Prima
di raccontare il viaggio, credo sia necessaria una breve presentazione
delle moto che ci hanno permesso di vivere questa entusiasmante
esperienza. La mia è una MOTO MORINI 125, elaborata
a 150 cc., con 3 anni di età e particolarmente accessoriata
per l'occasione con speciali portapacchi laterali posteriori,
portapacchi anteriore sullo sterzo e paragambe-portataniche
anteriori, tutti da me costruiti. Alla data della partenza
contava già 55.600 km. L'altra è una VESPA 125,
con elaborazione a 175 cc., anch'essa con 3 anni di età
e che già ha portato il amico in giro per l'Europa.
Alla data della partenza segnava più di 27.000 km.
Chi scrive è Dino, 19 anni, mentre
il possessore della Vespa è Stefano,
20 anni appena compiuti.
L'avventura, perché di un'avventura vera e propria
si è trattato, ha inizio per noi in due momenti separati:
io infatti prendo la via di SALISBURGO (AUSTRIA) la sera della
domenica 24 luglio, alle 20, da VERICA, un paesino nell'appennino
modenese, mentre STEFANO mi raggiunge la sera di mercoledì
27 luglio, dopo essere partito alle 4 della stessa giornata
da BOLOGNA. I primi 630 km per raggiungere la città
austriaca ci hanno stancato, ma il grande entusiasmo ci spinge
a ripartire il giorno successivo alle 9. E nelle nostre intenzioni
raggiungere la cittadina tedesca di KASSEL. Dopo 560 km, 60
km prima di Kassel , ci concediamo una sosta per mangiare
ed eventualmente dormire. E qui che al mio amico viene un'idea
pazza: raggiungere quella stessa notte COPENAGHEN per guadagnare
tempo. Mancano ancora 700 km e sono già le 22, ma si
decide di continuare. Il destino è però a noi
avverso: dopo 2 km, ricordatami di un tirante per i bagagli
slacciato, mi fermo sulla corsia di emergenza dell'autostrada.
Stefano, che viaggiava davanti con gli specchietti abbassati
per via delle vetture che seguivano che infastidivano con
i loro fari alti, non si accorge del mio problema e prosegue.
Inizialmente il fatto non mi preoccupa: penso infatti sia
questione di un minuto. Ma mi sbaglio: ai miei tentativi di
riaccendere il motore, esso risponde in maniera sempre più
negativa. Nemmeno spingerlo sembra servire a qualcosa. Dopo
una serie di imprecazioni che lascio immaginare, mi decido
a scaricare i bagagli per appropriarmi degli attrezzi e ricambi
che ho preso con me. Accesa la lampada a gas sul ciglio della
autostrada, comincio il mio lavoro notturno nel tentativo
di ripartire. Finalmente, dopo aver provato a cambiare la
candela, pulito il carburatore, controllati i contatti a chiave
e addirittura cambiata la bobina, mi accorgo del problema:
il filtro dell'aria è impregnato di benzina fino a
gocciolare. Staccato il collettore del carburatore dal filtro
dell'aria, il motore riparte con il beneamato ruggito. Ricaricato
tutto (sono già le 01 del 29 luglio) riparto, convinto
di incontrare il mio amico sul ciglio della strada ad aspettarmi,
magari un po’ inquietato. Ma dopo km e km capisco cosa
è invece successo: ci siamo persi. Non si scorge infatti
nessun segno della sua presenza. Decido comunque di proseguire,
nella speranza sia la cosa che anche egli ha fatto nella notte.
Giunto all'imbarco di PUTTGARDEN per RODBY (DK), non avendolo
ancora incontrato, decido di telefonare alla sua abitazione,
dove sapevo telefonava spesso, per segnalare la mia posizione
e le mie intenzioni di viaggio. Ormai completamente intontito
dalle 26 ore di viaggio e dalla pioggia insistente incontrata
ad Amburgo e che non mi abbandonava, proseguo per Copenaghen,
dove arrivo nelle ore 13. Superata l'uscita autostradale della
città senza che me ne accorgo (probabilmente dormivo!),
riesco poi grazie all'aiuto di un gestore di una pizzeria
italiana, a rintracciare un campeggio. Qui vi arrivo alle
15: il tempo di montare la tenda e sono già addormentato.
