provo a rimettermi sulla strada giusta, ma mi accorgo in tempo che sarebbe una manovra suicida. Non voglio morire, cosi' procedo sulla strada sbagliata fino ad un punto dove posso tornare indietro. Certo che sono fatte veramente male queste superstrade inglesi. Mi meraviglio che non si ammazzi tanta gente. Cerco l'ostello sotto un acqua torrenziale, ma mi perdo nella citta' e mi trovo in mezzo al traffico mattutino. Proprio il momento giusto, penso. Poi improvvisamente trovo la strada giusta per l'ostello, e il morale si rialza. Dopo una decina di Km, poco oltre un paesino sperduto con tante casette dai tetti di paglia, trovo l'ostello. E' in mezzo ad un bosco, in cima ad una salita incredibile. Vado fin su con la moto, ma e' un errore perche' a malapena riesco a fermarmi senza cadere. Nell'ostello c'e' posto, per fortuna. La gente si e' appena alzata e sta facendo colazione. Mi guardano come un marziano, anche per il mio abbigliamento. Scaricata la moto, mi faccio aiutare dal proprietario a spostare la moto, che da solo non ci sarei mai riuscito. Poi chiedo la colazione, che risulta essere veramente succulenta. Di fronte ho una ragazza molto carina, siamo soli e cominciamo subito a parlare, mentre mangiamo. Parliamo per piu' di un'ora. E' americana, in giro per l'Europa da sola. Viaggia in treno, e domani sera prevede di essere a Parigi dove deve raggiungerla un suo amico. Da li' andranno insieme in Italia. Invidio l'amico. E' impressionata dal fatto che solo due giorni fa fossi ancora in Italia, e abbia fatto tanta strada in un giorno e mezzo. Sono un tipo speciale, lo so', ma mi fa molto piacere che qualcuna ogni tanto me lo confermi. La conversazione in inglese procede spedita quasi che parlassi in italiano. Mi accorgo che non parlo correttamente, pero' le parole mi escono nello stesso momento in cui le ho pensate, direttamente in inglese, e per la conversazione e' piu' importante questo della grammatica. Devo ringraziare Clare di cio'. Gli parlo dell'Italia, e gli faccio una cartina rudimentale con i posti piu' carini che conosco: dolomiti, Volterra, Urbino, grotte di Frasassi, San Marino, Alberobello, Roma, Firenze, Venezia ecc... Dell'Italia non sa niente, la poverina. E' proprio carina, si', e anche simpatica. Peccato che se ne vada stasera. Sono le 10 di mattina e vado a letto. Anche le cose piu' semplici possono riempire di felicita', questo l'ho letto da qualche parte. A me in questo momento mi basta sentire il torrente di acqua che sta piovendo, fuori, mentre io sono poco piu' sotto, al caldo, asciutto e a letto. Mi ritrovo a pensare che probabilmente solo passando per certe situazioni si riesce ad apprezzare il valore di cose che normalmente si danno per scontate, ma che in realta' non lo sono. Nell'ostello non c'e' nessuno, e dormo benissimo fino alle 18.00. Mi alzo, mi faccio un piatto di spaghetti come dio comanda, e mangio tonno e fagioli in scatola, stranamente buoni. Alla fine un ottimo caffe' con la mini-moka che ho preso da casa e che tutti osservano con stupore e divertimento. L'americana prima di partire viene a salutarmi. Penso che non conosco neanche il suo nome, e non la vedro' mai piu'. Non e' solamente carina, e' splendida. Addio. Verso le 19 arriva un sacco di gente. Molti sono inglesi, ma ci sono anche francesi e tedeschi. Ci sono anche tre ragazze molto carine. Una e' da sola, ma non ho piu' voglia di fare conversazione. Troppa gente per i miei gusti. Cosi' mi studio qualcosa sulle cose da vedere domani, e scrivo il diario di questi tre intensi giorni. Il morale e' di nuovo al massimo, sono pronto ad affrontare altre difficolta'. Infatti fuori piove ancora e penso a domani. Spero in meglio.

Sabato 4 luglio 1992

Alla mattina mi sveglio presto, ben riposato. Prima di far colazione carico la moto. La colazione e' come mi aspettavo, di fianco ho due ragazze tedesche carine. Ma nell'altro fianco ho anche una famiglia, tedesca, cosi' la conversazione con le ragazze non e' un granche'.. Mi sento imbarazzato. Cosi' rapidamente mangio e, messami la tuta perche' piove ancora, riparto. Ogni tanto smette di piovere, sembra definitivamente, cosi' per due volte mi fermo a togliermi la tuta per poi dovermela rimettere poco dopo perche' ricomincia a piovere. Che palle!! La strada attraversa un parco nazionale, e' molto stretta ma con un ottima visibilita', quindi molto sicura. Il paesaggio e' molto selvaggio. Ovunque pecore, probabilmente selvatiche, e pony, forse anche quelli ad uno stato semiselvatico. Smette di piovere definitivamente cosi' posso togliermi la tuta. Supero la cittadina di Plymouth, mi dirigo verso la punta piu' a Est della Gran Bretagna, la famosa Land's End (fine della terra). Poco prima della localita' di Penzance vedo l'isolotto di Saint Micheal's Mount, collegato alla terraferma da un strada pedonale che rimane sotto il mare quando c'e' alta marea. La marea e' bassa e potrei visitarlo. Pero' non ne ho voglia, scatto due foto e riparto. La strada che si dirige a Land's End e' poco interessante, e c'e' anche molto traffico. L'arrivo e' ancora piu' deludente. C'e' solo un immenso parcheggio, a pagamento, e un ristorante. Non scendo nemmeno dalla moto, faccio solo una foto tanto per ricordarmi di quanto era brutto e riparto. Comincia a spiovviginare, di nuovo devo mettermi la tuta e di nuovo, dopo un quarto d'ora, toglierla perche' viene fuori il sole. Alle 16.00 sono a Tintagel castle, dove avrei previsto di fermarmi. Le rovine del castello che nella leggenda fu abitato da Re Artu' sono in cima ad una scogliera suggestiva. Ci metto un'ora a visitarle, e patisco un caldo boia sotto il sole. Inoltre ci sono troppe coppiette appartate o meno a sbaciucchiarsi sugli scogli, e la cosa mi mette un po' di malinconia. Sono le 17.00, penso che tutto sommato e' presto cosi' riparto e mi dirigo verso l'ostello successivo. La strada e' piu' interessante e senza fatica arrivo ad Ilfracombe, incantevole paesino turistico in mezzo ad alte scogliere. Dopo qualche difficolta' trovo l'ostello. Appena entrato una biondina dai capelli corti e occhi grigi, molto interessante, mi si presenta subito chiedendomi se la moto e' mia e se sto andando o sono gia' andato in Islanda. Scaricata la moto, mi preparo qualcosa da mangiare (la solita pasta) mentre continuo la conversazione con la ragazza in cucina. Mangiamo insieme, da soli nella sala visto l'orario (sono oltre le 20.30). La ragazza e' finlandese, ha 19 anni e mi dice anche il nome che pero' non riesco a ripetere tanto e' strano. E' in vacanza da sola, e gira piu' che altro in autobus. E' stata anche in Francia due settimane, e conta di stare lontano da casa ancora un altro mese. Nel suo paese studia per diventare interprete tra sordomuti e persone normali. Strano lavoro, molto civile. Dopo due ore che conversiamo allegramente vorrei chiedergli di uscire per una birra, ma non so a che ora chiude l'ostello cosi' preferisco lasciare le cose come stanno, e vado a letto poco dopo le 23.00

Domenica 5 luglio 1992

Dopo una bella dormita, alla mattina carico la moto e, fatta colazione con un ragazzo inglese, saluto la finlandese e riparto. Sono un po' indeciso sul da farsi. Il porto di imbarco per l'Irlanda, Pembroke, mi sembra troppo lontano per riuscire ad arrivarci entro le 13.30 ma troppo vicino per essere la' intorno a mezzanotte. I traghetti infatti sono solo due al giorno. Cosi' mi avvicino all'autostrada facendo stradine secondarie in mezzo ad un altro parco nazionale, cercando comunque di andare tranquillo senza perdere tempo. C'e' pochissimo traffico e la strada spesso e' incastrata fra alte siepi o scavata fra fronde di alberi. Spesso sembra di essere in galleria, con la differenza che il tunnel e' scavato fra le foglie. Raggiunta l'autostrada, un occhiata all'orologio e ai Km che mi separano dal porto mi fa pensare di essere in grado di arrivare entro le 13.30, se non perdo un minuto. In questo modo, se riesco, guadagnerei un giorno netto di viaggio rispetto al programma, e la cosa potrebbe servirmi in caso di una qualche conoscenza interessante in Irlanda o in Scozia. Il vento pero' tira fortissimo, e faccio veramente molta fatica ad andare ai 140 Km/h che mi servono come minimo per non perdere il traghetto. E' una vera e propria lotta contro il tempo. Mi fermo solo a fare benzina, e mi faccio quasi paura da solo tanto sono deciso. Il paesaggio del Galles non e' male, ma tra il vento e il traffico non posso dedicargli molte attenzioni. Comunque non perdo niente di eccezionale. Esattamente alle 13.30 come previsto riesco ad essere al porto, soddisfatto. Qui pero' c'e' una sorpresa. La nave e' in ritardo e, invece che alle 14.30, parte alle 16.30. Penso che poteva essere la mia fortuna se fossi stato in ritardo, ma in questo modo mi sento come se avessi fatto tanta fatica per niente. Nell'attesa telefono a casa. Dopo un po' arriva un gruppo di motociclisti belgi, diretti in Irlanda per starci una settimana. Facciamo conoscenza e conversiamo sia prima di imbarcarci che dopo, sul traghetto dove loro mi chiedono se voglio unirmi a loro per una birra. Sono tre ragazzi e tre ragazze, molto simpatici. Sbarcati alle 21.15 in Irlanda, ci dirigiamo tutti assieme verso sud, alla ricerca di un ostello. Loro pero' dopo poco decidono per una Bed & Breakfast, cosi' li saluto e proseguo da solo. Dopo circa venti Km, e' quasi buio, vedo poco prima di un paesino due ragazze che camminano verso di esso, Quale scusa migliore per conoscerle che fermarmi per chiedere informazioni, anche se in quel momento non mi sono indispensabili? Le ragazze sono molto carine, anche se giovani. Potranno avere si e no diciassette anni. Una in particolare e' bellissima. Probabilmente una delle ragazze piu' interessanti che abbia mai visto. Ha i capelli rossi, color rame, e due occhi dolcissimi. Parliamo un po', mi chiedono se mi sto divertendo in viaggio e ogni tanto si guardano fra loro e sorridono, soprattutto da quando mi sono tolto il casco. Mi dicono che non sanno dove e' l'ostello, ma che il pub del paese fa anche da Bed & Breakfast ed e' lontano un centinaio di metri. Sono quasi sicuro che anche loro siano dirette al pub cosi' (anche perche' e' tardi e il prezzo e' ragionevole) mi fermo. Scaricati i bagagli e messa la moto nel retro del pub, chiuso, mi faccio una doccia, che pero' e' solo fredda, accidenti. Poi scendo nel pub per mangiare e bere qualcosa e, soprattutto, per vedere di nuovo le due irlandesi. Ma loro non ci sono. Mi dispiace proprio, cosi' bevo una birra da solo mentre mi osservano tutti come fossi un marziano (sono uno straniero.....), mangio due sandwiches e vado a letto, un po' malinconico.

Lunedi' 6 luglio 1992

Mi alzo presto, e carico la moto. Fino alle 9 i proprietari non si alzano, e non posso quindi mangiare. Nell'attesa mi preparo l'itinerario per l'Irlanda, che mi sembra piu' lungo del previsto. Dopo essere riuscito a fare colazione, riesco a partire che sono quasi le 10. E' tardi, ma comunque seguo le stradine secondarie che avevo previsto. La costa dell'Irlanda e' veramente bella, molto frastagliata. Dappertutto mucche bianche e nere al pascolo. Invece contrariamente alla cornovaglia, pochissime pecore. La strada e' stretta e, soprattutto, in moltissimi tratti l'asfalto e' cosparso di graniglia mobile, pericolosissima per le moto. Ma anche i tratti con asfalto piu' vecchio sono pieni di buche o comunque molto ruvidi. Cosi', anche per il caldo, dopo qualche ora comincio a stancarmi e gli stessi paesaggi non mi sembrano poi cosi' esaltanti. Nel pomeriggio tardi, dopo le 16, il cielo diventa nuvoloso e la temperatura rinfresca. La strada costiera offre panorami decisamente migliori e il traffico e' decisamente dimezzato. Cosi' il morale si rialza, ma perdo un sacco di tempo perche' sono spesso fermo a fotografare. Alle 20.30 finalmente riesco ad arrivare all'ostello, molto grande e pieno di gente. Sara' che sono molto stanco e quindi anche un po' malinconico, sara' perche' dove c'e' troppa gente faccio piu' fatica a comunicare, comunque parlo appena con uno svedese mentre cucino qualcosa. Lo svedese e' in Irlanda con la sua ragazza (una bionda svedese molto carina) e girano con biciclette a noleggio. Pensando a loro, mi sento piu' giu' di prima. Cosi' do' un occhiata alle strade previste per domani e vado a letto.

Martedi' 7 luglio 1992

Alla mattina non riesco a partire prima delle 9. Il cielo e' nuvoloso, ma non piove, e penso che e' quasi meglio cosi' che con il sole perche' con il sole e' troppo caldo. Decido per una deviazione anche all'interno della penisola di Dingle, di cui la guida parla molto bene, La strada, strettissima e molto accidentata, corre prima in mezzo a incantevoli cottages bianchi e di altri delicati colori, poi si avvicina alla costa. Spesso la strada e' a picco sulla baia, e devo fare molta attenzione. Accorcio l'itinerario consigliato dalla guida, troppo lungo, tagliando a mezzo la penisola attraverso un passo montuoso. Nei pressi del passo una nebbiolina fittissima mi avvolge e mi bagna i vestiti in pelle. Inoltre mi impedisce di vedere lo splendido panorama che, da quel che dice la guida, dovrebbe vedersi dalla cima del passo. La strada che scende e' strettissima, con appena un muro che la divide da uno strapiombo pauroso, comunque riesco ad arrivare in fondo anche perche' incontro solo poche macchine in senso opposto. La strada continua ora tornando verso nord, e attraversa delle regioni abbastanza urbanizzate che non hanno niente di interessante. A un certo punto scelgo di tagliare il fiordo con il traghetto piuttosto che aggirarlo, anche per questioni di tempo. Il cielo e' sempre nuvoloso ma non piove, almeno fino a poco dopo lo sbarco del traghetto, che impiega solo 15 minuti a fare la traversata del fiordo. Infatti poco dopo lo sbarco comincia a cadere una nebbia fittissima che, a poco a poco mi bagna anche perche' aspetto fino all'ultimo a mettermi la tuta. Sono infatti convinto che smetta, ma mi sbaglio. Appena mi decido a mettermi la tuta, dopo pochi Km arrivo alle scogliere piu' famose di Irlanda, le Cliffs of Mother Li' devo togliermi la tuta, anche se piove sempre di piu'. Infatti non mi va di girare vestito da astronauta con tutta la gente che c'e'. Non ho l'ombrello, cosi' in quella mezz'ora che perdo per la visita mi bagno del tutto. Si vede poco, per colpa della nebbia, e il gran numero di turisti toglie gran parte del fascino a queste alte scogliere. Non posso fare a meno di pensare che sicuramente, anche se meno alte, erano piu' impressionanti le scogliere che mi sono girato da solo lo scorso inverno a Scrabster, quando ero da Clare. Riparto, dopo aver notato alcune bionde, probabilmente tedesche, a cui anch'io non passo inosservato. Ma non e' certo il momento per fare conversazione. Piove sempre di piu' e mi sento umido perche' ho i vestiti in pelle bagnati sotto la tuta. C'e' anche la nebbia, fitta, e la strada e' piena di ghiaietto. Cosi' vado molto piano. Da quel che dice la guida, starei attraversando una regione particolare, un altopiano carsico molto bello. Ma per colpa della nebbia tutto quello che riesco a vedere io sono pochi metri al di la' della strada. Peccato, sara' per un'altra volta. Sono solo le 17 quando arrivo in un ostello. Se fosse bel tempo potrei fare ancora tanta strada, ma piove forte, sono bagnato, ho fame e cosi' mi fermo sperando che domani sia un giorno migliore. Nell'ostello non c'e' molta gente, e piu' che altro sono gruppi familiari. Giusto giusto due o tre ragazzine non male, ma non abbastanza interessanti da forzarmi a parlare, stanco come sono. E' meglio che vada a letto presto, perche' oggi il fisico l'ho veramente strapazzato un po' troppo.