Alla sera, ritelefonato alla abitazione di Stefano, riesco
sapere cosa è successo: non avendomi più visto,
quella notte si era fermato in un area di sosta a riposare
su una panchina, convinto fosse la cosa che anche io stavo
facendo. Saputa poi la mia posizione, stava raggiungendomi.
Ci si accorda cosi di ritrovarci all'indomani davanti al TIVOLI
di Copenaghen. Io tornato alla tenda, faccio il calcolo dei
km che ho fatto quel giorno e quella notte ininterrotti, e
il risultato mi impressiona: 1260 km in 30 ore. Fatto è
che invece di andare a bighellonare alla sera per la città,
ripiombo a dormire. L'indomani mattina, 30 luglio riunitomi
con il mio amico, decidiamo di partire subito per OSLO, nonostante
egli fosse particolarmente stanco dal viaggio ed io insistessi
per ritardare di un giorno la partenza. Ma contento lui …
. Raggiunto il campeggio, mentre il mio amico si concede 2
ore di riposo, io provvedo a controllare la moto (pulizia
della candela, regolazione e lubrificazione della catena,
controllo dell'olio). Mentre sono intento nel mio lavoro,
faccio conoscenza con un ragazzo di CREMA che aveva un grosso
problema alla sua Vespa 125: il cambio si rifiutava di funzionare.
Per nulla a conoscenza di funzionamento e della meccanica
di quel tipo di moto, decido comunque di dare un occhiata.
Dopo aver controllato tutti i cavi relativi, smontata la scatola
esterna dei comandi del cambio e rimontatolo senza capire
cosa fosse successo, il risultato è che la Vespa funziona
perfettamente. Lascio immaginare la felicità del ragazzo
di CREMA che si era visto bloccato a Copenaghen. Grandi ringraziamenti
e promesse di accoglienza favoloso al nostro rientro in Italia
che ci commuovono veramente.
Smontata la tenda, alle 15 si parte per OSLO. Traghettati
al HELSINGOR, si è in territorio svedese alle 18 circa.
Si prende subito la strada per il nord sotto un cielo splendido
e si arriva a GOTEBORG alle 22 circa. Mancano solo 300 km
ad Oslo, ed è nelle nostre intenzioni raggiungerla
non prima delle 7 di mattina. Decidiamo quindi di concederci
una sosta di un paio d'ore e ci mettiamo a "dormire"
in terra all'uscita della autostrada, dopo aver mangiato e
bevuto un buon caffè all'italiana (avevamo giustamente
provveduto a prendere con noi MOKA e CAFFE). Ricordo ancora
quanto ci paressero pochi i 15°C che c'erano (venivano
dall'ITALIA dove avevamo lasciato 35°C) e il modo con
cui c'eravamo vestiti: io avevo sotto i Jeans i pantaloni
della tuta da ginnastica e 2 magliette, 1 camicia, la giacca
della tuta da ginnastica, 2 grandi maglioni e un pesantissimo
cappotto invernale di pelle imbottita. Alle 01 del 31 luglio
ripartiamo per OSLO, dove arriviamo alle 7 stanchi morti per
i 630 km compiuti dalla partenza di Copenaghen. Montiamo la
tenda e siamo già addormentati. Il risveglio è
particolarmente piacevole. Capiamo subito di essere già
arrivati in un bellissimo paese: moltissime belle ragazze
che osservano le nostre mosse e ci sorridono. Ma CAPO NORD
è ancora troppo lontano e non possiamo certo concederci
avventure locali, almeno per il momento. Ci promettiamo pero
di fermarci un po’ di giorni in Svezia al ritorno, per
completare il viaggio sotto tutti i punti di vista. Alla sera
visita di OSLO (molto bella) e alla mattina (2 agosto), dopo
aver comprato i classici souvenir, si riparte. L'acqua a catinelle
che nel frattempo comincia a cadere ci convince che non vale
la pena perdere due giorni per raggiungere BERGEN, e cosi
si punta diritti verso il NORD. Cominciano però ad
affiorare alcuni problemi legati alla organizzazione del viaggio.
Infatti dopo solo 200 km compiuti sotto l'acqua, siamo costretti
a rifugiarci in un ostello: il mio amico è bagnato
fradicio, insieme a tutti i suoi bagagli. Molto ottimista
sulle condizioni climatiche della zona, era partito da BOLOGNA
senza tuta antipioggia e con i bagagli in comunissimi zaini.