Mercoledi' 8 luglio 1992

Alla notte dormo male, e quando mi alzo ho anche la delusione di vedere un tempo peggio o quasi di quello del giorno prima. Piu' che pioggia e' una nebbiolina fittissima che si appoggia alla visiera e mi impedisce di vedere. Se pero' tengo la visiera alzata e' come se viaggiassi con degli spilli negli occhi. Sono proprio incazzato, e sto riflettendo se abbandonare o meno l'Irlanda in giornata tralasciando tutti gli altri posti interessanti che avevo previsto. Poi decido comunque di sperare nella fortuna, e mi dirigo verso la regione di Connemara sapendo comunque che se non smette di piovere perdero' il mio tempo. E' piu' di un'ora che viaggio in quella direzione, sotto un cielo che sembra dirmi che non esiste in quel momento un posto al mondo dove brilla il sole. E debbo dire che e' convincente, e sto perdendo la speranza. Ma a un certo punto vedo in lontananza, proprio nella mia direzione, una sottile striscia di azzurro. In quel momento nessuna altra cosa potrebbe rendermi piu' felice. Infatti pochi Km ancora e smette di piovere, e un altra decina di minuti dopo posso togliermi la tuta. La strada asciuga rapidamente, mentre attraverso la regione di Connemara. La guida aveva decisamente ragione: laghetti, montagne, pascoli e torbiere dai colori ancora piu' vivaci per via della recente pioggia. Decisamente sono questi i 150 Km piu' belli da quando sono partito. Perdo un sacco di tempo a fotografare, e comincio a pensare che a questo ritmo finiro' per esagerare con il numero di foto. Provo a limitarmi, ma faccio fatica. Superata la regione di Connemara, mi dirigo verso l'Irlanda del Nord, dove ho visto esserci un ostello in una posizione favorevole. Il passaggio fra l'Irlanda (EIRE), repubblica indipendente, e l'irlanda del nord (ULSTER), facente parte del Regno Unito, non e' segnalato da frontiere, pero' e' facilissimo capire quando si attraversa il confine perche' l'asfalto della strada cambia radicalmente. Molto migliore, ovviamente, quello dell'Irlanda del nord che, essendo legata all'Inghilterra, e' economicamente piu' ricca. Decisamente, penso, la situazione finanziaria di una nazione si puo' capire dallo stato delle strade. Poco dopo il confine pero' ci sono posti di blocco con militari armati. Non bisogna dimenticare che in Irlanda del Nord e' in atto una quasi guerra civile fra quelli che vorrebbero l'annessione all'Irlanda del Sud (cattolici) e quelli che invece vogliono rimanere attaccati alla Gran Bretagna (protestanti). Dall'aspetto dei militari non e' possibile dimenticarsene. Sembrano proprio in guerra. Senza fatica arrivo all'ostello, in un castello di proprieta' del governo circondato da un parco pubblico verdissimo. Ci sono anche due ragazzi di Pescara, con i quali scambio due chiacchiere.. Dopo aver aggiunto il primo olio alla moto (LA MIA MOTO E' IL MASSIMO) mangio qualcosa (la solita pasta) e faccio un po' conversazione con il proprietario, che mi spiega un sacco di cose sul castello e sul modo in cui il governo lo utilizza. C'e' anche una stazione sperimentale di agricoltura, visitata spesso dagli studenti. Nel caminetto, nonostante non ce ne sia bisogno, brucia un fuoco di pezzi di torba, che e' quel particolare terreno che una volta secco e' combustibile. Davanti al fuoco un po' piu' tardi si radunano tre ragazze e un ragazzo, forse inglesi, ma non ho voglia di fare conversazione e a dire il vero loro non e' che mi considerino molto. Io sto ancora riflettendo su una cosa particolare che mi ha colpito appena arrivato. La ragazzina carina che mi aveva accolto alla reception, che potrebbe avere si e no sedici anni, forse la figlia del proprietario, aveva l'identico odore di Clare. Non ho dubbi, e' proprio identico. Che sia un odore particolare delle ragazze di origine irlandese ? Anche Clare infatti lo e'. Ma questo sarebbe veramente il massimo. Razionalmente, e' piu' probabile che sia un qualche profumo strano, anche se sinceramente non mi sembra proprio un profumo artificiale e, soprattutto, non ho mai visto Clare usare un profumo. Questo dubbio sono sicuro rimarra' nella mia mente per tutta la vita. La ragazzina comunque e' troppo giovane, cosi' meglio non pensare molto. Prima di andare a letto ricopio rudimentalmente l'ubicazione degli ostelli della gioventu' in Islanda, e telefono anche a casa.

Giovedi' 9 luglio 1992

Alla mattina mentre faccio colazione offro anche un caffe "fatto con la moka" ai due ragazzi di Pescara. Poi parto, abbastanza presto. Fin dai primi centri abitati che attraverso, il problema del terrorismo e' sempre piu' evidente. Blocchi stradali nei centri cittadini con militari armati fino ai denti, in vero assetto di guerra. Edifici pubblici come caserme, tribunali ecc.. circondati da reti alte circa dieci metri. Veramente una brutta atmosfera. Alle 11.00 arrivo alla localita' turistica piu' famosa del Nord Irlanda, Giant's Causeway. Dopo aver mangiato, sulle stranissime formazioni di basalto, pian piano mi incammino lungo il sentiero che corre a meta' altezza delle scogliere, fino a che mi trovo praticamente costretto a fare tutto il giro, ritornando per il sentiero che passa in cima. In tutto 8 Km a piedi. Patisco un gran caldo in quelle 4 ore, vestito da motociclista. Conosco anche due italiani con il camper, pigri al punto di fare con il servizio taxi anche i primi 800 metri in discesa che separano il parcheggio dalle formazioni basaltiche. Lungo il sentiero cammino anche per un certo tratto poco lontano da una splendida biondina da sola, ma proprio quando l'ho raggiunta e potrei conoscerla con un motivo o un altro (anche solo chiedere l'ora.....), lei esce dal sentiero e si ferma, guardando il mare e voltandomi le spalle. Ho quasi l'impressione che l'abbia fatto apposta, e quindi non mi fermo e la ignoro. Arrivato alla moto mi accorgo che e' tardi, cosi' parto in direzione sud verso il porto di imbarco per la Scozia. I primi 50 Km comunque li faccio su stradine secondarie lungo la costa, molto belle. Il ritardo pero' diventa preoccupante e cosi' mi dirigo senza altri indugi al porto, dove arrivo anche in anticipo perche' la nave parte alle 18.00 e non alle 17.00 come pensavo. Al momento dell'imbarco, cosa mai successa prima, l'addetto alla sicurezza vorrebbe controllarmi dentro i bagagli. Alla fine si accontenta di guardarmi dentro la borsa della macchina fotografica, perche' altrimenti due ore non sarebbero bastate tra scaricare e ricaricare la moto. Comunque, penso, devono avere veramente paura delle bombe per comportarsi cosi'. Insieme a me si imbarca un altro motociclista, con un BMW K100. E' Nord Irlandese, ed e' diretto a Minorca, isola spagnola, dove ha moglie e figlia in vacanza. Gli do' consigli sull'itinerario piu' piacevole e gli regalo anche l'adesivo valido per il pedaggio autostradale svizzero, che a me non servirebbe piu'. Nelle due ore del traghetto parlo con l'Irlandese, che mi racconta molte cose, anche a riguardo della guerra civile in atto nel suo paese. Prima di separarci, poco dopo lo sbarco, ci scambiamo anche gli indirizzi. Entro le 21.00 sono all'ostello in Newton Stewart. E' un fabbricato somigliante ad un piccolo castello, molto carino. Dentro ci sono solo due coppie di spagnoli e uno strano tipo inglese. Mi cucino una buona cena e vado a letto.

Venerdi' 10 luglio 1992

Alla mattina non sono pronto a partire prima delle 9, anche se mi sono alzato presto, perche' la proprietaria mi dice di pulire il corridoio dell'ostello. Dopo un attimo di perplessita', accetto perche' lei mi dice e' tradizione degli ostelli scozzesi che gli ospiti lavorino un po'. Sara'........La strada che ho scelto per dirigermi verso il nord risulta essere veramente azzeccata. Attraversa un parco nazionale, con molte foreste e soprattutto non c'e' assolutamente traffico. In seguito, piu' spostato verso Est, i paesaggi cambiano. L'altitudine delle montagne che sto attraversando (i Borders, a sud di Edinburgo) favorisce lo sviluppo di piante erbacee quali l'erica, invece che alberi. Cosi' le valli mi si mostrano in tutta la loro maestosita' e, essendo anche l'erica all'inizio della fioritura (viola), come tavolozze di colori incantevoli. Riesco anche per caso a vedere un rarissimo bue scozzese che allatta il piccolo. La mia fermata per fotografarlo e' seguita anche da altri turisti che mi seguono poco dietro, cosi che si forma un piccolo ingorgo stradale. Fortuna che la strada e' veramente poco trafficata. Scendendo dalle montagne, verso Edinburgo, il paesaggio cambia nuovamente. Molte cittadine, dalle case massicce e di pietra scura. Molti campi coltivati, alcuni completamente gialli per via della fioritura della colza. Superando Edinburgo sulla autostrada sbaglio l'uscita giusta, quella per il ponte sul fiordo, cosicche' mi tocca girarci attorno e spreco benzina e tempo. Infatti c'e' un gran traffico e niente di particolarmente bello da vedere. Ritrovata l'autostrada faccio una cinquantina di Km in direzione Nord. Ma c'e' vento e un traffico incredibile, cosi' esco e prendo una stradina segnalata come alternativa turistica. E faccio molto bene, perche' oltre ad essere veramente poco trafficata, i panorami sono superbi. Potrei tranquillamente affermare che, finora, sono i posti piu' belli che ho visto. Certo che, penso tra me, forse con il maltempo potrebbero anche apparirmi come i piu' brutti, tanto sono solitari e selvaggi. Comunque per ora non piove e le sensazioni che trasmettono tali scenari, cosi' ampi e deserti ma al tempo stesso continuamente diversi, sono inenarrabili. Unico inconveniente degno di rilievo, che mi guasta il sangue, e' la caduta della moto che avevo parcheggiato per fare una foto. Non si hanno dei gran danni, a parte la rottura parziale di una valigia laterale, pero' nel rialzarla mi procuro uno strappo alla schiena e, inoltre, piego un po' il manubrio. Per il paio d'ore successive sono veramente incazzato, e ci si mette anche il tempo che cambia improvvisamente, cominciando a piovere e bagnandomi prima che riesca a mettermi la tuta. Fortunatamente poi smette, anche se si mantiene molto nuvolo. Intanto sono sempre piu' a Nord, e sono solo le 17.00. Potrei fermarmi nell'ostello di Tomintoul, e domani andare a vedere le distillerie di Whisky che sono in zona, la famosa Spey valley. Pero' l'ostello e' una baracca, probabilmente deserta, e cosi' decido di andare direttamente alla Bed & Breakfast di Margaret e Colin, in Dingwall, che ormai non e' piu' molto lontana. Mi aspettano per domenica sera, pero' penso di potere andare anche prima. Cosi' risparmio anche. Le distillerie di Whisky le vedro' un 'altra volta. Il bello del mio viaggio e' anche poter cambiare programma. Alle 19 arrivo a Dingwall. Non c'e' nessuno in casa, anche se e' evidente che qualcuno prima di sera tornera'. Nel frattempo che aspetto arriva un ragazzo, sicuramente piu' giovane di me, che dormira' anche lui nella B&B. Ha prenotato per due giorni ed e' a Dingwall perche' domani ci sara' la gara di cornamuse, e altri giochi tipici scozzesi, e lui partecipera'. Molto bene, cosi' potro' vedere da vicino qualcosa di veramente tipico. Colin e Margaret sono contenti di vedermi, anche se forse avrebbero preferito che avvertissi. Ma io mi giustifico dicendogli che ho deciso all'ultimo momento. La mia lettera e' arrivata solo l'altroieri, cosi' penso che forse in Scrabster non e' ancora arrivata e potrebbero essere in pensiero, perche' mi aspettavano per lunedi' 6. Forse sarebbe meglio che telefonassi, pero' al tempo stesso vorrei fargli una sorpresa. Vedro'. Probabilmente domani, dopo aver visto la gara di cornamuse, partiro', anche se Colin e Margaret vorrebbero che restassi. Ma qui ho paura di annoiarmi, e inoltre c'e' sempre una remota possibilita' che a Scrabster ci sia anche Clare.............