E qua cominciano i suoi primi (ma ultimi) propositi rinunciatari
, subito smorzati da una bella dormita e dalla possibilità
di asciugare i bagagli sopra i termosifoni dell'ostello. Nel
frattempo si era fatto conoscenza con un altro italiano diretto
verso il "CAPO": Graziano di Bergamo in sella ad
un Guzzi 850 Le Mans. Spaghettata in compagnia e racconti
di viaggio. L'indomani, comprata dal mio amico una bella e
comoda tuta antipioggia (fra altro pagata anche poco) e munitosi
di sacchi di politene per rivestire gli zaini, ripartiamo
con l'intenzione di recuperare i km perduti il giorno precedente.
La nostra migliore organizzazione ci consente di compiere
450 km sotto un acqua insistente senza troppi problemi, se
non alle moto che accusano l'umidità. Anche il morale
rimane abbastanza elevato, anche se siamo contrariati da la
clima che ci impedisce di godere appieno degli splendidi panorami
norvegesi. Alla sera alloggiamo in un altro ostello, a LEVANGER,
un paesino 50 km dopo TRONDHEIM. Qua dormiamo in compagnia
di due simpaticissimi tedeschi che viaggiavano in treno (i
classici INTER - RAILLES) e già sogniamo il capo che
sentiamo vicino.
Il giorno dopo altra tirata di 407 km sotto un'acqua insistente
e fitta fino alla città di MO I 'RANA , dove dormiamo
in un comodissimo ostello e dove facciamo conoscenza con 3
motociclisti tedeschi che ritroveremo poi tutti i giorni sulla
strada fino a CAPO NORD. Il giorno successivo il clima ci
concede una breve tregua: non si tratta più di acqua
continua ma incontriamo solo 5 o 6 temporali. Arrivati a NARVIK
dopo 424 km stanchi morti, troviamo l'ostello completamente
occupato. E il morale che durante la giornata si era mantenuto
alle stelle perché avevamo superato il circolo polare
artico, ci ricade in terra. Siamo costretti a montare la tenda
sotto una pioggerellina finissima e un cielo plumbeo che minaccia
tempesta su un bruttissimo campeggio sabbioso (impieghiamo
mezz'ora solo per trovare il sistema di fare stare dritta
le moto). Appena montata la tenda e mangiato un boccone, ci
infiliamo nel sacco a pelo senza nemmeno svestirci (per il
freddo). Le condizioni di luce che ormai si fanno notare come
diverse dalle nostre (max.3 o 4 ore di buio), ci consentono
di partire prestissimo l'indomani mattina. Gran tirata di
530 km sotto parecchi temporali e con molto freddo fino ad
ALTA, dove troviamo finalmente un ostello libero. Gran dormita
e il giorno dopo, 6 agosto, si riparte con comodo verso CAPO
NORD. Ormai ci sentiamo già arrivati e ci concediamo
anche il lusso di fermarci ripetutamente a contrattare le
classiche corna di RENNA "souvenir". Trovata una
buona occasione, in addirittura ne compro 5 paia. Stefano,
un po’ meno esibizionista, si accontenta di 1 paio.
Il clima è veramente pessimo: un vento incredibile
che spazza il terreno quasi nudo che ci costringe a vere fatiche
di Ercole per proseguire, a cui si accompagna nei pressi dell'isola
famosa una pioggia fina ma intensa che si fa sentire sia sui
motori che su di noi. Il mio sistema nervoso intanto e messo
alla prova: fermatomi a fotografare un branco di renne e parcheggiata
la moto sul ciglio della strada, al mio ritorno trovo la moto
completamente ribaltata dal vento, con tutti i bagagli scommessi
e le corna che rischiano a secondi di spezzarsi. Gran faticata
per rimetterlo in piedi e siamo sul traghetto che ci porta
sull'isola: sono già le 17 e , nonostante abbiamo fatto
appena 200 km e manchino solo 30 km alla meta del nostro viaggio,
decidiamo di fermarci nell'ostello (bruttissimo e scomodissimo)
e rimandare tutto alla giornata successiva.