Sabato 11 luglio 1992

Al mattino, dopo colazione e doccia, verso le 11.00 vado con Andrew, il ragazzo nord-irlandese, alla gara di cornamuse. Il tempo e' pessimo. Spiovvigina e non abbiamo l'ombrello, cosi' pian piano mi bagno. Inoltre le cornamusa e i balletti, visti in quelle condizioni, dopo un po' sono noiosi mentre le uniche cose che trovo da mangiare sono mele ricoperte di zucchero e hot-dog veramente cattivi. Cosi' nelle 13.00 torno a casa lasciando il tipo a suonarsi la sua cornamusa, mi mangio un po di frutta e qualche biscotto e, dopo aver riparato la borsa della macchina fotografica che si era rotta, prendo l'ombrello e torno alle gare. Ci resto fino alle 18.00, annoiandomi non poco. L'unica cosa particolare che risveglia un minimo interesse e' un particolare sport tradizionale scozzese che consiste nel lanciare in aria un tronco pesantissimo cercando di fargli fare un giro. Praticamente impossibile, o quasi. Comunque tornato a casa mi faccio una cena all'italiana, che ormai ne ho bisogno. Telefono anche a Scrabster, perche' sono indeciso se andare su stasera o domani. Mi dicono pero' che lassu' piove come qua, cosi' decido di andare solo domani. Tornato Andrew, voglio provare a suonare la cornamusa, cosi' mi rendo conto di quanto sia faticoso. Praticamente impossibile per me. Facciamo anche alcune foto insieme. Nel frattempo che io sistemo le pentole e chiacchiero con Colin e Margaret, Andrew va al Pub a mangiare. Io lo raggiungo poco dopo. Dopo una birra assieme, passeggiamo per la cittadina, stranamente piena di vita. Sono circa le 22 quando quattro-cinque ragazze allegre ci fermano e ci chiedono dove stiamo andando. Noi non stiamo andando in nessun posto diverso da quello dove potrebbero andare delle ragazze cosi' carine, e quando loro insistono perche' le seguiamo accettiamo volentieri (perche' queste cose non succedono in Italia, maledizione ???....) Prima andiamo in un Pub, poi subito in un altro. Bevono la birra alla velocita' della luce, le tipe. Io voglio rimanere sobrio, cosi' ci vado piu' piano. Comunque le raggiungiamo al pub successivo, che si erano preoccupate di dirci quale sarebbe stato. Una delle ragazze, Jane, e' senza dubbi interessata a me, forse anche perche' straniero. Mi dice che lei e sue tre amiche pensavano di venire in Italia, in Agosto, e io, soprattutto per farle capire che le mie intenzioni per la serata potrebbero assomigliare alle sue, gli do' il mio indirizzo. Mi chiede come faro' con quattro amiche, ma la tranquillizzo. Avrei veramente molti amici che sarebbero contenti di conoscere le sue amiche. Sono veramente disinibite le tipe. Mi piace questo loro modo di essere, perche' riescono comunque ad essere molto femminili. La serata normale poi prevede che si vada in discoteca, ma Jane non puo' entrare. Gli e' stato proibito a vita dalla direzione. Chissa' cosa diavolo deve aver combinato. Ci spedisce in discoteca con due sue care amiche, con il chiaro scopo di sorvegliarci, perche' comunque dice che mi aspetta all'uscita della discoteca. Le sue intenzioni sono piu' che chiare, e io mi preoccupo di farle capire che non mi dispiacciono assolutamente. Anzi, fosse per me farei anche senza la discoteca. Ma lei vuole a tutti i costi che vediamo la discoteca del paese, cosi'..... Una delle due tipe ha il ragazzo, nel locale, ma l'altra non mi molla e sembra quasi volere prendere il posto di Jane. Ma non esageriamo......... Cosi' la cosa migliore mi sembra quella che lei si occupi piu' di Andrew che di me, che inizialmente sembra un po' perplesso. Poi io faccio di tutto perche' se ne stiano soli e si riprende. Prima della chiusura della discoteca posso vedere che sicuramente hanno gia' deciso di dormire insieme. Molto bene per tutti. Alla chiusura della discoteca pero' Jane non e' fuori ad aspettarmi. Aspetto un po' che escano anche Andrew e amica, poi chiedo a loro la strada di casa. L'amica mi spiega invece la strada per incontrare Jane, cosi' parto perche' aspettare davanti al locale mi sembra non in linea con tutto quanto era successo prima. Inoltre temo che lei si sia gia' dimenticata. Infatti Jane non l'incontro, e dopo aver pensato un po' sul da farsi decido che tutto sommato ci saranno altre occasioni. Cosi' prendo la strada di casa e vado a letto. Al mattino dopo Andrew mi raccontera' che Jane e' arrivata cinque minuti dopo la mia partenza, veramente dispiaciuta di non vedermi, mentre lui si e' portato in casa l'amica che e' rimasta fino alle 5 di mattina. Meglio per lui. Un po' mi dispiace. Amen.

Domenica 12 luglio 1992

Facendo colazione conosco anche un ragazzo e una ragazza di Glasgow, ospiti nella notte della B&B. Parlano anche un po' italiano, piu' o meno come io parlo inglese. Prima di partire mi lasciano anche il loro indirizzo, dicendomi che mi ospiteranno se tornero' in Scozia. Comincio gia' ad avere un discreto numero di posti dove andare in ferie, penso............... Salutato Andrew, (che ha una faccia allucinata), Margaret e Colin, poco dopo le 10 parto per Scrabster. Piove e c'e' un vento fortissimo, pero' riesco ad andare abbastanza spedito, anche perche' attraverso posti che ho gia' visto (e fotografato) l'anno scorso. Arrivo alle 12.30. Non mi sembra cambiato niente dallo scorso inverno. Il clima e' piu' o meno lo stesso, il mio umore anche, soprattutto perche' e' il momento di rendersi conto che Clare non la vedro'. Infatti non e' a Scrabster, ma a Edinburgo, con anche il suo cane. Praticamente non gli manchera' niente, penso. Mentre a me, forse, mi manca ancora. Ha ricevuto la lettera ma non si e' preoccupata di comunicarmi il suo nuovo indirizzo, segno questo che non gli interessava vedermi. Geffrey e Brenda sono molto cordiali. La casa e' diversa, hanno spostato dei muri. Geffrey ha anche costruito un garage. Io sono veramente malinconico, e mi dico deve essere anche perche' sono due o tre giorni che non mangio abbastanza. Forse, comunque cerco di non darlo a vedere e penso che devo reagire. Intanto nel pomeriggio do' una mano a Geffrey a spostare del terreno scavato all'interno del garage, anche se nel complesso un po' mi annoio. L'unica cosa che mi rende contento e' vedere che alla televisione riesco a capire molto di piu' di quello che capivo cinque mesi fa. Alla sera vado con Geffrey al pub del porto, dove rivedo dei pescatori che avevo gia' conosciuto l'inverno scorso in occasione dell'ultimo dell'anno. Tutto sommato la cosa mi fa piacere.

Lunedi' 13 luglio 1992

Alla mattina accompagno Geffrey a prendere i granchi e le aragoste catturate nei due giorni precedenti, perche' a mezzogiorno da Scrabster parte il camion diretto in Spagna. Prima di arrivare alla barca facciamo circa 50 Km, in direzione ovest. E' una strada che ho gia' fatto l'estate scorsa, e mi rallegra riconoscere i luoghi. Arrivati alla barca piove, andiamo in mare a tirare su le gabbie piene, poi passiamo il pescato sul carrellino della macchina. Pero' piove, e cosi' pian piano mi bagno tutto. Al ritorno in macchina non riesco a tenere gli occhi aperti. La mia solita sonnolenza da digestione. Ho anche mal di stomaco. E' gia' un paio di giorni che non mangio bene, e inoltre sono di malumore, cosa che influenza moltissimo il mio stato fisico e viceversa. Nel porto di Scrabster l'attesa per vendere i crostacei al camionista e', nelle mie condizioni, veramente pesante. Ho freddo e mi sento veramente bagnato, inoltre molto debole. Approfittando di un momento Geffrey mi accompagna a casa, forse rendendosi conto delle mie condizioni. Giunto in casa mi cuocio un bel piatto di pasta (oltre 250 g) e mi mangio anche un caspo intero di lattuga. Poi vado a letto. Quando mi alzo sto molto meglio. Mangio quello che hanno preparato loro per cena, molto buono. La sera mi telefona anche Clare. Infatti sapeva che oggi sarei stato qui. Parliamo a lungo, e' un po' offesa del fatto che non io non credo che lei abbia risposto alle mie lettere (non mi sono mai arrivate) e insiste nel dirmi che mi ha scritto piu' volte. Io per farla contenta le dico che ci credo, ma sono sicuro del contrario. Comunque e' molto carina con me, vuol sapere un sacco di cose, ma ci rimane male quando gli dico che e' un periodo che le cose mi vanno proprio bene. Forse pensava che stessi ancora piangendo per lei, oppure teme che sia perche' ho un'altra. Penso tra me che non ce l'ho un altra, ma stranamente spesso riesco ad essere ugualmente sereno. La sento stranamente vicina, mi dice che mi pensa ancora e mi promette mi scrivera'. Non credo che sia vero, ma forse lo spero ugualmente. Ci salutiamo. L'averla sentita mi rende allegro e malinconico al tempo stesso, comunque sono contento che, nel bene e nel male, non abbia dimenticato. Piu' tardi andiamo anche a trovare la sorella di Clare, Helen, che vive sola con la figlia di 8 anni, Aimee. Ho portato per Aimee un regalino dall'Italia. E' una bella bambina, e con me e' sempre stata gentile. Penso che forse piacerebbe anche a me avere una figlia cosi'. Non molto tardi vado a letto, molto piu' sereno della sera prima.

Martedi' 14 luglio 1992

Oggi e' l'ultima giornata che passo in Scozia. Alla mattina Geffrey va a pescare e mi dice che non sa se tornera' in tempo per salutarmi, cosi' ci salutiamo ora. E' un uomo che mi piace, molto attivo anche se impaziente, e fa' un po' di tutto. Penso che probabilmente mi assomiglia molto, nel carattere. Anche Brenda va a lavorare, pero' lei tornera' sicuramente prima che io mi imbarco sul traghetto. Verso le 11 dopo aver fatto colazione e una bella doccia calda vado in paese. Al supermercato mi compro una buona scorta di cibo (soprattutto pasta), poi compro anche una tanica per la benzina di riserva (per l'Islanda) e dei libri simpatici come regalo di compleanno per Clare. Vado anche a ritirare le foto che ho fatto stampare. Il risultato non mi entusiasma, anzi mi delude proprio. Degli splendidi paesaggi diventano niente una volta messi sulla carta. Forse sarebbe molto meglio con le diapositive, penso, ma poi come farei a fare l'Album ?? Il problema e' anche la nuova macchina fotografica, che non mette bene a fuoco. Meglio usarla il minimo possibile. Tornato a casa mangio e carico i bagagli sulla moto. Poi vado a trovare il contadino che era stato tanto ospitale lo scorso inverno, ma nonostante mi abbia riconosciuto e' veramente freddo nei miei confronti. Mi sento quasi uno stupido per essermi ricordato. Certo che erano stati tanto cordiali la prima volta..... Comunque tutto quello che perdo sono dieci minuti, fra andare e tornare da casa. Poca cosa. Alle 17.30 arriva Brenda, che mi prepara una aragosta da mangiare sulla nave. Facciamo una foto insieme, e dopo aver visto che Geffrey non arriva, saluto definitivamente e vado al porto. Il traghetto e' molto piccolo. Io sono l'unico motociclista. Ci sono molte auto fuoristrada ma anche normali. Sul traghetto ci sono anche due ragazzi italiani in viaggio di Nozze. Vanno anche loro in Islanda per stare una settimana, ma torneranno indietro di nuovo per la Scozia, invece che per la Danimarca come faro' io. Sono preoccupato per il mal di mare, perche' il traghetto e' veramente troppo piccolo per il mare che c'e'. E infatti poco dopo essere partiti, dopo aver mangiato anche l'aragosta, la nave balla come una barchetta. Io comincio ad avere la nausea e nonostante mastichi anche le gomme per il mal di mare la nausea si trasforma in vomito tanto che passo una lunghissima ora appoggiato al lavandino e un'altra lunghissima ora semisdraiato e intontito dalle medicine davanti alla porta del bagno. Poco lontano c'e' anche la porta della cucina, e ogni tanto passano delle ragazze bellissime, probabilmente cuoche e cameriere, che mi guardano a lungo senza sapere cosa fare. Ma non sono assolutamente in forma per parlargli, e non sono neanche abbastanza grave da avere bisogno di soccorso. Maledizione. Poi riesco a trovare la forza di scendere al piano inferiore e trovato un posto dove posso stendere materassino e sacco a pelo mi sdraio e sto leggermente meglio. Riesco anche a dormire un poco, anche se sono ben lontano dallo star bene.

Mercoledi' 15 luglio 1992

La mattina mi alzo messo un po' meglio. La nave finalmente arriva in porto, a Torshavn, nelle isole FaerOer. E' sereno e ne approfitto per farmi un bel giro nelle isole. Il traghetto per l'Islanda parte alle 16.00. Le Faer0er sono belle ma monotone. Montagne molto aspre con fiordi lunghissimi e piccolissimi paesini. In proporzione pero' ci abita molta piu' gente qui che in Islanda. Se qui e' desolato, chissa' in quel posto. Io non riuscirei a vivere in un posto cosi', nonostante sia un po' orso. Per vedere qualcuno devi fare decine di Km. Le isole mi stancano anche perche' ho ancora il malessere del giorno prima. Probabilmente mi hanno intontito le medicine per il mal di mare. All'imbarco del traghetto c'e' adesso un sacco di gente. Sono tutti quelli che sono partiti dalla Danimarca. Hanno dovuto aspettare tre giorni sulle isole, nel frattempo che la nave e' andata in Norvegia. Le moto saranno almeno cinquanta. La maggior parte sono da enduro, ovviamente, ma qualcuna e' anche stradale, e ben piu' difficile da guidare della mia. Tutte sono diverse. Ognuno ha personalizzato la moto in modo particolare. Soprattutto colpisce la diversita' con cui sono state caricate di bagagli. La mia moto non sfigura ma, sono sincero, ce ne sono delle piu' pittoresche. La maggior parte dei motociclisti sono tedeschi, pero' ci sono anche dei belgi, francesi e svizzeri. Io sono l'unico motociclista italiano. Quando la nave arriva, e' quasi piena. Le moto imbarcate in Norvegia vengono fatte uscire e messe in attesa poco lontano. La nave e' talmente piena che, sorpresa, cominciano a caricare le moto ad una ad una con un sacco e una gru, per metterle in cima al ponte della nave. Riempito il primo ponte, utilizzano poi un cassone dove entrano 4-5 moto alla volta. Anche questo viene alzato con la gru fino al ponte piu' alto, quello normalmente usato per prendere il sole. Non contenti, anche una quarantina di automobili seguono la stessa sorte. Debbo dire non e' piacevole vedere la propria moto o la propria auto sospesa a 30 metri al cavo di una gru. Che fra l'altro ha un aspetto poco sicuro. Comunque il traghetto e' grande tre volte tanto quello del giorno precedente, e io spero stia piu' fermo. Ma ho ancora la nausea dal giorno prima. Finalmente alla fine di tutte le formalita' la nave puo' lasciare il porto, in netto ritardo. Io non ho il letto, perche' non avevo prenotato, pero' verso le 23 in un corridoio non troppo disturbato stendo il sacco a pelo e il materassino, mi metto il pigiama e mi sdraio, anche perche' altrimenti potrei stare male ancora.

Giovedi' 16 luglio 1992

Fortunatamente la nave non ha ballato tanto, e ho dormito abbastanza bene, anche se ho avuto freddo. Nella mattinata mangio qualcosa e chiacchiero con un finlandese in attesa di cambiare i soldi. Arriviamo al porto alle 12 invece che alle 8 di mattina, e inoltre perdiamo piu' di tre ore per scaricare tutte le macchine e le moto. Le formalita' doganali sono un po' piu' complicate che negli altri paesi ma non eccessive. eccessive. Soprattutto si preoccupano cheoccupano che non portiamo carne fresca o le fresca o latticini, o comunque piu' di tre piu' di tre chili di cibo. Naturalmente tturalmente tutti ne abbiamo molto di piu', e naturalmente tutti dichiariamo averne di meno. Appena superata la dogana cambio altri soldi alla banca, faccio il pienoincipale che gira tutt'attorno all'isola. E' la famosa strada statale n.1 o Ring Road, e so gia' che con la mia moto non potro' fare molto di piu'. E' nuvoloso, con le nuvole che sembrano toccare il mare. Infatti pochi Km dopo Seysfjordur, appena la strada comincia a salire, sono immerso in una nebbia fittissima e non vedo niente. Vedo solo il fanale di un motociclista svizzero davanti a me. Poi la strada scende nuovamente e la nebbia ci abbandona. La strada pero' e' ancora sterrata. A tratti asfalto. Arrivo al paesino, che comunque e' il piu' grosso centro dell'Islanda orientale, da quel che posso vedere nella carta geografica appena acquistata. Decido di dirigere verso sud e fare il giro dell'isola in senso orario, anche se la guida descrive l'itinerario in senso antiorario. Infatti il senso orario di visita e' quello che sulla nave mi ha consigliato un motociclista belga che aveva l'aria di saperla lunga sull'Islanda, per sentito dire. Inoltre verso sud e' sereno, e da quel che ho letto e' veramente raro trovare bel tempo in quelle zone.La strada asfaltata finisce ben presto e comincia la ghiaia. Inizialmente faccio molta fatica, poi mi abituo al fatto che la moto va un po' dove vuole ma va diritto, cosi' procedo spedito. Rimane sereno a lungo, cosi' mi godo i panorami, quando in breve il tempo cambia e comincia a piovere. Cosi' mi fermo in un ostello della gioventu' in quello che dovrebbe essere un paesino, almeno dalla carta. C'e' una famiglia sola, al massimo due dal numero di case presenti. Un tipo sui cinquanta gestisce il campeggio, l'ostello, la pompa di benzina, la chiesa, il cimitero e ha anche una azienda agricola. Praticamente e' tutti. Nel cimitero ci saranno si e no dieci croci. La chiesa non puo' ospitare piu' di quindici persone, ma ha l'idea di non essere mai stata piena. Il mare e' a un centinaio di metri, le montagne alle spalle pure ma non si vedono perche' le nuvole le coprono. Nell'ostello c'e' ancora un inglese che sta aspettando l'autobus, che passa una volta al giorno alle 19. Ha dormito da solo e ha passato da solo tutto il giorno nell'ostello. La cosa mi mette addosso una certa solitudine, ma dura poco perche' dopo poco comincia ad arrivare all'ostello un sacco di gente. Il primo ad arrivare e' un ragazzo tedesco, che stara' in Islanda 4 settimane e che e' arrivato anche lui con il traghetto. Si sposta in autobus. Parla l'inglese meglio di me (ci vuole poco.....) ed e' molto simpatico. Studia Fisica all'universita'. Facciamo conversazione a lungo. Poi arrivano anche tre italiani, di cui due di Firenze e uno di Milano. Hanno comprato un viaggio organizzato, di 12 giorni, di cui 2 per i voli aerei e i restanti 10 in autobus e tenda. La tenda la devono montare loro, e il cibo fornito dall'organizzazione non e' il massimo. Sono solo tre giorni che sono arrivati e si sono stufati di dormire nell'umidita'. Cosi' preferiscono pagare un extra e dormire nell'ostello. Riesco a sapere che i loro 12 gg sono costati quasi altrettanto quello che costera' a me tutto il viaggio di un mese in oltre dieci nazioni diverse. Potenza di sapere viaggiare, penso tra me cercando di non farlo capire. La sera prima di andare a letto mi guardo le foto per cercare di capire come devo risolvere certi problemi delle macchine fotografiche. Fuori e' molto freddo, forse 5 gradi, piove e il riscaldamento dentro e' accesso. Comunque a mezzanotte ci si vede ancora, fuori. Intanto all'ostello continua ad arrivare gente. Arriva anche una famiglia danese con una figlia sui quindici anni veramente carina. Comincio a chiedermi se esistono delle ragazze nordiche brutte....................

Venerdi' 17 luglio 1992

Il risveglio alla mattina e' molto brutto. Piove piano ma fitto e le nuvole avvolgono tutto fino a poche decine di metri di altezza dal mare. La strada, sterrata piu' spesso che asfaltata, corre molto vicino al mare. Io guido a fatica anche per il solito problema dell'acqua negli occhi. Il paesaggio e' veramente impressionante e il senso di solitudine accentuato. Si vede una casa solo ogni 30 - 40 Km di strada.. In un punto poi la strada e' ricavata direttamente nelle pendici ciottolose franate da un monte. Continuamente cade materiale perche' ci sono ciottoli molto grossi in mezzo alla strada. A valle c'e' il precipizio sul mare. E' veramente impressionante, soprattutto con questo tempo. Dopo poco la strada scende molto molto ripida, ma il paesaggio dall'alto merita la paura di scendere. Arrivo ad Hofn, una cittadina dove c'e' un ostello in cui pensavo di fermarmi, ma c'e' una puzza di pesce strinato tremenda. Infatti la cittadina e' famosa per le industrie di lavorazione del pesce. All'ostello lascio un biglietto per prenotare per il ragazzo tedesco, che arrivera' alla sera con l'autobus. Vista la puzza insopportabile e siccome oltre ad essere presto ha smesso di piovere, anche se e' ancora molto nuvolo, decido di continuare verso ovest. Dopo Hofn la strada attraversa una pianura in parte allagata e in parte coltivata, dove vedo anche molti cavalli. Poi prosegue piu' vicino al monte, ma ricomincia a spiovviginare. Arrivo al lago Jokulsaron che piove fitto fitto, cosi' nel tempo che faccio le foto agli incantevoli piccoli iceberg che si staccano dal ghiacciaio mi bagno tutto. Si e' levato anche il vento, che scende dal ghiacciaio, e c'e' un freddo cane. Dopo il lago la strada e' veramente brutta. Troppa ghiaia, e faccio una fatica boia a tenere la moto diritta. In un punto rischio veramente grosso, poco prima di un ponticello, perche' la quantita' di ghiaia sciolta e' veramente tanta e la moto oscilla paurosamente prima di infilare il ponte. Se andavo piu' piano sarei caduto, perche' la moto non avrebbe avuto abbastanza direzionalita'. Per quindici minuti sono veramente spaventato. Poi proseguo in una pianura ghiaiosa, con pochissima erba, stesa tra il mare e i monti dai quali scendono lunghe lingue di ghiaccio, provenienti dall'immenso ghiacciaio che ho nei monti posti a nord. Il vento e' sempre piu' forte, e freddo. Inizio quindi l'attraversamento dello Skeidarasandur, una pianura di ghiaia e sabbia di cui non si vede la fine e su cui cresce niente. Leggo nella guida che la pianura e' stata creata, e tuttora periodicamente devastata, dalle piene improvvise che scendono da un lago posto sulla superficie del ghiacciaio. Il lago, alimentato da acqua che si scioglie perche' sotto i ghiacci ci sono ancora vulcani saltuariamente attivi, si svuota improvvisamente ogni decina di anni circa quando l'argine di ghiaccio non riesce piu' a tenere il peso dell'acqua. Veramente da avere paura, anche perche' la lingua di ghiaccio da dove provengono queste periodiche piene e' poco lontana ed ha un fronte piu' largo di 20 Km con spessori oltre i 200 metri. Niente in confronto al ghiacciaio da dove parte, che ha spessori di ghiaccio anche di 1000 metri. Il vento, e la sensazione di impotenza che avverto di fronte alle forze della natura che sono state in grado di devastare in questo modo un'area cosi' grande mi mettono veramente paura. Inoltre sulla strada, per fortuna asfaltata, rischio nuovamente di cadere per colpa di un banco di sabbia accumulato dal vento. Anche in questo caso non cado perche' vado abbastanza forte. E' comunque molto difficile guidare con il fortissimo vento laterale. Vorrei fare qualche foto all'immenso ghiacciaio che ho a lato, ma e' talmente lungo che non trovo il modo di fare una foto che renda l'idea. Ci vorrebbe l'aereo, penso. Superato l'inquietante pianura la strada si riavvicina alla montagna, e per fortuna continua per un pezzo ad essere asfaltata. Il vento e' sempre piu' forte. Dopo poche decine di Km il paesaggio cambia improvvisamente. Adesso sono nel mezzo di una immensa pianura di sassi ricoperti di licheni, di un colore verdino molto tenue. Molto bello, se non fosse per il vento. Leggo nella guida che si tratta di lapilli di lava fuoriusciti in una tremenda eruzione due secoli fa e che causo' la morte di meta' della popolazione dell'isola, per via dei gas velenosi che accompagnarono l'eruzione. Anche questo poco tranquillizzante.. La strada e' sterrata, ma non piove ed e' asciutta quindi si va abbastanza bene. Superata la pianura di ciottoli entro in un deserto dapprima di ghiaia poi di sabbia nerissima, e la strada ora e' ghiaiosa. Si rimette anche a piovere, e il fortissimo vento e' ora laterale e guidare e' un tormento. Continuamente rischio di uscire di strada, perche' la moto sulla graniglia sciolta tende a perdere direzione. Fortunatamente poi la strada cambia direzione e diventa asfaltata, cosicche' mi trovo con il vento alle spalle e posso filare a 140 Km/h quasi che fossi fermo. Mi piacerebbe sapere a quanto tira il vento che adesso ho alle spalle, ma che prima avevo di lato. Subito al termine del deserto di sabbia nera c'e' l'ostello, leggermente all'interno su una strada incredibilmente brutta. Piove fortissimo e sono gia' le 20. Nell'ostello ci sono altre persone, di eta' svariata, e alcuni parlano una strana lingua, forse norvegese. Nella mia camera ci sono anche due inglesi, che mi offrono anche un caffe' e mi chiedono se voglio giocare a carte. Ma la giornata e' stata veramente dura, cosi' dopo un abbondantissimo piatto di pasta vado a letto.

Sabato 18 luglio 1992

Alla mattina piove fortissimo, e tira anche il vento. Prima di partire dall'ostello devo anche rimediare a un problema della moto, una cosuccia da niente ma comunque seccante. Con la tuta da pioggia, e il casco per non bagnarmi la testa, lavorare non e' il massimo, anche se non e' caldo. Poi carico i bagagli, sempre sotto l'acqua (MALEDIZIONE). Sono queste cose che mi fanno decidere di stare solo una settimana in questo paese, e sono sicuro che basta ed avanza. Parto che sono gia' le 10.30, mentre la gente dentro l'ostello dalla finestra mi saluta. Gli faccio pena, e' evidente. Loro sono tutti in macchina. La prima ora e' un inferno di acqua e vento. Ci sarebbero un paio di cose interessanti da vedere, segnalate dalla guida, ma servono delle deviazioni al percorso e non e' certo il momento. Cosi' tiro diritto, fino a che il cielo improvvisamente rischiara e smette di piovere. Sto arrivando alla cascata di Skogafoss, duecento metri a lato della statale. Esattamente venti metri prima di fermarmi per visitare la cascata il motorino d'avviamento parte da solo obbligandomi a spegnere il motore prima che si rompa tutto. Mi era gia' successo a casa, un anno fa, in occasione del lavaggio della moto, e il problema si era risolto quando la moto era asciutta. Con tutta l'acqua che ho preso fino ad ora posso capire, ma come faccio a sperare che si asciughi la moto qui, che piove continuamente? E' un grosso problema, rischio di non potere ripartire. E anche se dovesse smettere fra un po', non posso rischiare che mi si ripresenti il problema, magari in posti deserti e spaventosi come quelli in cui ero ieri. Devo risolvere il problema definitivamente. Per fortuna che non piove piu' per ora, anche se le nuvole stanno tornando, e ho un campeggio a una decina di metri, nel caso non riuscissi a riparare il guasto. Cosi'smonto baule, sella e serbatoio e con gli schemi elettrici provo a capire quale filo di corrente devo tagliare perche' il motorino smetta di andare. Nel frattempo arrivano, altra fortuna, due camper italiani. Vedendomi in difficolta' sono molto cordiali e si offrono anche di aiutarmi, oltre a darmi un ottimo caffe'. Ed e' una fortuna, perche' io dopo qualche tentativo riesco a capire come risolvere il problema, ma mi serve del filo elettrico che non ho preso con me (scemo!!!!). Loro mi danno filo, nastro e morsetti e io risolvo il problema in modo da essere tranquillo anche per il futuro, anche se piovera' (figuriamoci se non piovera'..............) Rimontati i bagagli parto. Mi dirigo dapprima verso ovest, sempre sulla Ring Road, poi verso nord su strade secondarie in direzione di Geyser. Sono di ottimo umore perche' mi sento veramente in gamba, per aver risolto il grosso problema della moto. Cosi' mi sembra bella anche la strada ghiaiosa piena di buche, e il fatto che si sia rimesso a piovere mi e' indifferente. Mi e' passato addirittura anche il freddo. Arrivo alla splendida cascata di Gullfoss. Il maltempo non le dona, pero' ha sempre un certo fascino. Rimango li poco, e vado a Geyser. La localita' e' famosa in tutto il mondo per i fenomeni omonimi. Si tratta di emissioni periodiche di getti di acqua e vapore che arrivano fino a 20 - 40 metri. Questi sono dovuti all'ebollizione di acqua nel sottosuolo, per fenomeni vulcanici, fino a che la pressione del vapore che si viene a creare non e' sufficiente a spruzzare in alto tutta l'acqua sovrastante. A geyser rimango piu' di un ora, perche' e' veramente interessante. Gli spruzzi non sono regolari. A volte dobbiamo aspettare oltre cinque minuti fra un getto e un altro, a volte quando ci avviciniamo al buco subito dopo uno spruzzo il geyser ne esplode improvvisamente un altro bagnandoci tutti. Sembrano cose vive, giocherellone. Ripartito da Geyser mi dirigo verso il parco nazionale di Tingvellir. La strada che collega Geyser al parco attraversa una regione vulcanica. Quando passano altri mezzi, soprattutto autobus, il terreno vibra tutto come se sotto fosse vuoto. Probabilmente lo e', mi dico. La strada inoltre ha dei gran tratti di salita, e il passaggio delle macchine ecc.. ha creato una serie di ondulazioni nel fondo veramente terribili. E' la toulee ondulee, tipica del deserto del Tenere' in Africa. Faccio diverse decine di Km in queste condizioni, cercando di andare veloce, oltre 70 Km/h perche' la moto salta un po' meno. Pero' a volte oltre alle ondulazioni ci sono anche delle buche immense, e non sempre riesco a schivarle. Cosi' la moto e' messa veramente a dura prova. Piu' volte dopo aver preso una buca devo fermarmi per controllare che tutto sia in regola e non si sia rotto niente. Il paesaggio attorno e' simile a quello del giorno prima: una distesa di macigni di svariate dimensioni ricoperte di licheni e muschio. Finalmente arrivo al parco. Spiovvigina ma e' caldo, cosi' quando scendo dalla moto dentro la tuta comincio a sudare. Quando me la tolgo mi bagno. Una libidine. Comunque la cosa da vedere e' veramente interessante. Si tratta della zona in cui la zolla continentale americana si scontra con quella europea. La linea di frattura e' veramente evidente. Leggo nella guida che 100 o 200 anni or sono la parte "europea" calo' di 50 cm in dieci giorni, rispetto a quella "americana", con una serie di terremoti che posso immaginare. Attualmente il calo e' di circa 2 millimetri all'anno. Ci sono altri italiani, in pulman, come ce ne era anche a Geyser. Sono tutti arrivati in Islanda in aereo, a Reykjavik, che non e' molto lontano. Ma non ci parlo. Capisco che sono italiani perche' li sento parlare fra loro. La passeggiata lungo la frattura rocciosa e' lunga, cosi' perdo un'altra ora. Piove ancora quando riparto per Reykjavik, dove vi arrivo verso le 20. Perdo altri venti minuti per fare le foto di rito sotto il cartello, e poi mi dirigo all'ostello. Ormai sono stanco, umido e ho anche fame perche' ho mangiato poco durante il giorno. Ma altri dieci minuti e saro' al caldo, a cucinarmi la mia pasta, scrivere le cartoline, conoscere gente e magari uscire per Reykjavik visto che e' sabato sera. Invece l'ostello e' pieno, oppure prenotato. Non posso crederci, insito con la ragazza della reception perche' mi trovi un letto ma non c'e' niente da fare. Sono incazzato nero. Penso anche di andare all'ostello piu' vicino, 50 Km a sud, ma non sono sicuro che sia libero ed inoltre e' fuori strada. Cosi' mi rassegno ad andare al campeggio, attaccato all'ostello. Ci sono un sacco di altre moto. Quasi tutti sono coppie. Andrei sempre anch'io in campeggio se avessi da dormire con una donna. Ma attualmente non e' il mio caso, cosi' del campeggio vedo solo i lati negativi. Che non sono pochi. Montata la tenda sotto l'acqua, scarico i bagagli e li metto dentro. Cosi' dopo non c'e' piu' posto per me, ed inoltre e' bagnato dappertutto. Maledizione. Giuro che questa tenda la regalo quando torno in Italia, cosi' saro' costretto a comperarne un'altra piu' grande. Il materassino in gommapiuma e' bagnato, e quindi prima di stendere il sacco a pelo devo metterci tutti i sacchetti impermeabili che ho. Inoltre devo mangiare, ma non posso mettermi a cucinare in quelle condizioni. Cosi' guardo la roba pronta che ho con me e mi riduco a mangiare tre scatolette di simmenthal e due scatole di ananas sciroppato. Roba da incubo. Mi tolgo i vestiti in pelle, umidi, e mi metto il pigiama, leggermente piu' asciutto, poi mi infilo nel sacco a pelo, preoccupato di dormire. La notte ho freddo, cosi' giuro di regalare anche il sacco a pelo oltre alla tenda.............