Dormito e scritte le cartoline (un mare!), nel primo pomeriggio
dello storico 7 agosto si parte verso il CAPO decisi a tutto
pur di arrivare. E il tutto è appena sufficiente: per
arrivare al punto estremo siamo costretti ad ingaggiare una
vera e propria lotta con la natura. La pioggia insistente
ha infatti reso i km di sterrato simili a una lastra di vetro
piena di olio e il vento assurdo che spazza con raffiche improvvise
da diverse direzioni queste terre da incubo, ci costringe
a innumerevoli sbandate molto pericolose. Dopo 1h e 15' (per
compiere 25 km) arriviamo al CAPO più a NORD di EUROPA.
Forse provati dal viaggio e dallo stress degli ultimi 2 giorni,
forse convinti di aver compiuto un impresa degna di essere
ricordata e compiuta da pochi, proviamo una gran delusione:
un mare di CAMPER, soprattutto ITALIANI, è comodamente
parcheggiato davanti al rifugio, incurante del vento, del
freddo (5°C) e della pioggia. Unica soddisfazione che
ci rimane è notare che fra le poche moto presenti (massimo
una ventina) nessuna è paragonabile alle nostre: due
miseri 125 ormai molto provati. Scattate alcune foto (che
fra l'altro sono venute male per via della pioggia insistente
e delle macchine fotografiche che non si volevano disappannare
) e rimessa in piedi la mia moto che il vento ha per la terza
volta ribaltato (la seconda era successa all'ostello), presi
dalla disperazione compriamo alcuni souvenir e ripartiamo
subito per ritornare in ostello. Altra dura lotta e dopo 1
h siamo di nuovo al CAMPING. Laviamo le moto, scarichiamo
i bagagli e ci infiliamo al coperto. Tanto per cambiare si
fa conoscenza nell'ostello con due ragazzi italiani, di ENNA,
venuti al CAPO con la tessera dell'INTER RAIL (e un PULMAN
di linea dopo NARVIK). Doccia calda e alla mattina si abbandona
quel luogo infernale.
Appena abbandoniamo l'isola ritroviamo il sole, ma non ci
abbandona il vento che a tratti ci fa compiete delle sbandate
a cui ancora adesso non capisco come abbiamo potuto resistere.
Partiti tardi, giungiamo alle 22 in un paesino della Lapponia,
INARI, dove dormiamo in ostello e ripartiamo con comodo il
giorno dopo. Impieghiamo ben 8 ore pere compiere i 340 km
che ci separano dalla città di ROVANIEMI, anche perché
ci fermiamo ripetutamente alla ricerca di souvenir (pelli,
cartelli, corna) a buon prezzo. Ma qui cominciano i guai grossi,
almeno per me. Fermati a fare foto sotto l'un segna CIRCOLO
POLARE ARTICO, spostando la moto spenta, avverto un rumoroso
CRACK che ricorda quello della catena spezzata. Controllata
la catena e acceso il motore, che sembra funzionare perfettamente,
si decide di ripartire fino ad OULU, che dista circa 300 km.
Questo perché vogliamo raggiungere la città
di HELSINKI entro la mattina dell'11 agosto: siamo infatti
molto delusi dalla FINLANDIA, piatta e pieno di zanzare, e
i soldi cominciano ad essere pochi. Ma le cose non vanno come
pensiamo: appena ripartiti, scopriamo subito che l'impianto
elettrico della mia moto non da più un segno di vita
. La cosa non mi preoccupa, anche perché fido nella
buona luminosità notturna della zona, e proseguo. Ma
non è quella la cosa grave. Fatti 20 km dopo ROVANIEMI,
la moto comincia sempre di più a scoppiettare e non
tollera aumenti di velocità sopra i 50 km/h. Mi decido
quindi a fermarmi. E il caso vuole proprio davanti a un campeggio.
Scarico tutti i bagagli sul ciglio della strada e comincio
a controllare l'impianto elettrico, a cui attribuisco la responsabilità
di tutto. Vengono in aiuto due fiorentini nel campeggio di
fronte, anch'essi di ritorno in moto da CAPO NORD con le compagne.
Dopo due ore di tentativi inutili, controllato l'impianto
elettrico, il carburatore ecc…., ci accampiamo nel campeggio.