Domenica 19 luglio 1992

Stranamente riesco a dormire un po', a tratti anche bene. Pero' alle 5 sono sveglio, e mi alzo. Per fortuna altra gente e' in movimento, perche' mi mancano le monete per l'acqua calda che riesco a cambiare chiedendo a due ciclisti. Cosi' approfitto della quiete del campeggio per farmi una doccia bollente. Piove ancora, e smonto la tenda sotto l'acqua. Non ho niente da mangiare cosi' alle 7.30 lascio il campeggio. Nel frattempo esce il sole. Maledizione, non poteva uscire un'ora fa cosi' adesso la tenda sarebbe asciutta? Comunque e' meglio di niente. Altra cosa positiva e' che non pago niente per il campeggio, perche' nessuno mi chiede niente. Forse sono arrivato troppo tardi e riparto troppo presto, penso. Ma e' meglio cosi', visti i prezzi che girano qua........Rimane il grosso problema di trovare qualcosa da mangiare. E' domenica mattina e la citta' e' letteralmente deserta. Mi giro indisturbato il centro in moto, e la cosa e' rilassante. Ad un certo punto sono fermo ad un semaforo intento a leggere la guida, esattamente davanti al palazzo del presidente della repubblica, un fabbricato bianco piccolissimo, quando mi si avvicina un tipo sui 30 anni. Sta facendo un po' di corsa, o cosi' sembra. Comincia a chiedermi in inglese da dove vengo, dove sto andando ecc...... La conversazione va avanti normalmente qualche minuto, non diversa da altre volte in cui qualcuno si era fermato incuriosito a chiedermi le stesse cose. Ma ad un certo punto il tipo mi chiede apertamente se sono omosessuale. Sulle prime non voglio crederci e non capisco, anche perche' usa termini inglesi con ambigui significati. Poi si spiega in un inglese migliore, volendosi assicurare di essere compreso. Di fronte alla mia ferma ma tranquilla risposta negativa si giustifica dicendomi che molti uomini che viaggiano da soli sono omosessuali. A me non risulta, gli dico, comunque penso fra me che e' una fortuna che abbia ancora il casco perche' almeno come scusa non puo' dirmi di aver pensato che io fossi omosessuale guardandomi in faccia.... Mi augura buon viaggio e io faccio altrettanto. Tutte a me devono capitare, penso intanto che se ne va da dove era venuto. Dieci minuti rilassanti li offre anche il laghetto nel centro della citta' pieno di oche e anatre. Trovato quindi un distributore di benzina che ha anche qualcosa da mangiare, carissimo, vado poi anche alla stazione degli autobus, unico posto dove posso comperare le cartoline. Sono infatti preoccupato di non trovarne piu', una volta lasciata Reykjavik. Alla stazione c'e' anche un bar, e faccio colazione, forse la piu' cara della mia vita. Scelte le cartoline, che mi sembrano molto care, mi metto in fila per pagarle. Ma non e' un negozio, e' una agenzia viaggi. Cosi' dopo una ventina di minuti di attesa capisco che dovrei aspettare ancora un'ora. Rimetto le cartoline piu' o meno dove le ho prese e me ne vado, un po' incazzato. Lascio quindi Reykjavik in direzione Nord. C'e' il sole e inizialmente i fiordi che incontro sono molto belli. Sto ancora riflettendo se stare in Islanda solo una settimana o invece starci due settimane e quindi andare nella regione piu' settentrionale dove ci sono dei fiordi bellissimi. Pian piano si alza un vento che diventa fortissimo. E' sempre sereno ma, giuro, piuttosto che un vento cosi' preferirei che piovesse. Decido definitivamente di lasciare l'Islanda al piu' presto. Anche se le cose da vedere sono incredibili, non mi diverte guidare in queste condizioni. Sono quasi tentato di tornare indietro, sperando in un clima migliore domani. Ma e' piu' forte la voglia di lasciare il paese, cosi' continuo verso Akureyri che dista 400 km di strada quasi interamente asfaltata. Guidare con un vento simile e' comunque una vera e propria lotta. Non c'e' neanche un albero, come del resto in tutta l'isola, e il vento non ha un minimo freno. Viene direttamente dalla Groelandia, distante poco piu' di 200 Km, e oltra ad essere violentissimo e' molto freddo. Ho anche la sfortuna che e' laterale, e cosi' piu' volte mi sbatte al margine della strada oppure nella careggiata opposta. Fortuna che il traffico non e' un granche', anche se e' dieci volte maggiore di quello che c'era nelle strade percorse i primi giorni in Islanda. Per riposarmi un attimo mi fermo sopra un dosso dove c'e' un segnale turistico e un parcheggio. Il panorama non e' un granche', ma ne approfitto per mettermi il maglione. Il giubbotto leggero non e' infatti piu' sufficiente a proteggermi dal freddo. Mangio anche una cioccolata, poi provo a ripartire. Ma il motorino di avviamento non da' segni di vita. Non e' possibile. Provo e riprovo, niente da fare. Sono spaventato. Cosa fare? Il vento e' impossibile, non posso smontare tutto qua rischiando anche di non risolvere niente. Non so come mai non va piu'. Potrebbe essere un problema irrisolvibile. Anzi, probabilmente lo e'. E io non ho il pedale per metterla in moto manualmente. MALEDIZIONE, volevo mettercela prima di partire poi ho voluto risparmiare......Al diavolo anche i soldi. Quando torno, se torno, ce la metto sicuro. Intanto bisogna ripartire, per fortuna sono su un dosso. Spingo la moto fino ad un punto dove puo' partire da sola, poi la metto in moto in discesa. Una volta partito, mi dico che non devo piu' spegnerla fino ad Akureyri, che e' ancora molto lontana (quasi 400 Km). Ma e' l'unico posto dove potrei trovare un officina nel caso ne avessi bisogno. In ogni caso voglio lasciare questo maledetto paese, quindi di tornare indietro a Reykjavik non se ne parla neanche. Perderei il traghetto di Giovedi', in ogni modo.

Guidare in quelle condizioni, con inoltre la paura di rimanere a piedi, e' terribile. Sono proprio pazzo a venire in un posto cosi' da solo. Ho sottovalutato le difficolta', mi dico. Se ci abitano solo 200.000 persone su un territorio dove in Italia ce ne sono 20 milioni i motivi ci sono, e dovevo immaginarli. Se avessi qualcuno con me non sarebbe un problema spingere la moto per avviarla. Maledizione. Dopo un'ora di guida non ne posso piu', ma non posso fermarmi perche', maledizione, prima erano sempre montagne ora e' pari dappertutto. Finalmente arrivo ad un punto dove mi sembra ci sia discesa sufficiente, cosi' mi fermo. Mangio qualcosa, e mi metto la tuta da pioggia anche se c'e' il sole, per vedere se il vento gelido la smette di entrarmi dappertutto. Poi provo a ripartire in discesa. Ma la discesa e' poca, e il vento impedisce alla moto di partire. Maledizione. Scendo e provo a metterla in moto a spinta, nel falsopiano. Quando la moto ha preso una discreta velocita' lascio la frizione. Non l'avessi mai fatto. La moto parte e non riesco a tenerla, pesante com'e'. Mi cade in mezzo alla strada, e sono alle spalle di un dosso. Se arriva una macchina mi investe in pieno. Inoltre la benzina esce dal serbatoio e bagna il motore caldo. Basta un niente e mi prende fuoco. Sono terrorizzato. Con uno sforzo rialzo la moto e mi sposto di lato, appena prima che arrivi una macchina. Mi riposo un attimo, meravigliato di essere riuscito a rialzarla cosi' velocemente. Poi provo a ripartire in discesa, aiutandomi anche con i piedi. Dopo un tentativo fallito, il secondo a malapena riesce. Cosi' riparto deciso a non commettere piu' errori. Il mio unico pensiero e' riuscire ad arrivare sano e salvo, possibilmente con la moto, al traghetto. Il traghetto rappresenta la mia salvezza. Non ho mai sentito la mia vita in pericolo come in questo momento. Il vento non mi da tregua. Quando mi ritrovo a pensare che un vento piu' forte di cosi' e' impossibile, ecco che subito e' ancora piu' violento. Sembra che non ci siano limiti alla violenza del vento. Se arrivasse un colpo di vento che mi sollevasse e mi sbattesse a 50 metri di distanza non mi meraviglierei. La natura mi sta proprio mostrando tutta la sua forza. Siamo proprio delle piccole cose, noi uomini............ Sono ancora distante 200 km da Akureyri, e potrei fermarmi in un ostello che c'e' qui in questo posto sperduto. Ma non e' la cosa migliore, penso, nel caso avessi bisogno di aiuto per riparare la moto. Inoltre devo accorciare la distanza dal traghetto. Voglio assolutamente arrivarci entro mercoledi'. Non sono sicuro di rivedere l'Europa fino a che non sono al porto, che e' lontano 700 Km. Un'immensita', in queste condizioni. Quando faccio benzina la moto riesce a non spegnersi, per fortuna. Il vento non accenna a diminuire, ed e' sempre piu' freddo anche perche' adesso e' nuvoloso. Per fortuna ogni tanto un qualche monte tra la strada e il mare attenua la violenza del vento, cosi' riesco a fermarmi un altra volta dove c'e' un dosso, e mangiare qualcos'altro. La strada comunque adesso attraversa regioni piu' aspre e desolate delle precedenti, dove almeno c'era qualche casa ogni 20 30 km. Ed e' anche sterrata. Il paesaggio meriterebbe anche delle foto, ma e' troppo rischioso fermarsi. Potrebbe spegnersi la moto. So che me ne pentiro' se non faccio qualche foto di questi panorami, quando e se tutto finira' bene, ma adesso non debbo pensarci. Non posso e basta. Sulla strada sterrata il vento mi sballonza piu' che prima, perche' vado piu' piano. A valle c'e' anche il precipizio, per diverse decine di Km, e mi vedo morto almeno due volte. Poi non so come riesco a tenere la moto in strada, e proseguo. Comincia anche a piovere, 50 Km prima di Akureyri. Sono preoccupato che non ci sia posto in ostello. Sarebbe il massimo della sfortuna. Ma non ci sono limiti alla sfortuna, sto imparando, cosi' non mi meraviglierei se fosse pieno e mi toccasse andare in campeggio. Finalmente alle 19 arrivo ad Akureyri, e fortunatamente c'e' posto all'ostello. Sono sconvolto, scarico la moto sotto l'acqua e mi cuocio qualcosa di sostanzioso. Per fortuna poco dopo arrivano due simpatici fratelli tedeschi che parlano benissimo l'inglese, e mi tranquillizzo parlando con loro. Viaggiano in autobus, e vogliono fare delle cose strane in Islanda, tipo andare 4 giorni nel punto piu' a settentrione (dove non abita nessuno) per camminare, e anche attraversare a piedi un pezzo di ghiacciaio nel sud dell'isola. Comunque loro sono in due ed e' diverso, penso. Comunque il mio umore e' decisamente migliorato, Sara' perche' a raccontarle certe avventure diventano anche piacevoli. Ma e' anche perche' adesso sono al caldo e coperto, e ho mangiato. Sono queste le necessita' fondamentali della vita, mi accorgo. Altro che balle. Inoltre il traghetto non e' poi cosi' lontano. Mancano 350 Km, e sono ottimista sulle possibilita' di riparare la moto, domani.

Lunedi' 20 luglio 1992

Mi alzo di buon umore. Dopo un'abbondante colazione, approfittando che non piove anche se e' molto nuvolo, smonto la moto. Risolvo bene il guasto. Si era staccato il filo che avevo interrotto sabato per risolvere l'altro problema. La colpa era mia piu' che della moto, che ieri poverina si e' presa tanti accidenti che non merita. Ho fatto male a perdere fiducia nella moto, penso. In fin dei conti non mi ha mai lasciato a piedi veramente. Il tempo e' veramente brutto. Vado in centro e riesco a trovare delle bellissime cartoline, anche se sono care come a Reykjavik. Qui pero' posso pagarle con la VISA. Faccio anche un po' di spesa, cosi' decido di stare un altro giorno fermo nell'ostello, per riposarmi. Ho anche un mal di schiena tremendo. Probabilmente uno strappo quando ho rialzato la moto caduta. Nel pomeriggio, dopo un ottimo pranzo, perdo tre ore nello scrivere le cartoline. Ho veramente un sacco di amici che meritano una cartolina. Ho letto una frase non ricordo dove, che diceva: a friend is one of the nicest things you can have, and one of the best things you can be (un amico e' una delle cose piu' belle che puoi avere, e una delle cose piu' grandi che puoi essere). Sono un orso particolare, con un sacco di amici. Stendo anche la tenda ad asciugare all'interno dell'ostello, e preparo anche qualcosa da mangiare per il giorno dopo. Soprattutto mi preparo un'ottima macedonia, che pero' non resisto e me ne mangio meta' subito. Il resto del tempo passa velocemente a scrivere il diario di queste avventure, e a leggere la guida a proposito delle cose da vedere domani. Molte ed interessanti. Spero sia bel tempo. Nell'ostello c'e' anche un islandese che vive non lontano da Reykjavik. Ha l'aspetto un po' pazzo, e parla male l'inglese. Pero' e' simpatico. Sta andando in un posto sperduto, ad est, per prendersi un periodo di relax. Pensa te se un islandese ha bisogno di attraversare tutta l'isola per trovare un posto dove stare in relax e solitudine. Roba da matti. Nell'ostello c'e' anche una giovanissima coppia. E' difficile vederli, perche' stanno tutto il giorno chiusi in camera. Escono solo una volta per mangiare, e anche mentre mangiano lasciano immaginare quello che succede quando sono dentro. Mi ritrovo a pensare che quando sbarchero' in Danimarca andro' tre o quattro giorni a Copenaghen prima di tornare in Italia. Ho bisogno di avventure anche di tipo diverso da quelle vissute finora.....

Martedi' 21 luglio 1992

Dopo aver salutato l'islandese, che pretende di farmi una foto mentre suono la sua fisarmonica "made in Italy", imbuco le cartoline (47) e parto. Non e' caldo, perche' ci sono 6 gradi, ma la strada e' asfaltata. Faccio anche 40 km in piu' perche' mi sbaglio strada. Tira il vento ma spesso l'ho alle spalle cosi' guidare non e' troppo duro. Arrivo in breve alla cascata di Godafoss. Il freddo e' sempre piu' intenso. Ci saranno si e no 3 gradi, e nonostante il giubbotto invernale e la tuta devo mangiare continuamente della cioccolata, per tenermi su. Alla cascata rivedo anche i ragazzi italiani che avevo conosciuto a Berunes, il primo giorno di Islanda. Dopo la cascata la strada e' sterrata, e comincia anche a piovere. C'e' anche la nebbia, e la strada e' una poltiglia viscida. Anche per colpa delle gomme, non certe adatte, devo andare veramente piano. Non piu' di 20 30 km/h, e spesso rischio di cadere ugualmente. I 300 Km che mi separano dal traghetto, che mi sembravano ormai pochi, immediatamente diventano moltissimi. Se la strada e' tutta cosi' auguri. In mezzo alla nebbia arrivo al lago Mywatn, uno dei posti piu' belli di tutta l'Islanda. Ma non si vede molto, per colpa della nebbia. Incontro due motociclisti tedeschi che stanno lasciando il campeggio. Hanno delle moto attrezzate per il fuoristrada, ma mi raccontano che anche loro all'interno non sono potuti andare molto lontano. Ci sono dei guadi di oltre un metro di profondita', e strade sabbiose dove e' impossibile stare diritti. Ci vuole una macchina 4 x 4 attrezzata veramente bene. Facciamo un po' di strada assieme, diretti alla cascata di Dettifoss, ma nella zona del lago Mywatn ci sono troppe cose che io voglio vedere, cosi' ci separiamo presto dandoci appuntamento sul traghetto di Giovedi'. Nel frattempo per fortuna smette di piovere. La prima sosta e' la pianura dei castelli neri, una depressione dove un tempo c'era un lago di lava liquida che si e' abbassato improvvisamente lasciando delle emergenze dalle forme piu' strane. Perdo piu' di un'ora camminando forse per 3-4 Km. Poi visito una regione desertica poco lontana , un campo di lava dove c'e' anche una spaccatura dalla quale escono dei vapori provenienti da delle piscine bollenti interne. Un altra spaccatura, meno impressionante, ha all'interno delle piscine con acqua tiepida e c'e' anche gente che fa il bagno. Poco lontano c'e' un vulcano attivo e anche una centrale elettrica che sfrutta il calore del sottosuolo. Di fianco alla centrale c'e' un lago di acqua calda, di uno strano colore azzurro per via dei minerali disciolti. Conosco anche un motociclista svizzero, e per un po' facciamo anche qualche Km assieme. Poi lui torna indietro perche' vuole campeggiare, per via del freddo. Io invece visito la zona di Namaskardi, poco lontano. E' una distesa desertica, da cui dal terreno escono continuamente a pressione vapori bollenti in grande quantita'. Si ha l'impressione di camminare sul coperchio di una immensa pentola a pressione. Ci sono anche molte zone di terreno caldissimo, con pozze di argilla fusa bollente. Nel complesso il paesaggio non sembra appartenere a questo mondo. La strada e' sterrata, ma per fortuna nella maggioranza dei tratti e' asciutta. I tratti bagnati sono comunque molto impegnativi. Proseguo verso est, intenzionato a visitare anche la cascata di Dettifoss. La zona e' desertica, inoltre molti tratti stradali sono in riparazione e la ghiaia non e' compatta, cosi' e' molto difficile superarli in moto. Inoltre e' sempre piu' freddo, e comincia a spiovviginare. Al bivio per Dettifoss ci sono le uniche case nel raggio di 100 Km, e danno anche da dormire. Sarebbe da pazzi non fermarsi. L'alloggio e' veramente economico, anche se manca l'acqua calda in bagno. Pero' c'e' la cucina. Inizialmente c'e' poca gente, poi pian piano la casa si riempie anche troppo. Ci sono tedeschi, olandesi, uno svedese e altri di cui non capisco la nazionalita'. In tutto prima di sera siamo in 16, in uno spazio utile per 8. Ma come si fa a lasciare gente fuori con un tempo simile ? Cosi' nessuno protesta, la solidarieta' prevale. Comunque gli ultimi arrivati prevedono gia' di dormire in cucina. Sono quasi tutti ciclisti, o viaggiano in autobus. La temperatura fuori e' ora di 2 gradi, e gli ultimi arrivati, che vengono proprio da dove devo andare io domani, ci dicono che nel passo in montagna sta nevicando. E' incredibile, e' il 21 luglio. Ma questa e' l'Islanda. Io sono veramente preoccupato. Non manca molto al traghetto, 160 Km, e ho un giorno e mezzo di tempo, pero' potrei non riuscire ad arrivare se la strada sara' come quella di stamattina con in piu' la neve. Veramente qui non c'e' limite al maltempo, anche d'estate. Comunque passo la serata a leggermi un libro che ho preso con me dall'Italia. Fra tanta gente c'e' anche una ragazza olandese molto carina, a cui non passo inosservato. Ma sono imbarazzato in mezzo a tanta gente, anche perche' tutti parlano l'inglese meglio di me. Cosi' l'unica cosa che facciamo e' scambiarci continuamente occhiate, e poche parole durante la serata. Poco prima di andare a dormire la saluto che siamo un po' in disparte, e comincia a chiedermi un sacco di cose, le piu' banali. Vorrebbe conoscermi meglio, e probabilmente lo vorrei anch'io, ma ormai e' troppo tardi e la preoccupazione per domani e' troppo forte. Cosi' vado a letto, con dispiacere mio e suo. Pazienza.

Mercoledi' 22 luglio 1992

Mi alzo prestissimo, perche' voglio avere tutto il tempo possibile a disposizione per arrivare al traghetto. Il termometro fuori dalla finestra indica 0 gradi, e i campi sono infarinati di neve. Anche sopra la moto e' caduta un po' di neve. Alle 9 sono pronto a partire, mentre fuori infuria una bufera di neve e vento. Sono veramente preoccupato. Se qua nevica cosi', chissa sulle montagne. E chissa quanta neve ci sara' sulle strade. Invidio quasi i ciclisti che alle 11 metteranno le bici sull'autobus e via, senza problemi. Saluto tutti gli altri che sono appena svegli, molti ancora nei sacchi a pelo, olandesina compresa, e parto dopo aver fatto scorta di benzina e cioccolate. Sono pronto a tutto, vedremo. Mi sono vestito molto bene, cosi' il freddo non lo sento moltissimo, anche perche' il vento e' calato. Solo alle mani ho veramente freddo, perche' non ho guanti adatti. Quando mi fermo metto i guanti sulle marmitte in modo che si scaldino, per scaldarmi cosi' le mani. La faccia e' un problema diverso, perche' non posso chiudere la visiera altrimenti si appanna. La neve nel naso non e' un piacere, ma si resiste (cos'altro, altrimenti ???). La strada pur essendo non asfaltata e' comunque con la ghiaia, cosi' anche bagnata non e' viscida e riesco ad andare almeno a 50 Km/h. Nevica ma nella strada non attacca, fortunatamente. La strada poi sale sui passi montuosi, e qui invece la neve e' anche nella strada. Il passaggio di un qualche veicolo prima di me e' stato comunque sufficiente a infradiciarla, cosi ' con molta cautela riesco a fare anche questi incredibili 20 Km di deserto innevato. La temperatura dell'aria probabilmente e' sotto lo zero, perche' il cartello stradale e' ricoperto di ghiaccioli. Superati i monti la neve sparisce, e anche se si rialza il vento si procede abbastanza bene. Pian piano il paesaggio desertico e sabbioso lascia il posto a una distesa leggermente piu' ospitale, dove posso intravedere qualche pecora. Anche se sono sicuramente selvatiche, sono comunque un segno tranquilizzante, indice di condizioni ambientali leggermente migliori. Sono ormai a una cinquantina di Km da Egilsstadir, dove completero' il giro ad anello dell'isola, e la strada segue il lungo corso di un fiume scavato nella roccia sottostante. Riappaiono anche le fattorie, ogni 10 - 20 Km. Una addirittura ha anche un modesto campo da calcio. Vorrei sapere chi ci gioca, ci sono 4 case nel raggio di 20 Km. Comunque...... Negli ultimi 30 Km la strada e' solamente troppo ghiaiosa e polverosa, anche perche' davanti ho un autotreno che fila sparato. Impossibile da superare, meglio fermarsi anche perche' c'e' una cascatella discreta. A mezzogiorno, molto prima della pessimistica previsione della mattina, sono a Egilsstadir. Nel supermercato mi rovino per comperare da mangiare appena per due giorni. Pero' incontro nuovamente gli italiani con il camper che mi avevano aiutato a Skogafoss, e ci diamo appuntamento di nuovo sul traghetto. Poi vado a Seysfjordur. Nell'ostello mi hanno tenuto il posto, perche' fortunatamente erano riusciti a capire il messaggio che da Akureyri avevo lasciato nella segreteria telefonica. Mi hanno messo in camera con altri tre italiani, di Torino. Sono due ragazzi e una ragazza, sui 30 35 anni, abbastanza simpatici. Si parla di un sacco di cose, anche perche' si parla in italiano. Uno dei due fino ad un anno fa faceva il mio stesso lavoro, che gli piaceva piu' di quello che fa adesso, cosi' per nostalgia si parla anche di lavoro. Ma debbo dire la cosa non mi disturba. Quando il lavoro piace a sufficienza, non e' spiacevole parlarne anche se si e' in ferie. Nell'ostello conosco anche una coppia di svedesi. Lei ha un piede ingessato perche' il vento l'ha sbattuta fuori strada ed e' caduta. Torneranno attraverso la Scozia ma staranno un po' ad Aberdeen per via del piede ingessato. Gli lascio la cartina della Gran Bretagna, che non userei piu', e gli do' preziosi consigli sulle belle strade scozzesi che ho fatto una decina di giorni fa. Un'altra simpatica coppia di motociclisti nell'ostello sono francesi, di Marsiglia. Guidano entrambi due moto identiche, due Honda transalp 600, e sono rimasti in Islanda tre settimane. In tutto quel tempo hanno avuto solo 6 giorni di pioggia. 6 giorni su 21 sono accettabili, penso, ma non 6 su 7 come invece e' successo a me. Lei e' molto carina, e ha un aspetto delicato che non da' l'idea della forza che probabilmente deve avere dentro. Un viaggio in moto da Marsiglia con una permanenza di tre settimane in Islanda non e' una cosa da tutti, soprattutto donne. Che infatti sono rare, a parte qualche tedesca che comunque all'aspetto e' molto meno femminile. Invidio sinceramente il francese, con il quale comunque stringo subito amicizia. Prima di andare a dormire mi cuocio anche una bella frittata di 10 uova che, nelle intenzioni, deve durarmi per tre o quattro giorni. Mi faccio anche un'altra bella macedonia, perche' anche il mangiare cose buone e' una soddisfazione della vita da non trascurare.

Giovedi' 23 luglio 1992

Dopo aver preparato la moto e fatti i 200 metri che mi separano dal porto, comincia l'attesa per l'imbarco. La nave e' in ritardo. Pian piano il parcheggio si riempie di auto e moto, poi ci fanno tutti uscire e rientrare perche' ci devono controllare i biglietti. Sono veramente male organizzati. Comunque anche se la cosa e' spiacevole serve a far passare un po' di tempo. Parlo con la coppia francese, con gli italiani del camper e quelli di Torino con cui ho dormito, e rivedo anche i due ragazzi in viaggio di nozze che si sono imbarcati con me a Scrabster. Loro hanno fatto il giro dell'isola in senso antiorario, anche se inizialmente volevano farlo in senso orario, perche' hanno seguito i miei consigli. Hanno sempre trovato bel tempo. Io maledizione ho seguito i consigli del motociclista belga, e non posso dire altrettanto. Casi della vita. Rivedo anche i due motociclisti tedeschi conosciuti due giorni prima al lago Mywatn. Nell'attesa dell'imbarco mi guardo ben bene le moto, tutte con soluzioni personali diverse e alcune interessanti. In tutto sono 44, di cui 18 BMW, tutte da enduro e con motore boxer simile al mio. Non c'e' nemmeno un italiano. Sto pensando adesso che non ho visto una moto italiana su tutta l'isola, e nemmeno sul traghetto di andata. A dire il vero sono poche anche le automobili italiane. La maggioranza dei turisti sono tedeschi e francesi, ma anche norvegesi e danesi. C'e' un freddo cane, pero' e' incredibilmente sereno. Sembra quasi che voglia prendermi in giro. Sempre pioggia, e adesso che me ne vado c'e' il sole.

Finalmente alle 11 la nave arriva. Impiegano un sacco di tempo a scaricare le auto e le moto, anche perche' come quando sono arrivato parte delle moto e' stata messa sul ponte della nave e devono scaricarle con la gru. Poi viene il nostro turno, ma fortunatamente stavolta per le moto c'e' posto dentro alla nave. Alle 15 partiamo. Visito la nave e passo un paio di ore a chiacchierare e mangiare con i due motociclisti tedeschi. Il mare e' abbastanza calmo fino alle 20, poi comincia ad essere mosso. Siamo seduti al bancone del bar sulla nave, e vi restiamo fino alle 23, un po' perche' seduti sentiamo meno il moto delle onde, un po' perche' la biondina dietro il banco e' molto carina ed e' un piacere osservarla lavorare. Alle 23 a fatica andiamo a dormire. Questa volta ho la cuccetta ed e' una fortuna, perche' arrivo a malapena a sdraiarmi prima che mi venga la nausea. Il mare e' veramente mosso, e anche sdraiato lo sento moltissimo. Molto spesso la nave oltre a ballare trema tutta, con un rumore di metallo poco tranquilizzante. Sembra che debba spezzarsi. Non siamo in aereo, penso, e la nave anche in caso di avaria puo' galleggiare. Comunque siamo sempre in mezzo all'oceano e l'acqua non deve essere caldina...... Pian piano, a fatica, mi addormento

Venerdi' 24 luglio 1992.

Il mare continua ad essere mosso, ma alle 9 arrivati alle isole FaerOer dobbiamo scendere per spostare le moto. Devono infatti scendere tutte le auto diretti in Scozia e in Norvegia. La mia moto e' caduta per colpa degli scossoni, nonostante l'avessi legata. Si e' anche rotto il fanale, e ha rotto anche il fanale di una bicicletta dietro. E' l'unica moto che e' caduta, e faccio anche la figura del pivello che non lo sono. Comunque...La biondina del bar esce dal traghetto e si porta dentro la nave un vichingo che l'aspettava fuori. Io e i tedeschi ci guardiamo sconsolati. Non ne uscira' che poco prima la partenza, lasciandoci immaginare tutto. Maledizione. Quando hanno finito di ricaricare le auto ci fanno salire nuovamente. Stavolta la moto la lego come un salame, poi fin che la nave e' ferma nel porto vado a mangiare qualcosa. E faccio bene, perche' appena riparte ricomincia a ballare peggio che il giorno prima. Torno a letto, sdraiato, e vi rimango perche' appena provo a mettermi seduto mi viene la nausea. Smangiucchio qualcosa ogni tanto, ma il tempo non passa mai e prima di sera mi ritrovo che ho mangiato tutta la frittata di 10 uova. Maledizione, staro' male. Sono troppe. Vedremo La notte e' lunga, anche perche' non ho piu' sonno. Inoltre a forza di stare sdraiato mi e' venuto un mal di schiena tremendo.

Sabato 25 luglio 1992

Alla mattina la nave e' stranamente ferma. Provo a mettermi seduto e ci resisto, cosi' mi alzo e faccio colazione. Il mare e' un olio. Mai visto un mare cosi' fermo. Passo il tempo a leggermi il mio libro e a parlare con gli italiani del Camper. Finalmente alla sera alle 18 arriviamo al porto di Hanstholm, in Danimarca. Parto in compagnia della coppia francese, e dopo circa 200 Km cerchiamo da dormire, anche perche' sono gia' le 20. Il primo ostello e' pieno, il secondo un po' piu' a sud ha posto, anche se e' carissimo. Inoltre mi accorgo che sulla nave mi hanno dato di resto una banconota che ha validita' solo sulle isole FaerOer, cosi' praticamente sono anche senza soldi. Maledizione. I francesi pagano per me e io gli do delle lire. Dopo aver chiacchierato un po' la sera fino a che un crucco intollerante viene a protestare, andiamo a letto.