Dormo 3 ore e appena fa luce ricomincio la mia opera per rintracciare
il guasto. Smontata da cima a piedi la moto, controllato nuovamente
l'impianto elettrico, controllato per il possibile il volano
magnetico (non disponevo di estrattore) il risultato e che
tutto ricomincia a funzionare come prima. Anche il motore
gira benissimo da fermo, anche a regimi elevati. Non tanto
convinto perché non ho trovato il guasto, ma fiducioso
che la moto sia in ordine, rimonto tutto, smontiamo le tende
e ripartiamo. Ma purtroppo non è finita: fatti 10 km
la moto riprende a scoppiettare e mi costringe nuovamente
a fermarmi. Questa volta il guasto sono costretto a cercarlo
altrove, visto che l'impianto elettrico funziona. Faccio ancora
altri tentativi, come controllare la marmitta, nuovamente
il carburatore, il filtro e la bobina, finché decide
di aprire il motore, pensando a quel punto a una valvola bruciata.
Ma appena scoperchio i bilancieri delle valvole, scopro il
guaio: un asta delle punterie e irrimediabilmente spezzata.
Nel frattempo comincia a piovere e il mio sistema nervoso
comincia a dare segni di sconforto, anche perché sono
praticamente 2 giorni che non dormo. Fortunatamente passano
in quel momento due motociclisti tedeschi che, con uno spirito
di solidarietà che solo i veri motociclisti possiedono,
vengono in nostro aiuto. Dopo essersi consultati un po’
sul da farsi, si decide di ritornare al campeggio e di andare
poi nel pomeriggio a cercare un officina per riparare il pezzo.
Caricati tutti i bagagli sulla VESPA di Stefano che dimostra
di essere una infaticabile e incredibile moto da viaggio,
quasi un mulo a cui poi chiedere tutto, vengo trainato dai
tedeschi fino al camping. Rimontiamo la tenda e, con il morale
a pezzi (ormai ero convinto che l'unica cosa da fare fosse
telefonare all'EUROPE ASSISTANCE , con la quale avevo un abbonamento
mensile perché provvedesse al rimpatrio mio e della
moto non esistendo nemmeno l'odore di un'assistenza Morini
nel raggio di 1000 km.). Si parte sulla VESPA verso ROVANIEMI
alla ricerca di qualcuno che possa ripararmi il pezzo indispensabile
per proseguire. Grazie anche all'aiuto di una gentilissima
ragazza finlandese, rintracciamo una piccola officina di moto
SUZUKI nella quale, dopo aver faticato non poco, riesco a
spiegare il mio problema ed indicare le operazioni necessarie
per la riparazione del pezzo (si trattava di sostituire il
tondino di lega di alluminio spezzato con un tondino di altro
materiale simile filettato alle due estremità, inserendolo
nei due terminali di acciaio dell'asta, preventivamente forati
e filettati, non essendo possibile la saldatura della lega
spezzata). Tempo mezza giornata e il pezzo è pronto.
Cosi, dopo aver rimontato la moto e i bagagli, alle 1h dell'11
agosto si riparte finalmente con le moto in ordine e il morale
più elevato.
La fretta ci fa compiere una tirata fino ad HELSINKI (830
km) ove, nonostante ci fossimo fermati 2 ore a riposare ad
JYVASKYLA, giungiamo stremati alle 8 del 12 agosto. Facciamo
appena in tempo a montare la tenda e fuori si scateno il diluvio
che avevamo già incontrato in qualche breve tratto
di strada prima di arrivare. Passiamo una tristissima giornata
chiusi nei sacchi a pelo, che dopo poco risultano bagnati
per via delle infiltrazioni d'acqua sotto la tenda, mentre
fuori ci sono 8°c e piove a dirotto. La mattina dopo,
riaffacciatosi un timido sole, ci azzardiamo a visitare per
quel che è possibile HELSINKI, ma la sera stessa ci
imbarchiamo sul traghetto che porta a STOCCOLMA. La scelta
di imbarcarsi ad HELSINKI risulta fortunata, anche se più
dispendiosa (era economicamente più conveniente imbarcarsi
a TURKU, una città 180 km da HELSINKI). Sul traghetto,
senza troppo fatica, facciamo conoscenza con ragazze locali,
che si dimostrano subito molto "SIMPATICHE" nei
nostri confronti. Io forse particolarmente fortunato (dopo
tanta sfortuna!!) vengo addirittura ospitato 1 giorno e 1
notte a STOCCOLMA, mentre Stefano è costretto dalla
sorte ad andare in campeggio, insieme ad INTER-RAILLES italiani
conosciuti sul traghetto. Cosi ci ritroviamo l'indomani, 15
agosto, e partiamo insieme ad un ragazzo di BOLOGNA con un
MORINI 250 conosciuto da Stefano nel campeggio, verso COPENAGHEN.
Abbandonati presto dal MORINI 250, stancati delle nostre modeste
velocità (massimo 80 km/h), in ragione anche del forte
vento che spira contrario, giungiamo, non senza inconvenienti,
davanti al campeggio che già ci aveva ospitato 15 giorni
prima. Gli inconvenienti sono di modesta entità, ma
fastidiosi: la Vespa accusa grossi problemi con la candela
15 km prima di COPENAGHEN, mentre io rompo il cavo dell'acceleratore
200 m del campeggio. Essendo il campeggio chiuso (sono le
01 di notte), siamo costretti ad accamparci in un parco cittadino
che è nei pressi. Montata la tenda, piombiamo a dormire.
Il giorno successivo, mentre siamo intenti alla riparazione
e al controllo delle moto (oltre a sostituire il filo del
gas era necessario controllare il pezzo riparato a ROVANIEMI,
accorciare la catena ecc.), siamo "visitati" dalla
polizia locale che ci ordina di sgombrare entro 1 ora. Smontato
tutto, si va in campeggio, ove nel frattempo sono arrivati
il ragazzo del MORINI 250 e due ragazzi di PESARO che abbiamo
già ripetutamente incontrato durante tutto il viaggio.
Soliti racconti di viaggio e quattro risate. Alla sera visita
di COPENAGHEN insieme a motociclisti torinesi conosciuti al
campeggio, con le classiche foto alla sirenetta. Ma è
già il 16 agosto, ed è nelle nostre intenzioni
tornare in Italia per la domenica 21 agosto.
Cosi il giorno dopo si riparte con comodo per AMBURGO, che
dista solo 320 km. Siamo però costretti a fermarci
ripetutamente, soprattutto perché io già da
qualche giorno sono alle prese con un grave raffreddamento,
e sto parecchio male. Inoltre, come se non bastasse, la mia
moto riprende a fare bizze: smette nuovamente di funzionare
l'impianto elettrico, si spezza il cavo che parte dalla bobina
e va alla candela e la marmitta si stacca quasi completamente
dal foro di scarico della testata. Riusciamo comunque (con
molto fracasso) ad arrivare ad AMBURGO prima che sia notte
e a piantare la tenda in un bruttissimo campeggio pochi km
dal centro della città. Mangiamo, e con le poche energie
che ci sono rimaste, visitiamo la parte caratteristica della
città, il quartiere S. PAOLI. Il giorno successivo,
riparato alla meglio l'attacco della marmitta con filo di
ferro ( niente da fare invece per il cavo del contachilometri
della VESPA che si era spezzata), si riparte verso l'Italia.
Una grana ci fa perdere qualche ora: io, fidarmi della autonomia
di benzina che avevo, rimango a secco nel mezzo dell'autostrada
dopo AMBURGO. Non sarebbe una cosa grave, se come altre volte
almeno uno di noi avesse un po' di benzina nelle taniche.
Ma purtroppo l'ultima tanica era appena stata vuotata nel
serbatoio della VESPA. Cosi, mentre io aspetto sul ciglio
della autostrada, Stefano prende la VESPA, alla prima stazione
di servizio riempie una tanica, esce alla prima uscita per
rientrare dalla parte opposta e ritornare poi a me con la
bene amata benzina, dopo essere nuovamente uscito e rientrato
in autostrada. Si riparte e si riesce comunque a compiere
320 km prima che venga buio. Si mangia e si dorme allo meglio
in terra in un stazione di servizio a KASSEL.