Domenica 26 luglio 1992

I francesi partono prestissimo, alle 7.30, perche' vogliono fare almeno 800 Km. Nonostante l'aspetto delicato e' soprattutto la ragazza che decide, mi accorgo. E sembra sapere veramente il fatto suo. Non deve essere impossibile scaricare qualche responsabilita' a qualcuno, se ti puoi fidare. Il piu' e' trovare qualcuno che la meriti, la fiducia. Questo e' cio' su cui mi trovo a riflettere quando li saluto con la promessa di scrivergli. Io parto poco dopo, alle 8, e a 150 Km/h sull'autostrada in un attimo sono al traghetto che collega le due isole della Danimarca. Il traghetto impiega circa un'ora a fare la traversata. In mezzo al mare, per qualche Km, si spinge un ponte in costruzione che arrivera' a sostituire il traghetto. Veramente grandioso. Lo sbarco e' rapidissimo, non essendoci frontiere, e prima di mezzogiorno sono a Copenaghen. Trovo senza molte difficolta' il campeggio, anche perche' e' la terza volta che ci vado. Il tempo si mantiene bello. La temperatura e' mite. Dopo aver girato un po' il campeggio mi piazzo in una posizione strategica, vicino al sentiero che fanno in molti per andare ai servizi. E' uno dei modi migliori per conoscere qualcuno in un campeggio, dove altrimenti sei completamente isolato. Ho anche di fianco una tenda dove ci sono tre ragazze svedesi, che mi guardano da quando sono arrivato, probabilmente per via della moto e perche' sono italiano. Una non e' male, anche se devono essere tutte piu' vicine ai 30 che ai 20. Comunque fra la mia tenda e la loro c'e' un'altra tenda, cosi' non ho pretesti per avvicinarle.. Dopo uno sprazzo di vivacita' con la ragazza della reception sono diventato un po' orso, a dire il vero, cosi' passo il pomeriggio senza dire niente a nessuno e a riposare nella tenda. Sono un po' malinconico, e non mi sento molto in forma, probabilmente per via delle 10 uova mangiate sulla nave........ Alla sera mi cuocio la pasta, che sono giorni che non mangio, e anche Wurstel. Mi faccio anche un caffe e cosi' facendo finisco il gas. Nello shop mi dicono che il mio tipo di bombola non e' ricaricabile in Danimarca. Maledizione, sono anche senza gas. Poi vado in centro a Copenaghen, che ormai conosco anche troppo. La strada pedonale e' piena, soprattutto di turisti. Molte belle ragazze, ma decisamente un numero di turisti troppo elevato per i miei gusti. La maggioranza sono gruppi di italiani con un chiaro obiettivo, non molto diverso dal mio. Qualcuno (pochi) ha anche agganciato, altri (moltissimi) fanno solo del casino. Cosi' gironzolo da solo senza scambiare parola con nessuno. Una ragazza, molto carina, si sta facendo fare una caricatura da un orientale che non e' capace. Mi sorride piu' volte, mentre sono fermo ad osservare come procede il disegno. Ma il tipo impiega troppo tempo, e sono ormai a disagio a continuare a guardare e sorridere senza potere fare altro. Cosi' riprendo a camminare. Vado anche al crasnapolsky, un pub mi ricordo pieno di vita, ma e' praticamente vuoto. Forse e' perche' la domenica sera non e' una serata particolarmente viva. Bevo una birra mentre mi leggo qualcosa su Copenaghen poi torno al campeggio. Ma ho dormito il pomeriggio e ho preso un caffe, cosi' mi addormento tardissimo e dormo anche male. Ho anche freddo. Si', decisamente questo sacco a pelo devo proprio regalarlo quando torno............

Lunedi' 27 luglio 1992

Mi alzo verso le 9. Le svedesi continuano a guardare spesso dalla mia parte, ma stanno smontando la tenda. Dopo una pessima colazione comincio il mio giro turistico in Copenaghen. Per prima cosa vado a visitare la birreria Carlsberg. La guida parla inglese troppo velocemente, cosi' capisco poco anche se quello che vedo e' molto interessante. Soprattutto mi colpisce il reparto imbottigliamento, dove migliaia di bottiglie vengono spostate su nastri che assomigliano a svincoli stradali. Non un incidente, le bottiglie una ad una alla fine sono inscatolate. Veramente interessante, ma ancora piu' interessante e' la guida stessa, una ragazza bionda molto carina. Si e' accorta che mi piace, da come risponde ai miei sguardi mentre spiega, ma non ci sono le condizioni per qualcosa di piu'. Pazienza. Al pomeriggio vado nella strada pedonale e comincio a passeggiare. C'e' molta piu' gente, perche' i negozi sono tutti aperti. La presenza dei turisti si avverte meno, perche' ci sono piu' residenti. Anche il numero, e la qualita', delle ragazze carine e' aumentato notevolmente. Comunque l'impressione complessiva e' che si fanno i fatti loro senza preoccuparsi di chi incontrano. Avevo avuto una sensazione decisamente opposta lo scorso anno. Comincia anche a piovere e io ho lasciato la giacca sulla moto perche' era troppo caldo. Cosi' mi giro una serie di grandi magazzini piu' che altro per stare dove non piove. Per caso le splendide curve che mi trovo davanti appartengono proprio alla stessa ragazza che la sera prima mi sorrideva mentre le facevano la caricatura. Cosi' per un po' divento la sua ombra. Se mi ha notato ieri sera non puo' non notarmi adesso, e adesso le condizioni ci sono per parlargli. E' veramente un caso reincontrare una persona in una citta' cosi' grande. Che sia un segno del destino ? Magari, e invece lei non si accorge che ci sono, o se si accorge non lo da a vedere, segno che non mi aveva notato o non gli interesso abbastanza. Pazienza. Riprendo a camminare e devo per forza starmene anche sotto l'acqua. Vado fino alla sirenetta, che avevo visto l'ultima volta solo nove anni fa quando fui a Copenaghen di ritorno da Capo Nord. Continua a piovere e pian piano mi bagno tutto. Un po' di ristoro lo trovo visitando la torre circolare, dalla cui sommita' si vede Copenaghen dall'alto. Ma piove e lo spettacolo non e' esaltante, soprattutto per me che sono bagnato e ho freddo. Alle 17 ne ho abbastanza, anche se abbandono a malincuore il centro pedonale dove, se non altro, della bella roba se ne vede continuamente.......Sono ormai piu' di 35 ore che non parlo con nessuno e la cosa mi immusonisce. La prospettiva poi di andare in campeggio, cosi' bagnato, senza poter cucinare, e' allucinante. Cosi' senza troppe speranze provo ad andare all'ostello, poco lontano, per vedere se hanno posto. Incredibilmente si', cosi' vado in campeggio per smontare la tenda. Ci sono tende nuove intorno. Due donne sulla quarantina, probabilmente tedesche dell'est o qualcosa di simile, hanno la tenda attaccata alla mia e mi sorridono continuamente. Ma cosa vogliono da un ragazzino come me? Sono anche brutte, problema molto piu' grave che la loro eta' sulla quale, forse, passerei anche sopra ........Comunque mi guardo bene dal rispondere oltre il minimo ai loro inviti sottintesi e smonto in fretta la tenda anche perche' a tratti continua a piovere. Pagato il campeggio vado all'ostello. Stanno uscendo tre ragazzi di Modena su una Fiat Uno, e vedendomi compaesano, almeno dalla targa della moto, mi fanno tante feste. Sono molto allegri, piu' giovani di me e sono a nord con un preciso obiettivo (nel vetro posteriore della loro auto troneggia un grande cartello: "MODENA - OSLO - MODENA Vagina Trophy 1992) Non hanno pero' concluso molto, mi dicono. Scaricata la moto preparo per cucinarmi la cena, ma all'ostello mi dicono adesso che non c'e' la cucina. E il loro servizio di kafeteria e' gia' chiuso. Maledizione, io che sognavo gia' un piatto di spaghetti. Cosi' mi mangio le cose che ho, facendo delle combinazioni alimentari allucinanti (formaggio con pesche e wurstel, cornflakes e latte). Anche la doccia non mi aiuta a rilassarmi, perche' e' fredda. Ancora maledizione. Scendo di sotto a scrivere il diario di questi giorni. Il 90 per cento degli ospiti dell'ostello sono italiani. Come succede dove c'e' troppa gente difficilmente ci si considera al di fuori del gruppo, cosi' non parlo con nessuno. Fa eccezione una cinese nel mio stesso tavolo che sta facendosi da sola le cartoline all'acquarello, copiandole da cartoline vere. Sono oscene ma per gentilezza debbo dire che mi piacciono. Verso le 23 arrivano anche i tre modenesi, che sono stati in centro. Parliamo e scherziamo a lungo, fino a che un tedesco viene ad avvertirci che nel parcheggio hanno rotto uno dei vetri della Fiat Uno. Hanno rubato la radio e anche la giacca di uno dei tre. La cosa piu'grave e' che dentro la giacca c'e' il portafoglio con la carta di credito e la patente. La polizia, sentita telefonicamente, non ha voglia di venire sul posto cosi' loro debbono andare di persona. Io rimango per un po' a parlare con un greco che e' fuori e non puo' entrare all'ostello, perche' e' pieno. Ha la tenda al deposito bagagli della stazione, che e' chiuso (e' l'una di notte) e prevede di aspettare la mattina fuori dall'ostello. Ma e' facile che piova, e non e' caldo. C'e' sempre qualcuno che sta peggio di noi, penso. Per un po' aspetto che tornino i tre modenesi. Poco lontano dal mio tavolo tre ragazzi italiani poco piu' che ventenni, dall'accento meridionale, parlano a proposito delle ragazze nordiche. Anche loro come i modenesi hanno un solo e chiaro obiettivo. Devono essere al nord per la prima volta, credo, e mi diverte ascoltare le cazzate che dicono. Probabilmente si sono accorti che sono italiano anch'io ma evitano di chiedermelo. Stanco di aspettare i modenesi vado a letto, senza avere ancora deciso se tornare direttamente in Italia per la solita strada, via Amburgo, oppure andare a Berlino e poi a Praga. Vedro' con il tempo di domani.

Martedi' 28 luglio 1992

Alla mattina presto parto che c'e' il sole, ma il vento mi disturba soprattutto nell'attraversamento autostradale sui lunghi ponti che collegano insieme le isole danesi. Nel frattempo ho deciso di passare per Berlino, cosi' mi dirigo al traghetto che va a Rostock, nella ex germania-est. Sono fortunato perche' il traghetto parte praticamente subito, ma anche e soprattutto perche quando arrivo sulla nave ci sono altri motociclisti interessanti. Sono due ragazze e un ragazzo, vestiti in pelle invecchiata con moto d'epoca. Il ragazzo ha piu' di trentanni, le ragazze intorno a venticinque, o cosi' mi sembra, Nel complesso hanno uno stile molto diverso dal mio, ma sono simpatici e subito mi salutano calorosamente. Io, stranamente cordiale per il mio carattere, sono ancora piu' espansivo e mi unisco a loro sul traghetto. Ma non e' poi tanto strano il mio comportamento, considerando che una delle due ragazze, quella che viaggia da sola guidando la moto, mi piace molto. Ha i capelli color rame ed e' alta come me. Ma soprattutto mi piace il suo modo di sorridere. Da come mi fissa e mi ascolta direi che gli interesso, e la cosa mi fa molto piacere. Tanto che mi ritrovo a parlargli continuamente, divertendola, per tutte le due ore del traghetto. Gli altri due ogni tanto siedono con noi ogni tanto gironzolano per la nave, scambiandosi affettuosita'. Potrei quasi pensare che ci lasciano soli. E' evidente che loro sono la coppia e lei e' da sola, credo di capire. E quindi mi aspetto che lei mi proponga (o almeno mi induca a proporre) di continuare il viaggio con loro. Loro infatti stanno andando ad Istanbul, e quindi faremo piu' o meno la stessa strada, fino a Praga. E mi sono preoccupato di dirgli che non ho deciso niente a proposito dei giorni che mancano da qui a sabato. Quattro e' meglio di tre perche' e' divisibile per due, penso, sperando sia la stessa cosa che pensa lei. Ma non succede niente. Io tengo troppo alla mia immagine di orso solitario per proporre da solo di aggregarmi a loro, anche perche' solo dopo due ore di conversazione mi accorgo che la mia idea iniziale e' sbagliata. Infatti imparo che non e' Cristhine a guidare la moto da sola, ma l'altra ragazza, che si chiama Ingrid, anche lei carina. Christine viaggia seduta dietro al ragazzo di Ingrid, e la cosa e' perlomeno strana. Cosi' allo sbarco ci salutiamo, con la prospettiva di non vederci piu'. Con le loro moto hanno infatti un modo di viaggiare molto piu' lento del mio, e se mi unissi a loro lungo la strada non potrebbe essere per caso. Mi dispiace ma non vedo altre soluzioni, a meno che non li raggiunga per caso sulla strada stasera o domani. Ma le probabilita' che questo accada sono pochissime, considerando che Berlino e' una citta' grandissima. La speranza comunque e' l'ultima a morire. Perdo un sacco di tempo a Rostock per trovare una banca dove cambiare i soldi. Poi mi incammino verso Berlino lungo le strade normali, anche perche' c'e' il vento e guidare in autostrada non e' divertente. Molto meglio invece la statale, che per lunghi tratti e' un lunghissimo viale alberato. C'e' traffico ma in moto vado abbastanza bene. Le auto sono quelle tipiche dei paesi dell'Est, una tecnologia vecchia di quarant'anni rispetto alle auto occidentali. L'immagine complessiva e' di poverta'. Arrivo a Berlino senza aver reincontrato i danesi, un po' dispiaciuto anche se preparato. Quando arrivo non riesco ad orientarmi perche' la misera cartina di Berlino che ho e' troppo piccola e non comprende la periferia. Per fortuna un motociclista con un BMW si ferma e si offre di aiutarmi. Telefona (telefono nella moto!!!) ad un amico per sapere dov'e' l'ostello che sto cercando. Ma l'amico non c'e', cosi' mi accompagna fino in centro dove c'e' il Tourist Information. Veramente molto gentile. Dall'ufficio informazioni, altrettanto gentili, mi prenotano per telefono un posto nell'ostello. Sto andando all'ostello e non ho fatto neanche un centinaio di metri quando, e' incredibile, vedo i tre danesi al lato della strada. E' quasi troppo bello per essere vero, mi fermo e gli offro di seguirmi all'ostello. Stavolta se e' interessata non ha scuse. Ma mi dicono che e' caro, cosi' decidono di andare loro stessi al centro informazioni a cercare qualcosa di piu' economico. Piu' economico di cosi' e' difficile, gli dico, e comunque se vengono dove vado io li vedro'. Un po' mi dispiace se non vengono, ma meno di quando ci siamo separati sul traghetto. Alla mattina infatti poteva essere stata una occasione mancata, perche' nessuno aveva dato all'altro la scusa per unirsi nel viaggio. Adesso la scusa c'e', e al massimo perdero' un'occasione che non c'e' mai stata. Quindi se non vengono amen. Nonostante la cartina dettagliata non e' segnata la strada dove c'e' l'ostello. Cosi' quando sono in zona chiedo aiuto ad una signora con bambina che, molto gentile, mi fa strada con la macchina. Scarico la moto e porto i bagagli in camera, un quarto piano che non arriva mai. Poi parlo un po' con ragazzi e ragazze italiane di Trento mentre mi rassegno che la danese non la vedro' piu'. Penso un po' sul da farsi, se andare a letto o uscire per vedere Berlino by night, poi decido per il letto perche' non sono molto in forma. E' caldo e la cosa un po' mi disturba.