Alla mattina alle 7 si riparte con l'intenzione di arrivare
ad INNSBRUCK. Ma altre storie devono succedere: a NORIMBERGA
capita che io, viaggiando davanti e con un solo specchietto
retrovisore che, fra l'altro, per le vibrazioni mi dà
soltanto un idea di ciò che mi segue, perdo il contatto
con Stefano che si è dovuto fermare a riempire il serbatoio
con la tonica di scorta. Fermatomi in una stazione di servizio
ad aspettarlo, dopo 3 ore spese inutilmente a controllare
il traffico sulla autostrada, decido di ripartire verso INNSBRUCK,
dopo aver avvertito telefonicamente la sua famiglia. Giunto
a MONACO e ritelefonato alla sua famiglia, vengo a sapere
che è già a INNSBRUCK che mi aspetta. Era capitato
infatti che superasse la stazione di servizio senza che ne
io vedessi lui ne lui vedesse me. Fortunatamente in quelle
tre ore spese ad aspettarlo sono riuscito a trovare il guasto
all'impianto elettrico (un contatto carente nella scatola
porta fusibile) e anche col colore de la sera riesco comunque
a raggiungere INNSBRUCK. Qui il caso viene in nostro favore:
sbagliatomi ad usare dalla tangenziale che circonda INNSBRUCK,
percorrendo un viale che porta in centro, lo incontro che
sta cercando un telefono per richiamare la sua famiglia per
sapere la mia posizione. Il morale è alle stelle: ci
sentiamo ormai a casa e siamo più che euforici per
aver notato l'impressione suscitata in mezzo Europa dalle
nostre moto bardate in tal modo strano. Cominciamo ad assaporare
il trionfo del rientro, ma il caso vuole ancora metterci il
naso. Proprio per colpa delle nostre moto così appariscenti,
nel centro di INNSBRUCK, il conducente di una vettura che
segue la VESPA, invece che guardare avanti, si volta ad osservare
la mia moto che lo affianca. Tampona cosi la VESPA che si
è fermata ad un semaforo rosso. Il danno è modesto
e il conducente della vettura si offre di pagarlo subito di
persona, ma l'incidente cala una vena grigia sulla nostra
euforia. Alla notte si dorme allo meglio in una piazzola erbosa
laterale alla strada per il BRENNERO.
Ripartiti alla mattina e superato il BRENNERO (non senza storie
da parte dei doganieri austriaci, che giudicano pericoloso
l'assetto di guida che abbiamo da 4000 km!!!), siamo finalmente
in ITALIA. Qua viene il momento della separazione. A BRESSANONE
infatti io dirigo verso S. VIGILIO DI MAREBBE, dove alloggio
un mio amico, mentre Stefano parte con l'intenzione di fare
il giro del lago di GARDA. Raggiungera' poi MONTESE (MO) nelle
12 di DOMENICA 21 AGOSTO. Io mi fermo mezza giornata a S.
VIGILIO / alla mattina della domenica parto con l'intenzione
di rientrare a VERICA. E mi accorgo veramente di quanto susciti
impressione la nostra impresa compiuta con tali modesti mezzi:
a ogni sosta nei principali sosti dolomitici (GARDENA, STELLA,
PORDOI e FALZAREGO) vengo letteralmente assalito dai presenti,
in specie motociclisti, che mi bombardano di fotografie e
domande per sapere tutto quanto posso riguardare il viaggio,
viaggio che quasi tutti aspirano di fare. Unico incidente
di rilievo nello trionfale giornata è l'ennesima caduta
della moto (questa volta per colpa del sole che intenerisce
l'asfalto su cui poggia il cavalletto della moto) che causa
gravi danni alle corna di renna, rimaste miracolosamente illese
nelle precedenti cadute. Da segnalare anche la possibilità
che mi si offre per sdebitarmi con la classe dei motociclisti
tedeschi: sulla strada che porta ad un passo dolomitico incontro
un ragazzo tedesco rimasto senza benzina. Per me, che avevo
4 taniche piene di benzina (in AUSTRIA costava meno!!) è
un attimo darne il contenuto che gli permette di proseguire.
Abbandonate le Dolomiti nel primo pomeriggio e attraversato,
sotto gli sguardi increduli, sbigotitti e divertiti dagli
abitanti dei piccoli paesini, il Veneto e la provincia di
MODENA, giungo finalmente a VERICA. Il contachilometri segna
da quando sono partito esattamente 9.099 km. Ma in paese mi
attende una spettacolare e commovente dimostrazione di affetto
e stima da parte di tutti gli amici. E per me veramente un
trionfo, e coronamento di una fatica che, alla fine dei conti,
ha portato soprattutto soddisfazioni.
DINO MAZZINI.
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