Mercoledi' 29 luglio 1992

Alla mattina dopo aver preparato la moto faccio colazione. Mi siedo ad un tavolo dove c'e' una ragazza sola e cominciamo subito a parlare. La ragazza e' mora, ne bella ne brutta ma molto simpatica. Viaggia da sola ed e' greca, di Atene. Parliamo moltissimo, mi chiede un sacco di cose e sicuramente gli piaccio. Non ho mai fatto una colazione cosi' lunga, penso, e forse nemmeno lei. Alla fine comunque non rientra nei miei programmi fermarmi a Berlino, e forse lei non mi interessa abbastanza. Nella sala del breakfast c'e' anche una americana di San Francisco, che avevo conosciuto la sera prima perche', un po' imbranatina, non riusciva a telefonare all'ostello di Monaco e l'avevo aiutata. Lei e' molto piu' bella della greca, anche se probabilmente meno seria. E' molto piu' pratica di certe cose almeno da come si veste e si muove, e ha veramente fascino. Incontrandomi al buffett mi saluta molto piu' calorosamente del normale, e mi ritrovo a pensare che e' veramente bella, cosa che la sera prima non avevo pensato. Ha un orecchino nel naso e capelli ricci molto lunghi. Comunque lei non mangia da sola ed e' con un gruppo di amici e amiche americane, e non posso approfittare della colazione per parlarci anche perche' sto mangiando con la ragazza greca. Cosi' alla fine tra greca e americana scelgo la moto e riparto. Prima di partire la ragazza greca esce anche fuori a salutarmi, e la cosa mi fa tenerezza. Tutto sommato deve essere molto bella dentro, e forse meritava di piu'. Pazienza. La mattina la passo gironzolando in moto per Berlino. Giusto alcune cose tipiche: la porta di Brandeburgo, Alexander Platz, i resti del muro vicino all'ex check-point Charlie. Non riesco comunque a capire quale era la parte di Berlino sotto il controllo occidentale e quale quella sotto il controllo russo. Mi informero' a casa.E' comunque una cosa che voglio chiarire. Alle 13.30 parto verso Praga, che dista quasi 400 Km. E' un po' lontana pero' conto di arrivarci prima di sera. L'autostrada e' in cemento, piena di buche. Pero' non c'e' vento e cosi' vado veloce, anche perche' dopo l'Islanda non ci sono piu' strade che mi preoccupino eccessivamente. L'autostrada finisce a Dresden, poi comincia una strada statale non eccessivamente larga e piena di camion. In moto e' meglio che in macchina, comunque si va piano. Il paesaggio non e' male, collinare. Ci sono molti boschi, anche di conifere, ma soprattutto campi coltivati. Appena superata la frontiera con la Cecoslovacchia, lungo la strada per diversi Km e' pieno di prostitute. Saranno qualche centinaio. Qualcuno non sembra male, ma nel complesso l'impressione e' di grande volgarita'. Molte ragazze sono anche troppo giovani. Penso che forse e' la poverta' a spingerle a battere, ma poi riflettendoci meglio mi dico che ho visto paesi piu' poveri dove questo non accade, almeno in modo cosi' evidente. Io procedo speditamente verso Praga, dove vi arrivo verso le 19. Anche a Praga, citta' grandissima, ho lo stesso problema di Berlino, cioe' non riesco ad orientarmi perche' la cartina sull'atlante e' troppo circoscritta. Pero' riesco a trovare una piazza piena di gente, e daРquel che capisco deve essere il centro cittadino. Normalmente i centri informazioni per i turisti sono in zona, cosi' mi faccio un giro a piedi cercandolo. Ma non trovo niente. E' gia' tutto chiuso, nemmeno una bancarella che ven䁤a una cartina un po' migliore. Le uniche persone che si interessano a me sono quelli che continuamente mi fermano per chiedermi se voglio cambiare soldi in nero. Cosi' torno alla moto. Fermo anche tre ragazzi a piedi per chiedere aiuto, ma anche loro non ci capiscono niente. Inoltre non parlano inglese. Cosi' decido di tentare il tutto e per tutto e parto in moto dentro la zona pedonale, in mezzo alla folla che ovviamente non puo' fare a meno di guardarmi. Tre poliziotti vorrebbero farmi la multa o peggio, ma li anticipo chiedendogli aiuto cosi', perplessi, non sanno cosa fare. Non mi aiutano molto, anche perche' non sanno una parola di inglese, ma almeno mi lasciano andare. Comincio ad essere incazzato con la citta', ma alla fine riesco a trovare un centro informazioni che pero' e' chiuso. Fuori comunque ha il computer informativo, e cosi' riesco a vedere dove c'e' un campeggio. Memorizzo piu' o meno la strada e, a fatica, riesco a trovarlo. E' quasi buio nonostante siano solo le 20.30 e la cosa mi sorprende perche' ero abituato al nord dove comunque prima delle 22 ci si vedeva sempre. Dopo aver sistemato la tenda, mi mangio qualcosa. Un ragazzo olandese, anche lui in moto, con una Enfield di fabbricazione indiana, si ferma di ritorno dai bagni e stiamo a parlare per un ora. Poi vado a letto. Sono preoccupato per la mia salute, perche' e' dalla mattina che ho mal di gola.

Giovedi' 30 luglio 1992

Invece stranamente dormo benissimo. Prima di andare in citta' passano anche i ragazzi della reception che mi chiedono i documenti per iscrivermi al campeggio. Cosi' le mie speranze di fare come a Reykjavik vanno in fumo. Pazienza, paghero'. Di positivo c'e' che nella reception hanno una cartina di Praga dettagliata, cosi' almeno non mi perdero' piu'. Alle 10 sono in centro, e per un'ora giro in moto cercando un posto dove parcheggiare. Ma e' un caldo boia, soprattutto vestito in pelle. Inoltre la strada non e' asfaltata ma lastricata, e dappertutto ci sono le rotaie dei tram. Il traffico e' incasinato al massimo. In conclusione in moto e' una tortura, cosi' alla fine parcheggio e parto a piedi. La citta' e' molto bella. Bellissimi palazzi e piazze, moltissimi turisti. Prezzi molto bassi rispetto ai paesi in cui sono stato finora. Con una modesta guida comperata ad una bancarella mi giro tutto il giorno la citta', vedendo un sacco di cose interessanti. Il castello, la piazza della citta vecchia, il ponte di san Carlo il cimitero ebraico. Non scambio una parola con nessuno, e il caldo mi da' proprio fastidio, ma nel complesso la giornata e' molto piu' interessante di quella che fu a Copenaghen. Probabilmente perche' Copenaghen la conoscevo gia', e mi aspettavo troppo.........Alla sera mi mangio delle pizze e hot-dog veramente buoni ed economici, su una panchina in piazza Venceslao. C'e' moltissima gente, anche ragazze da sole. Ma non riesco a capire se sono prostitute o semplici ragazze solitarie. Comunque ce ne sono delle carine. Molte delle brutte sono chiaramente prostitute, probabilmente anche quelle belle, penso probabilmente influenzato dall'atmosfera complessiva. Inoltre domani e' il penultimo giorno di vacanza. Meglio non sperare piu' in niente e andare in campeggio. Domani voglio arrivare a Salisburgo, per essere poi entro sabato sera a casa. Infatti sabato Giacomo ha organizzato la solita festa annuale di capuzzola, e vorrei esserci. Cosi' vado alla moto. Ma nella vita le sorprese non finiscono mai, per fortuna. Infatti 50 metri prima di arrivare alla moto, non credo ai miei occhi, torno ad incontrare i danesi. Non ci pensavo proprio piu', di rivederli, ma la cosa mi fa molto piacere. Anche loro sono sbalorditi e contenti. E' veramente incredibile, reincontrarsi per caso per due volte in due citta' immense. Sulle prime dopo averli salutati vado alla moto per andare in campeggio, poi rivedo le moto parcheggiate e cosi' mi fermo, per lasciargli un messaggio. Sul traghetto avevo infatti promesso di dargli l'indirizzo di Hasan, il mio amico turco di Istanbul che ha un ristorante, poi mi ero dimenticato. Mentre sono li loro tornano alle moto, e mi chiedono se voglio unirmi a loro per la cena. Ho gia' mangiato qualcosa un'ora prima, e sono molto stanco, ma accetto perche' ho veramente voglia di stare un po' in compagnia. Cosi' passeggiamo tutti assieme per Praga, girando tre o quattro ristoranti prima di trovarne uno che ci sembri abbastanza economico. Io faccio sempre il filo alla rossa, Cristhine, ma senza darlo troppo a vedere. Anche perche' la loro situazione mi appare adesso decisamente diversa dall'impressione che avevo avuto sulla nave. Infatti ogni tanto e' Cristhine a scambiarsi baci e a girare mano per mano con il tipo, ogni tanto e' invece Ingrid. La cosa non mi scandalizza assolutamente, anzi mi piace. Sembrano volersi molto bene tutti e tre assieme. Lui e' un tipo molto fortunato, non manchero' di dirglielo. Messe da parte le speranze di conquistare Cristhine il mio umore non peggiora. Anzi, forse migliora perche' almeno adesso mi spiego tante cose. Gli piaccio anch'io ma hanno gia' lui, ecco la soluzione di tanti perche'. Cosi' anche dopo mangiato stiamo insieme passeggiando e bevendo birra in uno strano posto fino alle 2 di notte. Poi loro mi chiedono di rivedermi domani prima che io parta da Praga, e vado in campeggio, non senza girare a vuoto per venti minuti perche' al solito mi sono perso per la citta'.

Venerdi' 31 luglio 1992

La mattina presto quando ho finito di preparare i bagagli e fare una doccia (fredda, maledizione) si scatena un temporale incredibile. Faccio appena in tempo a rifugiarmi nella tenda, che per fortuna non avevo ancora smontato. Dopo mezz'ora di bufera smette di piovere ma aspetto ancora un'altra ora per lasciare asciugare un po' la tenda, prima di piegarla. A mezzogiorno sono al luogo dell'appuntamento, sempre la pedonale piazza Venceslao dove mi ero fermato quando ero arrivato a Praga. Parcheggio la moto mentre tre militari mi guardano, in un angolo. Quando arrivano i danesi, non si sono ancora tolti il casco che i militari sono gia' qui a chiederci i documenti. Avuti in mano i documenti ci chiedono 100 corone a testa di multa ( circa 5000 lire) perche' ci siamo fermati dove non si puo'. Maledetti stronzi, non era sufficiente farci segno di spostarci? Alle nostre proteste ci fanno capire che rischiamo di pagarne 500 delle corone, cosi' paghiamo senza fiatare. Maledetti pidocchi affamati. Ci spostiamo in un altro posto, probabilmente altrettanto vietato, ma contiamo stavolta di farla franca. Mangiamo pizze e hot-dog tutti assieme sulle panchine e ci scambiamo gli indirizzi. Alle 13.30 devo partire, cosi' ci separiamo augurandoci reciprocamente di rivederci. Sembrano veramente tristi che me ne vada, e lo sono un po' anch'io. Inoltre si e' rimesso a piovere. La strada da Praga verso il confine con l'Austria non e' brutta ma nemmeno entusiasmante. Pero' ha smesso di piovere. Prima di arrivare al confine faccio benzina per spendere tutte le corone che posso, e finalmente sono in Austria. La prima cosa che mi allieta la serata e' guidare sull'asfalto perfetto delle strade austriache. Inoltre il paesaggio e' molto bello, boschi di conifere e tipiche casine. Dulcis in fundo una stazione alla radio, che ricevo benissimo, trasmette ottima musica e parla in inglese, un inglese per turisti abbastanza semplice che comprendo quasi perfettamente. Dopo le montagne del confine arrivo nella pianura di Linz, e prendo l'autostrada per Salisburgo. Dopo poco pero' mi fermo in una area di sosta, dove ci sono servizi e anche un bel parco. Cosi' anche se e' presto decido di piantare la tenda li', in una posizione un po' riparata. Non e' il massimo come sicurezza, ma conto che nella notte la tenda non si veda perche' rimane fuori dalle zone illuminate dai fanali delle auto. Inoltre non ho cambiato soldi in moneta austriaca, e cosi' oltre a risparmiare mi evito anche quel problema. Tanto domani la benzina la paghero' con la carta di credito VISA.

Sabato 1 agosto 1992

Alla notte non dormo bene, anche perche' sono poco tranquillo vista la posizione dove ho messo la tenda. Inoltre un temporale con tanto di tuoni e fulmini mi mette un po' paura. Alla mattina presto smonto tutto e riparto. In poco tempo sono a Salisburgo, e qui decido di prendere delle stradine secondarie per andare in Italia, tanto c'e' tempo. La strada torna in Germania e poi nuovamente in Austria. La cartina indica come strada piu' breve il passo del Glossglockner, alto oltre 2500 m. Da li' in un attimo saro' a Dobbiaco e quindi a Cortina ecc..... Ma poco prima di affrontare il passo, dopo aver gia' fatto 40 Km di strada, bisogna pagare il pedaggio. Io non ho soldi austriaci, la VISA non l'accettano, le corone cecoslovacche (ovviamente) nemmeno. Prenderebbero le lire, ma io ho solo dei pezzi da centomila e non mi va di cambiarli avendo il resto in moneta austriaca. Inoltre ho paura che mi freghino nel cambio, che non conosco. Cosi' provo a convincere il tipo a farmi passare senza pagare, ma lui non si lascia convincere. Anzi, visto che insisto, mi tira giu' la sbarra per essere sicuro che stia fermo. La situazione e' critica. Non posso tornare indietro di 40 Km e prendere un'altra strada. Significherebbe allungare il rientro in Italia di 200 Km. Il tipo si sta arrabbiando e insiste perche' faccia inversione, anche perche' dietro si e' accumulata una discreta fila di macchine. Ma non posso fare inversione in cosi' poco spazio, cosi' anche se ormai mi sto rassegnando gli dico che mi deve alzare la sbarra se vuole che faccia inversione. Lui accetta, vedendomi sconfitto. Pero' appena oltre la sbarra in una frazione di secondo la mia mente si ribella all'idea di tornare indietro per colpa di due stupidi soldi. Cosi' in una unica accelerata abbandono il casello in direzione dell'Italia, e quel che sara' sara'. Per tutto il tempo che spendo attraversando il passo temo di essere fermato. Infine supero anche il casello dalla parte opposta senza che succeda niente, e dopo sono molto piu' tranquillo. Al massimo se hanno letto la targa mi manderanno da pagare a casa il pedaggio. Ma e' poco probabile, visto come e' sporca la targa. Ma c'e' un altro problema. Sto finendo la benzina, e mancano ancora troppi Km prima dell'Italia. I distributori non sono tanti, e nessuno accetta la carta VISA. Veramente strano per un paese come l'Austria. Dopo aver chiesto inutilmente a sei distributori diversi, mi rassegno al fatto che non riusciro' a pagare con la VISA. Ormai non ho piu' di 10 Km di autonomia, poi saro' a secco. Cosi' presa fuori una banconota da 50.000 in un distributore dove c'e' un ragazzo molto simpatico pago la benzina in lire. Per non avere di resto degli scellini austriaci mi faccio dare una tanica di plastica e la riempio di benzina, che fra l'altro in Austria costa meno. E' un po' pericoloso con il caldo che c'e', e forse alla frontiera faranno delle storie. Dopo pochi Km sono in Italia, e superata Cortina, il passo del Falzarego e Belluno sono sull'autostrada. C'e' un caldo boia, 35 gradi, e quando mi fermo e' una sauna. E' ormai tardi e cosi' devo fare una bella tirata per essere a casa prima che la festa finisca. Guido a 160 Km/h sull'autostrada, stranamente vuota nonostante sia il primo giorno del grande esodo.

Amo la mia moto. E provo a tirare le prime conclusioni di questo viaggio. Oltre 9000 Km di strada, 11 nazioni attraversate, 9 traghetti diversi, 32 giorni di viaggio. A volte piu' a volte meno, ma tutti i giorni e' successo qualcosa di diverso, di eccitante e di stimolante, nel bene e nel male. Ho visto posti fantastici, provando a volte sensazioni esaltanti, a volte paura. Ho conosciuto moltissima gente interessante. Qualcuno forse lo rivedro' anche. Ho rafforzato delle amicizie, e ne ho create probabilmente delle future. Ho imparato molte cose nuove, ho riscoperto il valore di cose conosciute. In una sola parola potrei condensare ogni attimo vissuto in questo mese di Luglio: INDIMENTICABILE. Come dovrebbe essere ogni attimo della vita, nel bene e nel male. Cosa che non capita spesso, invece. Alle 21 sono a casa. I miei cani sono contenti di vedermi, anche se forse non sono mai stati troppo preoccupati. I miei genitori sono altrettanto contenti, anche perche' invece sono stati veramente preoccupati. Molti amici vogliono sapere subito come e' andato. Qualcosa lo racconto subito, qualcosa lo raccontero'. Qualcos'altro forse qualcuno lo leggera'................

DINO MAZZINI.


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